ROTONDELLA
- La chiave "attaccata" alla porta. Era quasi un marchio doc per
Rotondella, un simbolo della sua tranquillità mai scalfita. "Cosa vuoi che
succeda qui?" si rispondeva a chi chiedeva, incredulo, le ragioni della
strana abitudine.
In pochi giorni tutto è cambiato. E' bastato un
fatto. Rotondella aveva conosciuto i furti, le risse, la droga. Ma mai la
violenza privata, almeno fuori dalle mura domestiche. E' accaduto al Rione
Mortella, lunedì 15 ottobre.
Per le strade del paese se ne discute a voce bassa,
con uno strano sentimento di timore. Si parla quasi solo di questo: le ipotesi
sul presunto terzo complice, le linee difensive che si assumeranno, la paura
che i responsabili possano passarla liscia. E infatti gli arresti dei complici
dell'unico ragazzo in stato di fermo, che sembravano imminenti, ancora non sono
arrivati.
E tante ricostruzioni, date per certe
all'inizio, cominciano a vacillare nella percezione della gente.
Tutto, per ora, è nell'ambito delle ipotesi e
delle chiacchiere di paese (alcune anche troppo suggestive), grazie al riserbo
che gli inquirenti sono riusciti a mantenere dopo aver sentito più di una
persona.
Ma quel che più intristisce e preoccupa è lo
stato di allarme che si respira nell'aria. Da quelle porte che erano sempre
aperte ora arriva una voce sospettosa: "Chi è?". Qualcuno,
addirittura, non apre neppure più. La donna, che girava sempre con
tranquillità, ora racconta: "I miei figli da soli a casa non li lascio
più. Prima lo facevo con regolarità, ma non me la sento di farlo ancora".
O la bambina di dieci anni che adesso dice di aver paura e chiede al papà di
non lasciare casa.
Tutto, proprio tutto è diverso. Quasi
indecifrabile, così come è indecifrabile la natura di questo gesto, sospeso sul
confine tra la ragazzata finita male e la più barbara violenza.
Su tante cose si discute con opinioni
divergenti, ma su una sono tutti d'accordo: la solidarietà alla signora Rita,
colpita mentre faceva semplicemente il proprio lavoro. Così come è arrivata
anche dal sindaco, Vincenzo Francomano: “l’auspicio è che da quanto verificatosi
i giovani di Rotondella, i quali sono sempre stati lontani da fenomeni
malavitosi, possano trarre una ulteriore conferma del loro essere per la
legalità. Lo stesso valga per chi si è reso responsabile del grave gesto, da
cui dovrà trarre motivo per un cambiamento totale del proprio stile di vita e
della scelta dei valori di riferimento”.
Per
ripartire e dire grazie alla signora Rita, per non far vincere la violenza
(premeditata o meno) Rotondella deve tornare ad essere quella che era. E riattaccare
le chiavi alle porte.
Pino Suriano - pubblicato sul Quotidiano della Basilicata del 27 ottobre 2011