27 gen 2008

I Complessati Live: uno spettacolo!!

Una piccola eccezione al carattere informativo del blog. L'esibizione straordinaria dei Complessati in contrada Foresta. La musica è bella anche perchè, a interpretarla, ci sono persone così. E non è ironico!!!


IL CIUCCIO



MUGNAIO HARD


Il Papa della Ragione fa lezione ai cattolici reattivi

Pubblico di seguito le mie considerazioni sulla vicenda del papa alla Sapienza, pubblicate sulla Tribuna del Quotidiano lo scorso 24 gennaio.

Gentile direttore,
desidero esprimere qualche considerazione sulla mancata visita del papa alla Sapienza e sulla sagra del “commento indignato” che si è scatenata sulla vicenda. Quella sagra tipicamente italiana per cui tutti gridano e straparlano, ma quasi nessuno centra le questioni di fondo.
Non lo fanno tanti cattolici (bisogna ammetterlo) quando gridano all’illibertà e ricordano che il papa ha parlato addirittura in Turchia e non può farlo in Italia. E’ argomento strumentale e lo sanno pure i bambini: il papa parla tranquillamente in Italia (e nelle tv italiane) quasi tutti i giorni.
Ancora peggio (sempre i cattolici) quando sostengono che “i quattro gatti” della Sapienza non possono imporre il loro parere a una maggioranza ben più larga. Bella cultura della democrazia (e tanto poco cattolica), quella secondo cui le sole maggioranze hanno potere decisionale! La dottrina cattolica (lo ha ricordato più volte il papa stesso) propone un senso della democrazia ben più autentico, fatto di pluralismo e libertà di espressione. Perciò quei 67 professori, fossero anche solo due gatti, devono poter esprimere il proprio parere. E’ il principio su cui fonda, tra le altre cose, la stessa libertà religiosa in uno stato laico.
Anzi, il fatto che 67 professori esprimano pubblicamente un’idea di scienza, di verità e di cultura non può che far bene all’Università del nepotismo, dell’erudizione e del “bastachepubblicoqualcosa”. L’espressione dichiarata di una matrice culturale, infatti, può contribuire a riaccendere quel sopito clima di dialogo tra le posizioni culturali, che è fondamento stesso della ricerca universitaria.
E’ proprio questo il terreno su cui voleva scendere (e comunque lo ha fatto) papa Benedetto: provare a discutere un’idea autentica di ricerca della verità e del bene comune. Un’idea di scienza e di cultura fatta per l’uomo, e non contro di lui.
Cosa c’è di più universitario di questo, cosa di più umano? Ecco, perciò, l’errore di quei professori! Che è errore di pregiudizio, quel pregiudizio secondo cui dal cattolicesimo (e da questo papa in particolare) non possano che nascere posizioni dogmatiche e antiscientifiche.
Pregiudizio infondato: questo non lo sapranno i bambini, ma tutti quelli che con un po’ di lealtà hanno studiato la storia culturale dell’Europa e con onestà intellettuale ascoltano le parole di questo papa. Un papa che scende, senza timori di sorta, nell’agone politico e culturale. Un papa che non ha paura di esprimere e verificare i suoi ideali, come aveva fatto, peraltro, il suo predecessore.
Un papa, insomma, che più di altri esemplifica ciò che l’Università dovrebbe essere. Il cattolicesimo italiano (spesso culturalmente invisibile proprio nelle scuole e nelle università) dovrebbe guardarlo con più attenzione. Imparerebbe anche a reagire: partendo dalle ragioni e non più dall’indignazione reattiva, che è motore politico di ben altre ideologie che tanto danno hanno fatto alla Chiesa stessa.
Pino Suriano

Caso Falcone: un anno in cella senza giudizio

Rimandata al 22 marzo la prossima udienza

ROTONDELLA - Continua il Calvario di Angelo Falcone e Simone Nobili, gli italiani arrestati in India il 10 marzo scorso per possesso di stupefacenti. La loro prossima udienza, infatti, è fissata per il 22 marzo. E intanto i due dovranno rimanere in carcere, senza la possibilità di essere giudicati in tempi brevi. L'ennesimo rinvio ha fatto sbottare Giovanni Falcone (padre di Angelo residente a Rotondella), che ha così commentato: "Potete ben capire cosa questa notizia rappresenti o per me e per i due ragazzi. Ti crolla il mondo addosso - ha aggiunto - a pensare che questi due ragazzi hanno buttato lì un anno della loro vita per la lentezza dell'iter giudiziario di quel paese". Una nota di protesta è giunta anche dall'associazione di diritto internazionale Secondo Protocollo: "L’udienza è stata di nuovo rinviata al 22 marzo - si legge sul sito dell'associazione - cioè dopo un anno esatto di detenzione ancora siamo a livello di udienze preliminari del giudizio di primo grado. Intollerabile se si considera che il Diritto Internazione prevede un processo equo da effettuarsi “in tempi ragionevoli”. Ora, se questi sono tempi ragionevoli ci dobbiamo aspettare che prima di poter presentare le prove che contrastino le accuse e quindi di poter riacquistare la libertà, i ragazzi dovranno fare una detenzione pari ad un minimo di due anni. Chiediamo quindi un intervento urgente del Governo Italiano - prosegue l'associazione - su quello Indiano affinché venga garantito ad Angelo Falcone e a Simone Nobili un giusto ed equo processo in tempi ragionevoli che non possono certo essere due anni. Gia nella dinamica dell’arresto si è assistito ad una farsa, ora non si può assistere immobili ad un’altra farsa che riguarda il processo. Stiamo parlando di due ragazzi innocenti, di due vite umane, non di due pupazzetti".

26 gen 2008

E' passato da Nova Siri l'unico corto italiano agli Oscar

Il film vinse ad agosto a Cinemadamare

Il corto di Andrea Jublin “Il supplente” (“…dedicato a tutti coloro che hanno problemi di condotta”), prodotto da Sky Cinema, è stato nominato nella categoria “Live action short” per gli Oscar del Cinema 2008. Il film del regista torinese (che è anche attore protagonista) ha sbaragliato la concorrenza di molti altri corti e sarà tra i pochi a rappresentare l’Italia nella cerimonia di premiazione del 24 febbraio.
E in questo successo inatteso non manca un pizzico di Lucania. Perché nelle ag
enzie di stampa di mezzo mondo, ieri, è rimbalzato anche il nome di Cinemadamare, rassegna itinerante diretta dal produttore lucano Franco Rina. Il corto in questione, infatti, è proprio quello che in agosto ha conquistato, come Miglior Film, il Premio Epeo assegnato ogni anno a Nova Siri nell’ambito della rassegna. Perciò la notizia, se ancora ve ne fosse bisogno, conferma la qualità artistica dei corti proposti e convalida le scelte della Giuria Popolare di Nova Siri, più volte giudicata inattendibile per scarsa competenza e superficialità valutativa. Jublin, peraltro, era stato premiato anche dalla Giuria Tecnica del festival come Miglior Attore Protagonista. Il verdetto di quella equipe, presieduta da Salvatore Verde, parlò di “recitazione sovratonale, ai limiti del virtuosismo”. Ora non resta che attendere la cerimonia di premiazione del 24 febbraio. Vincere non sarà facile, ma a questo punto non può più sembrare impossibile. Chi scrive vide il film con un certo entusiasmo, pur senza prevedere una affermazione di tale livello. Si tratta di una “scenetta” scherzosa e a tratti irriverente, ma che subito lascia intuire, allo spettatore attenta, una certa profondità di giudizio. Nell’irrazionalità che ne caratterizza la trama, si legge, infatti, una critica amara al mondo superficiale dei giovani e, soprattutto, allo smarrimento esistenziale degli adulti.
La scena è dominata, infatti, dalla vicenda di un uomo che si presenta in classe in qualità di supplente. Subito, però, i suoi atteggiamenti e le sue proposte, miste di infantilismo e isteria, fanno presagire un’anomalia che si spiegherà presto. L’uomo, che a un certo punto scappa misteriosamente dalla classe, è davvero un supplente?
Questo il primo colpo di scena. Perché il protagonista, uscito da scuola, si ricompone e torna a svolgere il suo lavoro da manager in ufficio, dove c’è da risolvere una difficile situazione commerciale con potentissimi partners giapponesi. Ebbene, quell’irrazionale infantilismo mostrato a scuola lo condurrà a un insperato successo lavorativo, attraverso un colpo di scena finale dall’altissimo effetto comico. Che ricorda allo spettatore un dramma umano: anche negli adulti, e persino nei loro affari più seri, domina (e determina le scelte) una certa insana irrazionalità. Tutto questo in soli 15 minuti! Geniale.


Pino Suriano - Il Quotidiano della Basilicata

Il fuoco di Sant'Antonio tra piccole polemiche

"Il fuoco a Policoro? Come il made in China".

ROTONDELLA – “Il fuoco di Policoro? E’ come il made in China, sarà anche conveniente ma non può mai essere buono come il prodotto originale”. Non è stizzita, ma comunque affilata, la frecciata di Antonio Pastore, assessore comunale alla Cultura. Destinatari del messaggio sono i promotori di un altro falò di Sant’Antonio, quello che da qualche tempo si organizza a Policoro grazie all’impegno di associazioni di rotondellesi. L’invito è chiaro. “Non vivono mica a New York - spiega Pastore - il miglior modo di valorizzare il loro legami per le origini, perciò, sarebbe quello di partecipare al fuoco di Rotondella”.
Ognuno, naturalmente, decide per sé. Ma ai rotondellesi in patria un pizzico di orgoglio rimane. Le presenze al fuoco di venerdì scorso, infatti, non erano poche, ma sicuramente qualcuna in meno degli anni scorsi, quando proprio tanti residenti a Policoro salivano in paese per presenziare all’evento. Eppure gli ingredienti della tradizione c’erano tutti. A cominciare da Filippo Bitonte, il 92 enne di Rotondella che ogni anno accende il fuoco a Rotondella. Nato proprio il 16 gennaio 1916 (quasi fosse scritto nel destino), si occupa dell’accensione da quando aveva 9 anni. Per il resto, tutto come da copione: pastizzi e carne arrostita al fuoco, musica popolare con il gruppo Bassa Musica di Molfetta e tanto calore dal fuoco. Il tutto grazie all’impegno congiunto di commercianti, amministrazione comunale e Pro Loco. A Policoro, naturalmente, si può fare tutto questo e anche di più. Ma le sue strade larghe e moderne non potranno offrire mai il “calore suggestivo” di un centro storico, di quel centro storico.

Pino Suriano - da Il Quotidiano della Basilicata

22 gen 2008

Rotondella: si è dimesso il vice sindaco Palazzo

Ma già oggi potrebbe rientrare dopo un incontro di maggioranza. A quali condizioni?

ROTONDELLA – Il vice sindaco Gianluca Palazzo si è dimesso da tutti gli incarichi amministrativi e rimane un semplice consigliere comunale. La notizia è giunta in comune prima delle vacanze di Natale (il 23 dicembre), ma solo dopo le festività è stata comunicata pubblicamente. A quanto pare, però, Palazzo starebbe già pensando di rientrare. L’incontro di maggioranza fissato per questa sera, infatti, potrebbe essere decisivo in tal senso. Ma cosa è accaduto in sostanza? La lettera di dimissioni parla chiaro: Palazzo non avrebbe condiviso alcune scelte politiche della maggioranza. Contattato telefonicamente dal Quotidiano, non ha voluto rilasciare dichiarazioni sulla vicenda. Ma un paio di questioni erano note da tempo. A Palazzo, infatti, non erano andate giù alcune scelte relative ai rapporti con il personale impiegato in comune (a quanto pare l’ufficio tecnico) e alcune direttive collegate ai recenti lavori in corso Garibaldi. A far maturare la scelta avrebbero contribuito, inoltre, i suoi pressanti impegni lavorativi.
Ma le questioni personali non bastano a motivare la scelta. Troppo importante l’incarico, troppo alti i costi per ottenerlo. La sua nomina alla carica di vice sindaco, infatti, aveva prodotto una rottura decisiva tra la maggioranza e il consigliere Tina Bianco, che proprio a tale carica aspirava sulla base dell’alto numero di preferenze ottenute.
Il sindaco Vito Agresti, spiazzato dalla decisione, si è subito impegnato a ricucire. “Sono intenzionato a non accettare le sue dimissioni – ha detto il primo cittadino – Il contributo di Palazzo è troppo importante per questa amministrazione. Sono sicuro che il suo buonsenso lo farà ricredere”.
Stessa apertura anche dal resto dell’amministrazione. “Si è dimesso dagli incarichi – ha spiegato Antonio Pastore, assessore alla Cultura – ma non dal gruppo di maggioranza e dal consiglio comunale. Ciò lascia intendere che la rottura è riparabile”. Diverso il parere di Vincenzo Francomano, capogruppo del Pd in consiglio comunale, che parla di una allarmante “emergenza amministrativa”.
Intanto, però, resta aperta la domanda su chi sarà l’erede, qualora Palazzo non dovesse accettare la mano tesa del sindaco. Le ipotesi sono tante e diversamente motivate.
Tra i papabili c’è sicuramente Rudy Marranchelli, che proprio in questi giorni lascia il suo incarico di assessore alla Comunità Montana Basso Sinni. Ma quando insinuiamo il dubbio lui glissa con decisione: “Sono sicuro che Palazzo deciderà di tornare”. Qualora ciò accadesse, però, l’ex vicesindaco dovrà spiegare pubblicamente le ragioni precise del suo giusto e, soprattutto, le condizioni poste per il rientro.

Pino Suriano