20 nov 2009

Nova Siri: sì in consiglio all'aumento sulla tassa dei rifiuti

NOVA SIRI - L'annunciata battaglia c'è stata. Non poteva certo passare in sordina un consiglio comunale in cui si approvava un aumento del 27% sulla tassa per i rifiuti solidi urbani a carico dei cittadini. Alla base della "medicina amara", per usare le parole del sindaco Santarcangelo, ci sarebbe un disavanzo delle casse comunali, emerso inaspettatamente nelle scorse settimane e non rilevato precedentemente dagli uffici preposti. Due, in sostanze, le posizioni emerse in consiglio. Da una parte quella della maggioranza, che ha fatto quadrato attorno al sindaco sulla necessità di coprire subito il buco, preferendo "il coraggio di una scelta impopolare all'irresponsabilità amministrativa".

"Il revisore dei conti - ha spiegato Santarcangelo - ha fatto rilevare un disavanzo tra entrate e uscite e ci ha consigliato di porvi rimedio. Non mi fa certo piacere aumentare le tasse. Ma le nozze, come recita il detto, non si fanno con i fichi secchi. I cittadini devono avere i servizi migliori e pretendere che siano fatti come si deve, ma devono anche pagarli congruamente".

Di parere opposto la minoranza, che ha ipotizzato di rinviare il problema, portando avanti il disavanzo per un altro anno ed evitare, nell'immediato, il prelievo dalle tasche dei cittadini.

Per bocca del consigliere Massimo Varasano, il gruppo di opposizione ha chiesto "il rinvio dell'odg per consentire una più ampia e meticolosa valutazione dei costi, non potenziali ma reali" prendendo l'impegno di "coadiuvare la maggioranza nella manovra economica, suggerendo strategie e soluzioni finanziarie canoniche".

Una richiesta bocciata dalla maggioranza, che ha approvato la variazione di bilancio già prevista in giunta.

La minoranza ha anche fatto cenno a eventuali inesattezze sulla congruità dei conti enunciati dall’amministrazione. "Andate pure alla Corte dei Conti - ha sfidato Enzo Pavese, assessore all'Urbanistica - e vedrete che è tutto a posto".

All’odg c’era anche l’approvazione del nuovo bando di gara per la raccolta, il trasporto e lo smaltimento di rifiuti e dei servizi connessi, presentato al consiglio dall'Assessore all'Ambiente Giuseppe Mitidieri.

Avrà una base d'asta di 750 mila euro più Iva e introdurrà elementi indubbiamente positivi: primo tra tutti l'onere, per la ditta aggiudicataria, di provvedere sia alla raccolta che al conferimento dei rifiuti in discarica. E' una novità che dovrebbe evitare all'ente proprio quel costo (il conferimento in discarica) che ha prodotto il disavanzo in questione.

Il tutto con una base d'asta che dovrebbe portare, secondo le stime, a una spesa inferiore rispetto a quella sostenuta, per raccolta e conferimento, da altri comuni lucani della stessa classe demografica, tra cui Scanzano Jonico.

"E' un appalto faraonico - ha ironizzato il consigliere di minoranza Varasano - da New York city. Non riesco proprio a immaginare una ditta capace di realizzare a quel costo tutte quelle fantastiche richieste di servizio".

Anche su questo la minoranza ha dato parere negativo, richiamando il Progetto "Radico", accantonato dall’amministrazione. Si tratta di un'iniziativa dell'Enea per la raccolta differenziata telecontrallata, che avrebbe potuto garantire grossi risparmi sui costi di conferimento in discarica dei rifiuti, i quali, come è noto, si abbassano sonoramente con l'aumento della differenziata.

"Un progetto inutile e dispendioso in termini di manutenzione" secondo la maggioranza. "Non adeguatamente valutato" secondo la minoranza.

Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata

"Vaccino per i detenuti all'estero". In Parlamento la nuova battaglia di Giovanni Falcone

ROTONDELLA - Mezza Italia si vaccina per l'influenza “A”. Non tutti gli italiani, però, possono farlo. Di sicuro non possono farlo tutti i nostri concittadini rinchiusi nelle carceri di paesi esteri. A loro, fino ad oggi, lo stato italiano non ha pensato.
Eppure qualcosa, però, seppur in ritardo, potrebbe cambiare. Se ciò dovesse accadere, almeno una parte del merito dovrebbe essere riconosciuta a Giovanni Falcone.

Il padre di Angelo Falcone, il giovane di origini lucane detenuto in India dal 2007, è stato tra i primi a reclamare il diritto di vaccinazione per gli italiani detenuti all'estero. Lo aveva fatto già nelle scorse settimane, quando appena si era cominciato a parlare dell'esigenza di una vaccinazione collettiva.
A prendere a cuore il suo richiamo è stata Elisabetta Zamparutti, deputata del Pd in quota Radicali, che già si era occupata del caso di Angelo, anche con una visita personale in India.

La parlamentare ha presentato un’interrogazione parlamentare ai Ministeri della Salute, della Giustizia e degli Esteri, per sapere se il Governo intende assicurare anche ai nostri connazionali detenuti all’estero il vaccino contro il virus A/H5N1.
“I nostri connazionali detenuti – ha dichiarato la Zamparutti - all’estero sono al massimo 3000 persone, la maggior parte dei quali ristretti in carceri europee, e sono quindi poche centinaia quelli ristretti in Paesi in via di Sviluppo dove le condizioni igieniche e sanitarie sono più precarie. Essendomi occupata di Angelo Falcone, ho avuto modo di visitare i cittadini italiani detenuti in India, e penso che anche loro debbano, se lo vorranno, avere in quel Paese l’assistenza che si intende assicurare ai detenuti in Italia. Le istituzioni non devono dimenticarsi di loro, sono cittadini italiani a tutti gli effetti.”


Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata

Una giornata per le Vittime della Strada

ROTONDELLA – Oggi, terza domenica di novembre, ricorre la Giornata Mondiale ONU del Ricordo delle Vittime della Strada. Quello di quest’anno, poi, è un compleanno particolare: il 25esimo dalla data di istituzione della giornata commerativa.

Le Vittime saranno ricordate in numerose Sante Messe della Chiesa Cattolica, grazie all’inserimento, richiesto dall'AIFVS (Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada) , della preghiera per le vittime nel foglio liturgico della domenica.

Anche quest’anno, perciò, la parrocchia di Rotondella non mancherà “all’appello” e nel corso della Santa Messa delle ore 11 ci sarà un particolare ricordo delle Vittime.

L’iniziativa, a livello locale, è stata promossa Domenico Carlomagno, responsabile della sezione provinciale dell’associazione.

Non è casuale che a istituire la giornata sia stata l’Onu. L’impegno della principale organizzazione di cooperazione dimostra, se ve ne fosse bisogno, la rilevanza del problema. Anche l’adesione della Chiesa Cattolica, costante negli anni, è segno di una condivisione particolare del problema.

In Italia, in questa sorta di “guerra non dichiarata” muoiono ogni anno 7 mila persone, 300.000 sono i feriti, ed oltre 20.000 i disabili gravi.

La questione, come hanno notato molti economisti di fama internazionale, ha anche un particolare rilievo sul piano economico. Spendere di più in infrastrutture, severità delle regole e sensibilizzazione, con conseguente diminuzione del numero di incidenti, potrebbe produrre un risparmio non indifferente in termini di politiche sociali e sanitarie. Spendere per prevenire gli incidenti, perciò, fa anche risparmiare. Ma, soprattutto, risparmia la vita.

Pino Suriano - pubblicato su Il Quotidiano della Basilicata

Enea: tra tante questioni arriva il Commissario Lelli

ROTONDELLA – Arriva oggi in Trisaia Giovanni Lelli, neo Commissario Enea. E’ la sua prima visita dal giorno della nomina al vertice dell’Agenzia, avvenuta l’11 settembre scorso. Arriva per parlare con i lavoratori. Non sarà un incontro tutti gli altri. In ballo ci sono questioni particolarmente delicate. L’Enea, come è noto, ha un volto nuovo dal 23 luglio scorso, giorno in cui la legge 99/2009 ne ha modificato gli assetti. A partire dal nome, che rimane identico nella sigla (Enea), ma cambia decisamente nella sostanza. Non si chiama più “Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente”, bensì “Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile”. Scompare la parola “Ambiente”, compare “Sviluppo Economico”. Non è poco: la scelta tradisce un evidente cambio di impostazione in senso produttivo. Ma non è ancora chiaro, all’opinione pubblica e agli stessi operatori Enea, quali saranno, in concreto, gli indirizzi operativi della nuova Agenzia istituita a luglio dal Ministro Scajola. Si attende da Lelli una parola chiara su questo. Ma, soprattutto, i lavoratori attendono una risposta sul proprio futuro lavorativo. Più volte, nelle scorse settimane, i sindacati hanno agitato lo spettro di eventuali tagli di personale. Già nei primi di settembre, quando erano in corso le vertenze sindacali per alcuni servizi esternalizzati, molti dipendenti Enea avevano solidarizzato con gli scioperanti, cogliendo l'occasione per rimarcare la loro forte preoccupazione circa il destino del Centro. Così scriveva, in un allarmante comunicato del 9 settembre scorso, la Flc Cgil: “L'Enea da tempo subisce il depauperamento del Centro, il personale viene trasferito, le apparecchiature vengono smantellate, le attività non decollano e ora i tagli operati, con tanta superficialità, a servizi esternalizzati, sono il sintomo di intenzioni non positive circa il destino dell'Ente, che non si ha il coraggio di palesare, ma che comunque vengono percepite da chi in questo Centro lavora”. Lelli, insomma, troverà una Trisaia preoccupata. E, in un certo senso, arrabbiata, reduce dalle fiaccanti vertenze dei lavoratori dei servizi esternalizzati: prima la vigilanza, poi gli addetti alle pulizie. Ma, soprattutto, troverà un centro scosso dalle frequenti visite della Guardia di Finanza, che starebbe controllando la regolarità di numerose pratiche amministrative degli ultimi anni. Non si tratta, come si era pensato, di un semplice controllo di routine. Le visite della Finanza hanno una continuità che lascia pensare a precisi obiettivi di indagine. Sarebbero continuati, inoltre, anche gli “interrogatori” presso gli uffici di Policoro della Gdf: sentiti, nei giorni scorsi, almeno altri due funzionari del centro, con importanti incarichi di responsabilità. Insomma, il clima è caldo. Le domande dei lavoratori saranno tante, il compito del nuovo Commissario per nulla semplice.

Pino Suriano - pubblicato su Il Quotidiano della Basilicata

10 nov 2009

Toglietelo pure, se vi va

Commento sulla sentenza europea del Crocefisso

Articolo pubblicato sul Quotidiano della Basilicata del 4 novembre 2009

Che tolgano pure il crocefisso dalle scuole, come ha stabilito l'altro ieri la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. In fondo è solo un oggetto, un simbolo, come molti dicono. Potrebbe essere un bene. La sua presenza scontata e quasi "sputtanata" ci induce spesso a dimenticare che quell'uomo, duemila anni fa, i chiodi li ha avuti davvero, che quell'immagine non é appena il quadretto utile per qualche bella riflessione morale, ma un fatto vero, accaduto, che sfida in ogni istante la nostra vita e il nostro destino di mortali. Non credo che interesserebbe troppo, a un tale che ha detto di essere la “salvezza di ogni uomo”, vedersi difeso come uno dei tanti "simboli culturali".

Lo tolgano pure! Ciò che non potranno mai togliere, a colpi di sentenze, è quel poco che resta della coscienza cristiana nelle scuole: alunni e insegnanti in carne e ossa che vivono la scuola a partire dalla fede e dalla sua capacità di determinare la vita. Tutto ciò, poiché alberga nell'umana coscienza, è di fatto inestirpabile.

Anzi, la mancanza di potere, simboli e appigli formali costringe sempre a una maggiore serietà di fondo. Mai come nei momenti in cui è perseguitata o combattuta, infatti, una proposta religiosa è spinta a fare i conti con la propria “convenienza” e, perciò, ad approfondirsi e svilupparsi: è accaduto con le persecuzioni degli imperatori romani, è riaccaduto nel secolo scorso sotto la dittatura sovietica.

Questa valutazione sull'intangibilità dell’esperienza cristiana e della Chiesa, però, non può esimerci da un paio di giudizi sulle ragioni che hanno determinato la sentenza. Si tratta, con tutta evidenza, di ragioni ideologiche, che nascono da un essere “contro” qualcuno o qualcosa, in questo caso la Chiesa, e non da un dato di fatto della realtà.

Basta un minimo di buon senso per vedere quanto sia innocente quella presenza nelle aule, simbolo del riconoscimento di un popolo in una storia, più che strumento dell'intento “persuasivo” della Chiesa. Non è certo con un simbolo, evidentemente, che si persuade qualcuno al riconoscimento di una religione o di un'istituzione. Per fare questo servono educatori che le esprimano e le incarnino con il loro stile di vita, tanto da risultare attraenti per i giovani. E ciò, naturalmente, vale tanto per il crocefisso quanto per la foto del Presidente della Repubblica (anch’essa affissa in molte aule). Altro che simboli!

Parliamoci chiaro, perciò. Dietro questa presunta battaglia di progresso non c'è veramente la sofferenza di una povera ragazzina "violentata" da quella croce nel suo diritto alla libertà di coscienza. Ci sono un padre e una madre agguerriti, con alle spalle studi legali ferratissimi e importanti associazioni. E c'è una Comunità Europea che non perde occasione per affermare e imporre la propria concezione di laicità formale e senza contenuti.

Si tratti di soggetti che traggono alimento da una cultura che, se inizialmente nasce da un legittimo dissenso dalle posizioni dalla Chiesa, si traduce spesso in un fastidio per la sua stessa presenza e la sua capacità di incidere nello spazio pubblico. Da qui è breve il passo a un sentimento di ostilità, che si esprime anche quando non ve ne siano le ragioni. Si arriva, molto spesso, a godere e gioire per ogni disavventura, incoerenza o scandalo interno alla Chiesa. Esiste ormai, addirittura, un vero e proprio filone culturale che si nutre di questa enfatizzazione dei suoi limiti umani: film, documentari; libri, siti, associazioni, etc.

È da questa cultura che nasce l'attacco all'innocuo crocefisso: lo attaccano, in apparenza, come simbolo religioso. In realtà, però, dà fastidio come simbolo di quella determinata religione e di quella determinata istituzione. Faremo bene ad ammetterlo presto: certe battaglie sono battaglie di ostilità e non di autentico progresso. E perciò, come tutte le cose che nascono “contro” qualcosa e non "per" qualcosa, sono destinate a distruggere senza costruire.

Pino Suriano

4 nov 2009

Isabella che visse due volte

Presentato a Valsinni il libro di Francesca Sassano

VALSINNI - Tutto è cominciato quasi per caso, in uno studio legale. Un luogo in cui solitamente si parla di codici, udienze e altri affari simili . Non in quello di di Francesca Sassano, avvocato potentino con una grande "esigenza": scrivere.

Nel suo studio è di casa la letteratura. Quella dei grandi autori classici, ma anche quella che nasce dalla sua fervida immaginazione. In quello studio arriva un giorno Mario Olivieri, di Valsinni. "Tu scrivi sempre di donne - dice - ma mai di donne lucane. Chissà se conoscessi una poetessa del mio paese". Detto fatto. La Sassani prende in mano i testi di Isabella. Legge poesie, biografie e voci critiche sul suo conto.

Ma il primo impatto non sembra convincente. Isabella non le è "simpatica". Non le è simpatico il suo tempo, il medioevo e quel senso di chiusura che emana al solo pensiero. Ma i giorni passano e lo studio si approfondisce, Isabella penetra sempre di più nell'immaginario letterario dell'autrice.

Di lei la colpisce la grande tensione ad "andare oltre", superare sé, il proprio tempo, la condizione femminile e, soprattutto, l'impossibilità di un amore.

Non è appena una questione di emancipazione, con cui troppe volta è stata ridotta o strumentalizzata la figura di Isabella. E' l'uomo tout court, la sua aspirazione a superarsi, a "sentire alto".

La scrittrice la scopre, ci si scopre. Nasce così il libro "Isabella, il suo sogno". Nel romanzo si intrecciano le vicende di due "Isabelle", una di ieri e una di oggi, impersonata da una reporter di guerra che sfida il mondo col coraggio triste di chi non ha nulla da perdere, di chi, in fondo, non ha ancora trovato qualcosa di grande per cui vivere, il grande amore. Si ritroverà nel passato, nel cuore e nella mente della poetessa di Favale, uccisa dai fratelli per la libertà di un amore. Il resto è da assaporare dalle parole dell'autrice.

Il libro, edito da Pan, è stato presentato l'altro ieri a Valsinni, proprio nelle stanze del castello in cui Isabella visse, scrisse e morì. Presenti diverse autorità politiche e culturali, in rappresentanza dei tanti soggetti che hanno contribuito alla pubblicazione dell'opera: l'ospitante comune di Valsinni, rappresentato dal sindaco di Gennaro Olivieri, la Pro Loco, rappresentata dal presidente Rocco Truncellito, il consiglio regionale, rappresentato dal consigliere Antonio Di Sanza e l'Adsi (Associazione Dimore Storiche Sezione Basilicata).

A introdurre il libro è stata la professoressa Maria Teresa Imbriani, che ha posto l'accento sulla capacità di introspezione del romanzo. Molto intensa la relazione del professor Angelo Lucano Larotonda: "Il testo della Sassano ha una sua forza, una forza crudele, intesa come capacità di scavare nel male e portarlo in superficie, dinanzi ai nostri occhi".

La serata si è conclusa con la lettura di brani del romanzo da parte della dottoressa Piera Chierico e dell'attore Aldo Fortunato. "Il mistero non ci abbandona mai", dice a un certo punto la protagonista. E' la prima grande evidenza della nostra vita, che da nulla, più che dal male e dalla morte, traspare. È un male che la Sassani fa prorompere con forza. La storia di Isabella, prima che un mito o un simbolo progressista, è uno schiaffo all'esistenza stessa. L'autrice si lascia, e ci lascia, colpire.