20 dic 2013

Ministro Zanonato, ecco l'Enea che oggi la accoglierà

di Pino Suriano

Cinquant'anni e sentirli tutti, ma proprio tutti, con gli acciacchi e i dolori di una vecchiaia che avanza ogni giorno di più. Oggi si festeggia mezzo secolo dalla nascita del centro Enea di Rotondella. Qualche mese fa i ricercatori di un altro centro Enea, quello di Frascati, raccontarono al Corriere della Sera di non aver mai visto un ministro nel loro centro, seppure a due passi da Roma. Era un modo per esprimere la distanza e il disinteresse della politica verso il mondo della ricerca. In Trisaia, al contrario, il ministro si farà vedere in carne e ossa. E’ atteso per questa mattina Flavio Zanonato, titolare dello Sviluppo Economico. La sua presenza è un bel segnale. Sarà utile, però, che il contesto celebrativo non tolga spazio a un’analisi concreta dei problemi che il Centro di Trisaia, al pari e forse ancor più degli altri centri sparsi in Italia, sta vivendo con drammaticità sempre maggiore.
Il primo tema sarebbe lunghissimo, per certi versi inestricabile: è quello dei misteri, dei traffici sospetti, delle inchieste giudiziarie, della scommessa americana su un metodo di recupero dell’uranio considerato desueto dopo pochi anni e del fardello di pericolose scorie che quel “piccolo” errore di valutazione ha lasciato. Lo risparmieremo al Ministro, ascrivendolo, per convenzione, alla voce “letteratura”. Tra il giallo e il thriller, con qualche venatura di commedia.
Molto meno suggestivo, ma forse più drammatico, è lo spettacolo di “macelleria sociale” che potrebbe trovarsi davanti oggi. E’ bene che sappia, il signor Ministro, che la sala che oggi lo ospiterà è pulita da operatori che lavorano per cifre vicine alle 400 euro mensili (!) con spese di trasporto a proprio carico. E’ bene che sappia degli infiniti tavoli tra amministrazione del centro, sindacati, Prefettura e lavoratori per i continui tagli sugli appalti dei servizi esternalizzati. E’ bene che sappia dell’operatore di sicurezza che ha raccontato al Quotidiano di non aver potuto mandare la figlia all’Università per i tagli al suo stipendio.
Dovrebbe già conoscere, al contrario, qualche cifra macroscopica che lo riguarda. Nella metà degli anni '80 tra tutti i centri Enea arrivavano 976 milioni di euro di trasferimenti statali, oggi sono 152. Il dato è imponente e inequivocabile: lo Stato non ci crede più. Non bastano neppure per pagare gli stipendi. Sono pochissimi, e neppure spesi al meglio a quanto pare. Un’inchiesta del Corriere, infatti, ha raccontato come il 10 per cento di questi lavoratori sia ancora addetto ai settori originari. Traduzione: paghiamo gente che, in centri di ricerca (ricerca eh?) continua a svolgere funzioni simili a quelle che svolgeva, nel migliore dei casi, ai tempi di Reagan e del Muro di Berlino. Quando c’era ancora il nucleare, per intenderci.
Erano tempi di vacche grasse. Chi avesse fatto un giro nel Centro, allora e fino a qualche anno fa, avrebbe trovato in piena attività palestre con attrezzi, campi da calcio e tennis, trasporti garantiti a tutti  e numerosi benefit che in altri settori del pubblico sono semplicemente un sogno. E che è meglio non raccontare, per decoro, ai giovani che pagano oggi gli eccessi di ieri e che un lavoro non l’hanno neppure mai visto. A proposito di eccessi, lo sa il signor Ministro che al Centro di Trisaia il numero degli amministrativi è quasi superiore a quello dei tecnici? Cioè, quelli che dovrebbero fare da supporto sono quasi più di quelli che operano per l’obiettivo finale (la ricerca, appunto)? Immaginatelo, un Municipio con quindici impiegati al lavoro per dare servizi a un comune di circa dieci abitanti.
Come mai? Chiederlo a chi c’era: la politica, l’esigenza di “infornare” clientele senza programmare, ma anche un altro tema, quello dei trasferimenti. Naturalmente da Sud a Nord. Qualche anno fa un ex assessore comunale di Rotondella, Antonio Dimatteo, denunciò la parità numerica tra gli assunti nel centro lucano e quanti avevano fatto, di lì a poco tempo, richiesta di trasferimento in altri centri. Tradotto: molti venivano assunti qui (spesso anche con fondi  dell’ex cassa per il Mezzogiorno o altri fondi di enti locali) e poi, una volta sistemati, chiedevano di trasferirsi. Il Sud finanziava in parte le assunzioni ma non tratteneva le intelligenze. I sindacati, in più di un’occasione, denunciarono addirittura il trasferimento di macchinari acquistati qui e poi mandati in  altri centri: una vera spoliazione.

Sono solo piccoli schizzi di un quadro più complesso. Non si vuole così rovinare la festa, né disconoscere quanto il territorio debba a questo centro in termini di lavoro e sviluppo (più lavoro che sviluppo, per la verità). Sputare sul “piatto Enea”, o dirne il male, o raccontarsi la sciocchezza secondo cui avrebbe penalizzato l'agricoltura e il turismo, non aiuterebbe molto. Ma passare avanti, festeggiare, raccontare qualche bel progetto di ricerca e dirsi che in fondo è tutto ok, ecco… questo aiuterebbe ancor meno.

Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata