23 feb 2010

"Perché ci hanno assolti". Intervista al quasi libero Angelo Falcone

Finalmente parliamo con lui. Per quasi tre anni abbiamo letto le sue lettere, guardato le sue foto, immaginato la sua disperazione. Adesso ascoltiamo anche la sua voce. Angelo Falcone è un ragazzo libero da poco più di due mesi, dopo circa tre anni di carcere in India per un’accusa di spaccio di stupefacenti. Lo ha assolto, il 3 dicembre scorso, l’Alta Corte di Shimla, che ha ribaltato la condanna a dieci anni inflitta nell’agosto 2008 da un altro tribunale indiano.

Libero? Si fa per dire, in verità. Angelo è ancora obbligato a rimanere in un paese che non è il suo, quel paese che è diventato nel suo Inferno. Almeno fino al prossimo 3 marzo, giorno in cui scadranno i novanta giorni concessi all’accusa per presentare un eventuale nuovo ricorso. Se non accadrà, Angelo e Simone (l’amico piacentino arrestato con lui) potranno finalmente chiedere il passaporto e fare ritorno in Italia. In questi giorni Angelo si è concesso una vacanza, dopo aver trascorso a Nuova Delhi il mese di dicembre, dove lo ha ospitato la giornalista free lance Maria Grazia Coggiola, che nei mesi scorsi si era occupata del suo caso. Adesso si trova in una regione del sud dell’India, sulle coste dell’Oceano Pacifico, il più lontano possibile dai luoghi “caldi” della sua triste vicenda.

Cominciamo dalla fine, dal momento in cui avete ascoltato in tribunale la sentenza tanto attesa…

Ma quale tribunale? In India gli imputati non sono presenti alla pronuncia della sentenza. Erano le due di notte, noi dormivamo. A un certo punto due guardie ci hanno svegliato e ci hanno fatto la festa. <> Noi, naturalmente, abbiamo subito pensato a uno scherzo. E invece era tutto vero.

Le guardie a festeggiare con voi?

Certo. In questi anni molti operatori del carcere sono diventati nostri amici. Ci chiamavano “gli ospiti”. Qualcuno è arrivato addirittura ad offrirsi per farci il letto. Avevano rispetto per noi, forse anche per la risonanza del caso. Non so dire bene il perché, ma ci trattavano da signori.

Insomma, l’esatto contrario dell’immagine che si fa passare delle carceri indiane.

Guardi, in India, per le strade, non c’è certo un bello spettacolo. La gente muore di fame e non ha certo i soldi per pagarsi le medicine. In carcere, almeno, il minimo indispensabile non manca. Qualcuno lo dice scherzando, ma forse è vero: si sta meglio dentro che fuori. Certo, non sono le condizioni dell’Occidente, ma in rapporto al tenore di vita che c’è da queste parti, assicuro che siamo stati benone.

E allora non è vera la notizia secondo cui dormivate per terra?

Altroché. No, no, quello è vero. Si dorme a terra con sette coperte. Ma è il regolamento, per il resto si sta benone, ripeto.

E tutti i luoghi comuni sull’igiene, le malattie delle carceri indiane?

Lasci perdere. In carcere c’è molta più pulizia che all’esterno.

Dopo i bei momenti passiamo a quelli più brutti. Come avevi reagito alla notizia della condanna a dieci anni in primo grado, nell’agosto scorso?

Guardi, ho vissuto dei momenti così brutti e pensato a cose tanto spaventose che preferisco non parlarne. Le chiedo questa discrezione…

Certamente. Torniamo alla sentenza di assoluzione. Più di qualche aspetto lascia perplessi. Voi avete accusato i poliziotti di tentata estorsione, loro hanno negato. Viene da chiedersi se in seguito alla vostra assoluzione ci sarà una conseguente imputazione dei poliziotti.

Macché, questo non succederà mai.

E allora ci spieghi, su che base vi hanno assolti?

Nella sentenza risulta che l’arresto sarebbe stato caratterizzato da una serie di vizi formali. I poliziotti, insomma, non avrebbero agito secondo le regolari procedure.

In che senso?

Le faccio qualche esempio, tra quelli che la Corte ha fatto rilevare. I poliziotti, nel verbale di arresto, indicano come orario di arresto le 5,30, come orario della perquisizione le 4,45. Una circostanza non plausibile rispetto alle loro dichiarazioni: avrebbero dovuto prima effettuare l’arresto e poi, eventualmente, perquisire. Un altro esempio sono i campioni di laboratorio: quelli indicati dai poliziotti avevano una sigla diversa da quella che appare in laboratorio. Incongruenze del genere, insomma.

Sembrano circostanze piuttosto palesi. Come mai, allora, non si era accorto di tutto questo il giudice che in primo grado, nell’agosto 2008, vi aveva condannati a dieci anni?

Guardi, secondo me tutti questi elementi erano emersi con chiarezza anche nel primo processo. Perché non siamo stati assolti? Semplicemente perché qui si usa fare in questo modo: il giudice del primo grado, soprattutto quando si ritrova in mano un processo con grossi quantitativi di droga (nel nostro caso ce n’erano, secondo la polizia, ben 18!) tende a rimandare la responsabilità ai successivi gradi di giudizio. E’ una sorta di regola non scritta. Ma già qualcuno, anche all’interno del tribunale, dopo la sentenza del 2008, ci aveva fatto capire come sarebbe andata a finire. Non potevamo dirlo pubblicamente, ma questa cosa ci ha lasciato sempre una certa speranza, anche se non sapevamo se crederci o meno.

E le cose, invece, come sono andate davvero?

Come abbiamo sempre dichiarato. Alle 9 eravamo in questa abitazione indiana dove sono arrivati i poliziotti, hanno perquisito e non hanno trovato nulla. Allora ci hanno portato in caserma ponendo problemi relativi all’affitto della casa e del passaporto e noi li abbiamo seguiti al “commissariato”, convinti che i motivi fossero questi. Ci hanno presentato un foglio, nel quale credevamo di firmare questioni relative alla nostra nazionalità e invece si trattava di una confessione, quella che ci avrebbe condannati a tre anni di Inferno.

Quell’Inferno, adesso, potrebbe finire presto. Il 3 marzo, se l’accusa non presenterà un ricorso. Allora, e solo allora, Angelo potrà sentirsi finalmente libero.

Pino Suriano - pubblicato sul Quotidiano della Basilicata il 19 febbraio 2010

Caso Falcone: I contorni della vicenda in sintesi

Si fa più chiara la nebulosa vicenda dell’assoluzione di Angelo Falcone e Simone Nobili. I due giovani erano stati arrestati il nove marzo del 2007 nell’Himacal Pradesh indiano. Nell’agosto del 2008 una sentenza in primo grado li aveva giudicati colpevoli e condannati a dieci anni. Nel dicembre 2009 un’altra corte ha ribaltato quella sentenza, ritenendo prive di fondamento le accuse della polizia nei loro confronti.

L’Italia aveva gioito con loro per l’assoluzione del 3 dicembre. Tante domande, tanti dubbi, però, erano subito venuti alla mente. A generarli, del resto, erano state anche le generiche dichiarazioni del Ministero degli Esteri, che aveva parlato di assoluzione senza neppure il minimo riferimento alla sentenza, al suo contenuto e alle sue ragioni.

Ci si chiedeva, infatti: su che base erano stati assolti? Perché la loro assoluzione non aveva condotto alla conseguente imputazione dei poliziotti, che i giovani avevano accusato di estorsione? E quali nuovi elementi aveva ravvisato l’Alta Corte rispetto a quella che, poco più di un anno prima, li aveva condannati a dieci anni? E perché, da uomini liberi, non potevano ancora lasciare l’India?

Tanti legittimi quesiti, ancora senza una risposta chiara. A diradare la nebbia, almeno in parte, arriva ora il racconto dello stesso Angelo. Ne sintetizziamo i contenuti, sempre in attesa di successivi riscontri, che abbiamo già chiesto all’ufficio stampa della Farnesina.

IL CONTENUTO DELLA SENTENZA DI ASSOLUZIONE – L’Alta Corte di Shimla non ha accolto in tutto e per tutto la tesi della difesa e dei giovani, secondo cui Angelo e Simone sarebbero rimasti vittime di un tentativo di estorsione. Tale eventualità avrebbe comportato, come conseguenza, l’imputazione dei poliziotti autori dell’estorsione. La ragione dell’assoluzione pare essere, perciò, un rispetto non pieno delle procedure di arresto imposte dalla legge indiana.

LA PRECEDENTE SENTENZA DI CONDANNA – Questa nuova assoluzione fa a pugni con l’esito della sentenza in primo grado che, nell’agosto del 2008, li aveva condannati a dieci anni di carcere. Come mai? Una spiegazione possibile arriva da Angelo. Si tratterebbe di una sorta legge non scritta dei tribunali indiani. Quando si tratta di quantitativi grossi, a quanto pare, i giudici tendono a rimandare la responsabilità all’Alta Corte. Sarebbe un modo per evitare frettolose assoluzioni per casi di un certo rilievo. E’ un aspetto che in tanti avevano già fatto notare ad Angelo. Più di qualcuno, anche all’interno dello stesso tribunale, lo avrebbe fatto capire. “Se si fosse parlato di poche dosi – ci ha detto - saremmo stati assolti già nel 2008”.

LA PERMANENZA IN INDIA – Perché Angelo e Simone non ritornano in Italia? I due italiani non possono lasciare il paese prima che siano trascorsi 90 giorni: è il tempo a disposizione dell’accusa per ricorrere contro la sentenza che li ha assolti. Quel termine è in scadenza il 3 marzo prossimo.

Pino Suriano - pubblicato sul Quotidiano della Basilicata il 19 febbraio 2010

Nova Siri: Mitidieri risponde alle accuse sulla nettezza urbana


Pronto un innovativo bando quinquennale

NOVA SIRI – Non ha potuto trattenere un sentimento di stupore, quando gli è capitato tra le mani il volantino divulgato dal Pd nei giorni scorsi. Giuseppe Mitidieri, assessore comunale all'Ambiente, sapeva che il bando per la raccolta di rifiuti, da lui messo a punto nelle scorse settimane, era stato inviato per essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea già da qualche giorno. Gli sarà parso perlomeno strana, perciò, la denuncia dell'opposizione, che qualche giorno dopo parlava dell'assenza di tracce in merito alla “pubblicazione del bando". "Si vede che erano distratti. E comunque bastava chiedere", dice adesso, sorridendo.

Prende in mano un fascicolo di carte e snocciola una serie di riferimenti. Sono numeri e date che hanno uno scopo preciso: dimostrare che di "quel bando non solo c'era già traccia, ma anche qualcosa di più".

"Lo schema di bando per la raccolta dei Rifiuti Solidi Urbani è stato approvato dalla Giunta (all’unanimità) l’8 gennaio scorso. Il 26 gennaio è stato avviato il procedimento per la pubblicazione, inviando il bando alla Guce (Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea). Per il 7 aprile, addirittura, è già prevista l’apertura delle offerte. Il bando, peraltro, è disponibile sul sito del Comune di Nova Siri, su quello del Ministero dell’Interno, su quello dell’Osservatorio dei lavori pubblici ed è già pubblicato nei quotidiani locali e nazionali. Mi sembra davvero difficile - conclude - che qualcuno possa dire che non ve ne è traccia".

Che bando sarà?

" Un bando quinquennale con una base d'asta da 750 mila euro e tante novità, prima tra tutte un forte aumento della raccolta differenziata porta a porta, che mi auguro di portare fino al 50 %, con grandi vantaggi per la comunità”.

In che senso?

Andiamo in una direzione molto innovativa. Sulla base del bando sarà il comune il proprietario dei rifiuti. Tutto il ricavato dal conferimento della differenziata nei centri di raccolta, perciò, sarà a beneficio delle tasche dei cittadini. In relazione alla quantità di differenziata, il mio auspicio è quello di arrivare addirittura ad abbattere la tassa per le fasce a basso reddito.

Anche perché i cittadini hanno già dovuto subire un aumento…

E' esatto, ma c’è una novità anche su questo. Quella di aumentare la Tarsu è stata una scelta sofferta, dovuta alla difficoltà di controllare le spese di conferimento in discarica. Con il nuovo bando il problema è risolto all'origine: si stabilisce, fin dal principio, che il costo di conferimento è a carico della ditta e non più del comune.

In quel volantino, inoltre, Lei era stato chiamato in causa personalmente, tacciato di menefreghismo in relazione alla presenza di amianto sul territorio.

"L’irregolare smaltimento di rifiuti speciali, tra i quali l’eternit, è comportamento criminale, incivile e pericoloso per la salute pubblica. Il Pd farebbe bene a ricordarlo, non limitandosi a sciocche e futili speculazioni politiche. Consci che la sola repressione, pur legittima e auspicabile, non risolve il problema, abbiamo anche avviato un programma di monitoraggio del territorio al fine di prevenire il fenomeno, che prevede la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti individuati da parte di ditte specializzate, incaricate dal Comune, le quali hanno già inviato preventivi per un costo di circa cinquemila euro, che andranno, purtroppo, a gravare sulle tasche di tutti i cittadini, colpevoli di avere concittadini che scaricano sulla comunità i loro problemi di smaltimento. A tal proposito nel bando è prevista anche una campagna di informazione e sensibilizzazione a spese della ditta appaltatrice. Come si fa a parlare di menefreghismo?

Sul volantino c’è un altro spunto destinato a far discutere. E' un'allusione, neppure troppo implicita, all'eccesso di burocratizzazione del V Settore (Polizia Municipale), che finirebbe per bloccare l'attività di alcuni amministratori.

Qui c’è una grave mancanza di rispetto nei confronti dei dipendenti comunali. Per il Pd di Nova Siri (o almeno per coloro che si riconoscono in questa cultura), evidentemente, il rispetto delle regole è un pesante fardello che frena l’azione amministrativa, di cui si può e si deve fare a meno. E allora mi permetterei di invitare il Pd ad una prova di coraggio: dica pubblicamente chi, come e quando è stato ostacolato da un dipendente del Comune di Nova Siri nello svolgimento di funzioni istituzionali, compresi quelli del V settore.

Risponderà alla sfida l’opposizione, portando riscontri definiti sulle allusive, ma pesantissime, accuse.

Articolo pubblicato su Il Quotidiano della Basilicata del 21 febbraio 2010

21 feb 2010

Servizi Enea: le ditte al contrattacco

La Nuovi Orizzonti sociali denuncia uno sciopero selvaggio. Sarebbe avvenuto il 16 febbraio scorso

ROTONDELLA – Il contrattacco delle cooperative. Rispondono con vigore Tigerpol e Nuovi Orizzonti Sociali, i due soggetti che gestiscono rispettivamente, per conto dell’Enea, i servizi di vigilanza e pulizia del centro ricerche. L’altro ieri le Organizzazioni Sindacali avevano denunciato una comune tendenza delle due ditte al ritardo nei pagamenti, annunciando imminenti azioni di protesta. Pronte le loro repliche, non prive di elementi interessanti.

E’ grave, in particolare, l’episodio al quale fa riferimento la replica della società cooperativa Nuovi Orizzonti Sociali. Secondo la nota, a firma del Vice Presidente del Cda, Raffaele De Punzio, i lavoratori delle pulizie, il 16 febbraio scorso, non avrebbero svolto l’attività lavorativa, “inopinatamente e arbitrariamente”. Si sarebbe trattato di una sorta di “incrociamo le braccia” spontaneo, al di fuori di ogni rispetto delle norme sindacali. E’ una vicenda che farà discutere molto, anche perché la Nuovi Orizzonti ha già annunciato “sanzioni disciplinari” nei confronti dei lavoratori.

Nel merito della questione dei pagamenti, inoltre, l’azienda chiarisce la propria posizione: “[…] Stigmatizziamo la pretestuosità della protesta delle Organizzazioni Sindacali, atteso che c’è solo un piccolo ritardo nel pagamento della retribuzione di gennaio, il cui termine è scaduto il 15 febbraio, e che il legale rappresentante ha assicurato il pagamento delle spettanze già in questa settimana. Inoltre – chiarisce la nota - costituisce mora del creditore l’eventuale rifiuto del pagamento a mezzo assegno bancario e/o circolare, come è finora avvenuto, poiché la richiesta di pagamento in contante rappresenta una violazione di legge che si pretende venga posta in essere e alla quale evidentemente non possiamo accedere. Vi è da aggiungere, infine, che nessun sollecito ha ricevuto questa azienda, non essendo scaduto il termine.” La società cooperativa annuncia, infine, di aver dato mandato ai propri legali “di valutare l’opportunità di agire giudizialmente, a salvaguardia dell’immagine e dell’onorabilità dell’azienda, e per il ristoro di eventuali danni patiti”.

Sulla stessa lunghezza d’onda la replica di Tigerpol. Nella nota divulgata ieri si chiariscono, in premessa, i sacrifici affrontati dall’istituto cooperativo per mantenere inalterata la platea dei lavoratori. “Si premette che questo istituto […] ha siglato con i lavoratori e con le rispettive Associazioni sindacali un accordo in base al quale tutto il personale già impegnato nel servizio è stato assunto dall'istituto Tigerpol, pur essendo il numero delle maestranze necessario al suo espletamento notevolmente inferiore”.

In merito alle questioni denunciate dai sindacati, Tigerpol replica in questi termini: “Si smentisce fermamente che l'Istituto non abbia ottemperato ai propri obblighi per quanto attiene l'organizzazione del lavoro, mentre il modesto ritardo nel pagamento del saldo delle retribuzioni di dicembre 2009 è dovuto esclusivamente, come del resto comunicato alle Organizzazioni Sindacali, all'inottemperanza dei termini di pagamento da parte dello stesso Enea e di altri enti pubblici (tra questi, la Regione Basilicata, l'Alsia, l'Aqp, l’Asm) per conto dei quali viene espletato il servizio di vigilanza. […] Gli stessi sei lavoratori dell'Istituto scrivente – conclude la nota - a loro volta, non ricevono certamente un trattamento di miglior favore rispetto agli addetti Enea”.

Pino Suriano - Il Quotidiano della Basilicata

Rotondella: Deborda il fiume Sinni. Ancora allagamenti a Caramola

ROTONDELLA – Gli agricoltori di contrada Caramola, sulla sponda del fiume Sinni, non ne possono più. I loro terreni sono ancora una volta un pantano. E’ ormai un problema cronico quello che interessa, da anni, le sponde del fiume. Per mesi quel fiume sembra quasi inesistente, se ne vede il letto, ma dell’acqua neppure l’ombra. Quando, però, l’acqua abbonda, il fiume diventa un problema: le masse d’acqua arrivano a debordare, fuoriescono dal letto del fiume e si riversano con forza distruttiva sui terreni degli agricoltori. La situazione si è già ripetuta più volte negli ultimi mesi.

Due sono le cause che solitamente determinano questa sovrabbondanza di acqua: il maltempo e il deflusso dalla diga di Senise. E se nelle scorse settimane gli agricoltori se l’erano presa con il maltempo, adesso hanno dovuto subire le conseguenze dell’apertura delle paratoie della diga. Difficile, per ora, calcolare i danni, ma gli agricoltori sono disperati. “In un modo o nell’altro, a questa situazione bisognerà porre fine”. E’ quello che ha auspicato il sindaco di Rotondella, Vincenzo Francomano, giunto ieri nei luoghi inondati con la Protezione Civile del comune, l’assessore ai Lavori Pubblici, Pino Comparato, e l’assessore all’Agricoltura, Vincenzo Montesano.

“Qui c’è praticamente il mare” ha commentato Francomano. “Non posso che essere pieno di comprensione per la situazione di questa gente. Non è ancora chiaro, trattandosi del letto del fiume, se l’intervento spetti all’Autorità di Bacino, al Consorzio di Bonifica o a un Dipartimento della Regione. Quel che è certo è che non si deve perdere un giorno”.

“I nostri alberi sono pieni di frutti, ma siamo impossibilitati a raccoglierli” interviene un agricoltore. E’ molto amareggiato. Il suo stato d’animo, del resto, è comprensibile. L’agricoltura locale deve già combattere con una pesante crisi di settore e di mercato. A questo fardello, nelle scorse settimane, si è aggiunto quello del maltempo. Se si aggiunge anche la difficoltà di gestione delle risorse idriche, la pazienza comincia a vacillare.

Pino Suriano - Il Quotidiano della Basilicata

19 feb 2010

Nova Siri: l'autovelox ha beccato anche i vigili

Sulla stampa pugliese si è parlato dell'autovelox di Nova Siri. Ne ha dato notizia Filippo Mele con un articolo apparso sulla Gazzetta della Basilicata. Cliccate qui per l'articolo. In basso troverete anche il duro commento (per me eccessivo) di un lettore di Barletta.

Cliccando qui, invece, trovate proprio l'articolo del giornale Il Paese Nuovo, che ha diffuso in Puglia la notizia.

Pulizie e vigilanza: ancora problemi all'Enea

Le Organizzazioni Sindacali denunciano ritardi nei pagamenti ai lavoratori

ROTONDELLA – Cambiano i problemi, non i protagonisti. Per settimane i quotidiani locali, verso la fine dell’anno scorso, si erano occupati delle vertenze sindacali dei lavoratori della vigilanza e delle pulizie del centro Enea di Rotondella. Mesi di battaglie e scioperi per il riconoscimento dei diritti lavorativi. Ma ancora una volta, a due mesi di distanza, le ditte appaltatrici dei servizi di vigilanza e pulizia diventano bersaglio di proteste sindacali.

Questa volta il problema riguarderebbe presunti ritardi nei pagamenti. Un vezzo abitudinario e preoccupante delle aziende Tigerpol (vigilanza) e Nuovi Orizzonti Sociali (pulizie), secondo quanto denunciato ieri da due note congiunte delle sigle sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil. Quel che è certo è che tali ritardi, frequenti negli ultimi mesi, avrebbero procurato le reazioni di molti lavoratori, che hanno più volte minacciato di incrociare le braccia. E’ quello che potrebbe accadere, per quanto riguarda il caso delle pulizie, il prossimo 2 marzo, per l’intero turno di lavoro, con presidio del piazzale di ingresso del centro.

A meno che l’azienda non mantenga l’impegno, preso informalmente, di pagare ogni spettanza entro il prossimo 19 febbraio. “Ad oggi – scrivono le Organizzazioni Sindacali - i lavoratori non hanno ancora percepito la retribuzione del mese di gennaio 2010 e, contattato telefonicamente, il titolare dell'azienda ha comunicato che tale pagamento dovrebbe avvenire nella giornata di venerdì 19 febbraio. Chiediamo che effettivamente l'azienda si attenga a tale impegno e che paghi lo spettante o in contanti o con metodo di pagamento che consenta la possibilità immediata degli operai di riscuotere denaro contante presso il proprio istituto di credito”.

Non molto diversa la situazione degli operatori del servizio di vigilanza. I sindacati hanno annunciato ieri lo stato di agitazione. “A seguito dell’assemblea tenutasi il 15 febbraio – recita la nota sindacale - presso la sede Trisaia di Rotondella, le Organizzazioni Sindacali proclamano lo stato di agitazione dei lavoratori del servizio di vigilanza, che non hanno ancora ricevuto il saldo delle spettanze relative al mese di dicembre 2009 e l’intera retribuzione di gennaio 2010. I lavoratori, congiuntamente alle Organizzazioni Sindacali, esprimono forte preoccupazione per i reiterati ritardi con i quali la società Tigerpol effettua i pagamenti degli stipendi mensili, nonché per una serie di inadempienze relative all’organizzazione del lavoro e alla mancata consegna delle divise invernali (e siamo già in pieno inverno!)”.

Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata

Rotondella: Museo di monete più vicino

Sarà probabilmente finanziato con fondi Piot

ROTONDELLA – Adesso è molto più che un’idea. Di un museo di monete a Rotondella si parlava da anni. Almeno dal 2007, quando Nicola Ielpo, ex direttore della Zecca d’Italia dal 1978 al 2000, aveva annunciato dalle colonne del Quotidiano la volontà di mettere a disposizione del pubblico la propria collezione personale: un autentico tesoro di circa 5 mila medaglie e monete di ogni foggia e provenienza, raccolte in oltre 40 anni di carriera in giro per il mondo. Non solo, l’ingegner Ielpo si era detto addirittura disponibile ad offrire, per l’esposizione, il palazzo nobiliare da lui ereditato, Palazzo Ielpo. Restava da risolvere, però, il problema più antico del mondo: il reperimento dei fondi per la realizzazione. Facilmente comprensibile, per un’opera del genere, è infatti la necessità di una serie di accorgimenti strutturali di grande rilievo e dispendio, in termini di messa in sicurezza e protezione degli spazi espositivi.

C’era anche un’altra questione da risolvere, strettamente connessa alla prima: non era possibile reperire finanziamenti pubblici per una struttura privata. Su questo aspetto è stata straordinaria la generosità mostrata da Ielpo, che ha risolto l’intoppo con una donazione dei locali al comune di Rotondella.

Restava il problema economico. Ma anche quello, con grande probabilità, potrebbe ora giungere a soluzione. La chiave di volta potrebbero essere gli incubatori Piot (Piani Integrati Offerta Turistica), coordinati per il metapontino dalla Comunità Montana Basso Sinni e presentati nei giorni scorsi a Policoro.

Il museo, infatti, è rientrato tra gli interventi immediatamente candidabili dei Piani, assieme ad altre iniziative del territorio. Se il progetto sarà approvato in tutte le sue parti, per l’opera dovrebbe essere stanziata una somma di circa 200 mila euro.

Lo ha annunciato, con grande soddisfazione, il sindaco di Rotondella, Vincenzo Francomano: “L’inserimento dell’opera nell’ambito dei Piot è un grande traguardo. Il condizionale è d’obbligo, ma credo che il progetto abbia ottime possibilità di essere finanziato. Il museo, infatti, risponde in maniera pressoché perfetta alla finalità principale dei Piani, che è quella di destagionalizzare i flussi turistici”.

Lo spazio espositivo, infatti, vanterebbe un grande potenziale di diversificazione turistica, soprattutto per la sua capacità di attrarre un turismo scolastico, tra i più rilevanti settori del cosiddetto “turismo di fuori stagione”.

Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata

Sostegno da Nicola Rondinelli (Sib) ai balneari di Metaponto

BERNALDA – C’è anche il sostegno del Sib (Sindacato Italiano Balneari) per la vicenda degli operatori turistici del metapontino, in protesta da qualche giorno per ottenere aiuti in seguito alle mareggiate delle scorse settimane, che hanno praticamente messo in ginocchio molte delle strutture turistiche della costa. “Il Sib – recita un volantino a firma del rappresentante Nicola Rondinelli - esprime solidarietà e preoccupazione per i balneari di Metaponto, impegnati in prima persona nella protesta relativa all'erosione dell'arenile. Visto l'approssimarsi della stagione estiva, vi è intanto la necessità di un intervento immediato perché la spiaggia è stata praticamente azzerata dalle ultime mareggiate. E' un problema che si sta trascinando da decenni: la Regione e tutti gli altri enti preposti hanno il dovere di intervenire con soluzioni definitive. Le nostre spiagge attrezzate – prosegue Rondinelli - sono una sorta di biglietto da visita da mostrare al turista che viene in Basilicata e sono qualcosa di speciale rispetto alla concorrenza. Il settore va sostenuto perché fondamentale per il turismo Regionale e Nazionale, dovrebbe essere considerato prioritario per l'importante ruolo che riveste. La risorsa mare costituisce l’elemento trainante del turismo Metapontino (che gestisce circa il 70% delle presenze turistiche Regionali). Ci auguriamo che l'incontro in programma mercoledì presso la Prefettura di Matera, con una delegazione di operatori di Metaponto, possa essere risolutivo”.

Pino Suriano -scritto per Il QUotidiano della Basilicata

14 feb 2010

Nei guai per un falso contrassegno

Un uomo di origini lucane dovrà rispondere di reati gravi per un contrassegno invalidi rilasciato dal comune di Nova Siri

NOVA SIRI – Girava per le strade di Firenze con un contrassegno per invalidi. Uno strumento che gli consentiva di risolvere con facilità il rognoso problema del transito nelle zone a traffico limitato. Peccato (per lui) che gli agenti della Polizia Municipale del capoluogo toscano abbiano scoperto l’inganno.
Non dà una bella immagine della Basilicata la vicenda di un uomo di origini lucane, residente in provincia di Firenze. Aveva trovato il modo di accedere tranquillamente, quando necessario, nelle zone a traffico limitato della città. Bastava un contrassegno invalidi perché tutte le strade fossero aperte.
La tecnica aveva funzionato per mesi, almeno fino a un pomeriggio della scorsa settimana, quando una pattuglia di agenti del distaccamento di Porta Romana ha notato la sua auto transitare in una zona a traffico limitato nei pressi di Ponte Vecchio.
Gli operatori di Polizia Municipale sono stati insospettiti dallo strano atteggiamento dell’uomo, che spostava continuamente lo sguardo verso il contrassegno arancione esposto sul parabrezza.
Hanno perciò deciso di fermare l’auto per un controllo, dal quale è emerso che si trattava di un permesso rilasciato dal Comune di Nova Siriad una donna di 87 anni. L’uomo si è subito giustificato, dichiarando che apparteneva a una sua zia, che egli stesso aveva appena accompagnato in un centro per analisi mediche.
I vigili non l’hanno bevuta, e hanno subito chiamato la centrale operativa per effettuare un riscontro. Risultato negativo: quella donna anziana non risultava iscritta nel registro prenotazioni del centro di analisi indicato dall’uomo.
Il conducente, visibilmente imbarazzato, ha così dovuto ammettere che la zia invalida si trovava, in quel momento, in un comune della Provincia di Matera. Gli accertamenti delle forze dell’ordine, però, sono andati oltre. Gli agenti hanno subito contattato l’Ufficio di Polizia Municipale di Nova Siri per ulteriori riscontri, a seguito dei quali la posizione dell’uomo si è aggravata ancora di più.
È infatti risultata, presso gli Uffici di Nova Siri, una denuncia per smarrimento del contrassegno, risalente all’aprile scorso, presentata dalla sorella del conducente: denuncia che è servita per ottenere un duplicato. Di fatto, quindi, potrebbero essere due i permessi per invalidi, entrambi originali, detenuti e utilizzati indebitamente. Dalla documentazione proveniente dal Comune di Nova Siri sarebbe emerso, inoltre, che la donna titolare del permesso era addirittura impossibilitata a muoversi da casa.
L’uomo è stato così denunciato per i reati di sostituzione di persona, falsità ideologica finalizzata alla truffa e, a causa della denuncia di smarrimento, anche di ricettazione, con il sequestro penale del permesso invalidi. Gli atti sono ora passati alla magistratura, che dovrà valutare, a questo punto, anche l'eventuale iscrizione nel registro degli indagati della sorella dell'uomo, che avrebbe commesso reato denunciando lo smarrimento del contrassegno invalidi dell'ignara zia.
La tenacia dei controlli di polizia, dimostrata dalla, vicenda dà la misura di quanto sia sentita, nel capoluogo toscano, la lotta al fenomeno. Lo stesso comune di Firenze, nei giorni scorsi, ha divulgato la notizia con un comunicato stampa, ripreso con un certo risalto sugli organi di informazione toscani.

Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata

7 feb 2010

Frana al campo sportivo. La versione del sindaco Francomano


Il sindaco: "La comunità non ci rimetterà neppure una lira"

ROTONDELLA – E’ come se quel campo sportivo gli fosse crollato addosso. Quintali di terra che hanno praticamente frantumato una delle prime opere rilevanti del suo mandato amministrativo. Vincenzo Francomano, sindaco di Rotondella, aveva parlato chiaro nel mese di agosto, quando la Lega Calcio aveva imposto alla squadra locale un adeguamento delle dimensioni del campo di Rione Mortella: no a un tempestivo lavoro di semplice allargamento, che non consentisse di evitare nuove frane (molto frequenti in quell’area), sì a un lavoro di maggior solidità, seppure più dispendioso e lungo.

Peccato che quella frana si sia ripresentata in tutta la sua forza distruttiva proprio due giorni dopo l'inaugurazione del campo. Come per uno strano scherzo del destino. Nonostante quei lavori “solidi”, finiti così nell’occhio del ciclone. Nulla di più ghiotto per ringalluzzire i suoi oppositori e farli gridare allo scandalo.

Sulle colonne del Quotidiano si era chiamata in causa una responsabilità politica. Il sindaco non è tipo da tirarsi indietro: potrebbe trincerarsi dietro un comunicato stampa, ma preferisce affrontare le domande dei cronisti, invitati in municipio per delineare i contorni della vicenda.

“Certo che assumo le responsabilità politiche - esordisce - purché siano coerenti con il ruolo ricoperto. Come soggetto politico, io rispondo di tre azioni fondamentali compiute in relazione alla vicenda. La prima è stata la volontà di realizzare un’opera più solida rispetto al semplice allargamento; la seconda è stata la scelta di affidare la progettazione all’ufficio tecnico comunale, per evitare dispendi ulteriori con incarichi a progettisti esterni; la terza è stata quella di privilegiare le ditte locali, che hanno concorso in una regolare gara anche se avremmo potuto avvalerci, per l’importo dei lavori, della trattativa privata”.

Fin qui tutto impeccabile e trasparente. Così però si chiude il cerchio e le responsabilità sembrano indirizzarsi tra l’Ufficio Tecnico e la ditta appaltatrice.

“Al momento è in corso una verifica di natura tecnica per stabilire le responsabilità. Per ora, però, non ho elementi tali da poter attribuire colpe ad alcuno. La ditta e i tecnici del comune si stanno parlando con massima trasparenza per chiarire la vicenda. Il mio compito principale, per ora, è però quello di garantire che i lavori siano svolti al meglio, senza che la comunità debba rimetterci una lira di più”.

L’ex sindaco Agresti aveva parlato di un progetto della vecchia amministrazione, validato dal Coni e non preso in considerazione da voi?

“Certo, ma il consigliere Agresti ha scordato di dire, probabilmente, che quello era un progetto per un milione di euro, che interveniva sulle tribune e sugli spogliatoi, ma non prevedeva allargamenti per il terreno di gioco. Insomma, era praticamente inutile per il nostro scopo. E’ vero, il Coni lo aveva validato, ma solo sul piano tecnico-sportivo. I fondi per realizzarlo, però, non c’erano e, a quanto mi risulta, quel progetto non era stato candidato da nessuna parte, pur essendo costato alla comunità più di 4 mila euro per i compensi dei progettisti”.

Il consigliere Giuseppe Lippo si è chiesto se non fosse necessaria, prima dei lavori, una perizia geologica.

“Non credo che servisse. Lì la base è già consolidata, il nostro era un semplice lavoro di appoggio”.

Insomma, la perizia non c’è stata. Serviva o no per un simile lavoro? E’ una domanda su cui sarà utile una risposta tecnica chiara e certa. Come quella, capitale, sulle responsabilità: c’è stato un errore di progettazione dell’Ufficio Tecnico o un errore di esecuzione della ditta? I cittadini attendono di saperlo.

Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata

Una speciale giornata della Memoria a Colobraro


Gli alunni hanno ricordato il sacrificio di Massimiliano Kolbe con il vescovo Nolè

COLOBRARO – Quel giorno, nel campo di concentramento di Auschwitz, le guardie avevano selezionato dieci detenuti. Dovevano essere rinchiusi nel cosiddetto “bunker della morte”, senza acqua e cibo, dove sarebbero morti di fame in pochi giorni.

Qualche giorno prima un prigioniero del campo aveva tentato di evadere. E le guardie, per evitare altri simili tentativi, avevano deciso di ammonire i prigionieri con una punizione dura ed esemplare.

Francesco Gajowniczek, uno dei dieci prescelti per il bunker, cominciò a piangere e a urlare a squarciagola. Implorava di essere salvato per pietà della famiglia che lo attendeva a casa.

All’improvviso, dalla folla dei detenuti, si alzò una mano. Era un uomo poco più che quarantenne, uno dei tanti prigionieri, numero di matricola 16670. Fece una proposta che a tutti sembrò impensabile: sarebbe entrato lui nel bunker, al posto di quel padre di famiglia. Le guardie accettarono, la vita di Gajowniczek fu salva.

Quindici giorni dopo, in quel bunker senza acqua e cibo, l’uomo era ancora vivo. Fu ucciso insieme ad altri prigionieri con un’iniezione di acido fenico. Era il 14 agosto 1941. Quell’uomo si chiamava Massimiliano Kolbe, sacerdote polacco. Nel 1981 sarebbe diventato san Massimiliano Kolbe, canonizzato dal suo connazionale Giovanni Paolo II, che lo definì quel giorno “martire della carità”. Alla cerimonia era presente anche Gajowniczek, l’uomo salvato dal suo sacrificio e poi scomparso nel 1995.

Se non avesse compiuto quel gesto, forse, oggi sarebbe ricordato come uno dei tanti numeri di matricola scomparsi in quel campo. E invece la sua vita, pur nella normalità dei gesti quotidiani, era già tutta piena di quella energia e di quella passione per l’uomo che lo avrebbero reso capace di un dono così grande. Padre Kolbe era un uomo vivo, ardentemente appassionato e intimamente legato ai rapporti umani. Amava intensamente i compagni del suo ordine religioso, era socievole e gioioso. E, soprattutto, sapeva perdonare. Sempre serio, ma mai pieno di livore verso chi si mostrava incapace di rispettare le regole del collegio. “Bisogna pregare per i peccatori”, diceva sempre.

Di queste ed altre testimonianze sulla sua vita si è fatto portavoce monsignor Francesco Nolè, vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro, nell’ambito di un incontro organizzato presso i locali scolastici di Colobraro, sezione staccata dell’Istituto Comprensivo Isabella Morra di Valsinni, in occasione della Giornata della Memoria.

A chiamarlo in causa è stata la professoressa Giovanna Tarantino, insegnante di storia della scuola secondaria di primo grado. Felice la scelta del vescovo, che nella sua interessante relazione ha voluto soffermarsi, in rapporto all’uditorio di studenti, sull’esperienza giovanile del santo.

Prima della relazione del vescovo erano intervenuti, per un saluto introduttivo, il dirigente scolastico Giovanna Modarelli e il sindaco di Colobraro Andrea Bernardi.

La chiusura dell’evento è stata affidata agli alunni della scuola, che hanno messo in scena una danza scenica, rappresentazione simbolica della sofferenza degli ebrei. La serata si è conclusa con la lettura, sempre da parte dei ragazzi, delle testimonianze dei detenuti del Block 14, quello in cui era rinchiuso Massimiliano Kolbe. E’ stato un modo nuovo, bello e sorprendente di richiamare una memoria storica, spesso ridotta, anche nelle scuole, a formale e disinteressata ritualità celebrativa. Alle orecchie dei ragazzi è arrivata una notizia: anche nel luogo più atroce, simbolo del male e della bestialità dell’uomo, è stato possibile un atto così grande e bello. Senza una cosa bella da raccontare, del resto, che “Memoria” sarebbe?


Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della BAsilicata
La foto è tratta dal sito www.miliziaimmacolata.it

1 feb 2010

E' morta Marisa Rossi Valicenti, moglie del poeta dialettale

Se n'è andata in silenzio e sobrietà, due doti umane che l'avevano sempre contraddistinta anche in vita.
Marisa Rossi Valicenti, moglie del noto poteta Antonio Valicenti, si è spenta sabato all'età di settant'anni, stroncata da una lunga e dolorosa malattia.
Chi aveva avuto la fortuna di incontrarla, anche solo per una volta, era stato di certo colpito dalla sua singolare compostezza, sempre accompagnata da un'imponente sobrietà di stile. Marisa appariva piuttosto silenziosa, ma il suo non era mai il "silenzio dei saccenti". Al contrario, la sua umiltà non passava inosservata: si poneva con le persone più semplici nello stesso modo con cui trattava con studiosi e cattedratici, incontrati nei tanti viaggi di cultura afftontati negli anni per l'attività letteraria del marito.
Madre di due figlie, aveva sempre mostrato un grande senso della famiglia, accompagnato da un'intima fede religiosa, mai ostentata ma profonda.
Era una donna che, pur senza volerlo, si faceva notare. Non è un caso che anche uno studioso di fama internazionale come il professor Ruggiero, tra i massimi studiosi italiani di Giacomo Leopardi, abbia scritto per lei straordinarie parole di stima.
Era grande e nota, allo stesso modo, la stima nei suoi confronti da parte del cantautore lucano Antonio Labate. Marisa non era di Rotondella, ma la gente, da questi parti, aveva subito imparato ad apprezzarla. Non è stato difficile, del resto, affezionarsi a una come lei.

Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata

Frana il campo di Rotondella. Conclusi da pochi giorni i lavori che avrebbero dovuto evitarlo

ROTONDELLA – Al campo sportivo di Rione Mortella la scena è surreale. All’ingresso c’è una targa che porta la data del 13 gennaio. E’ quella che intitola a Carlo Stigliano la struttura, rimessa a “nuovo” dopo i recenti lavori di allargamento del campo di gioco e assestamento dell’area franosa che interessa il terreno da anni. Ma quel campo, a meno di quindici giorni di distanza, è già praticamente un disastro.

Sarebbe difficile crederci senza aver visto con i propri occhi, ma le foto in pagina lo mostrano in modo impietoso: i muri di contenimento e tutte le parti che avrebbero dovuto evitare lo smottamento, non hanno retto, abbattuti come foglie al vento da un corpo franoso in movimento. Nell’area laterale del terreno, quella interessata dai lavori, le falle non si contano.

Insomma, è tutto come prima. Anzi, a giudicare dall’apparenza, molto peggio di prima. Nel frattempo, però, se ne sono andati soldi della comunità per un valore di circa 73 mila euro. E le squadre di Rotondella non hanno potuto giocare sul proprio terreno per più di sei mesi. La situazione chiama in causa responsabilità politiche. Era stato il sindaco, Vincenzo Francomano, in accordo con l’Assessore ai Lavori Pubblici Pino Comparato, a scegliere la strada di un lavoro più lungo, più costoso ma più stabile rispetto al semplice allargamento, che non avrebbe risolto il problema delle frane.

Queste le parole dichiarate dal sindaco al Quotidiano nel mese di settembre: “Potevamo attuare un intervento "tampone" per risolvere il problema in tempi brevi – ci disse – ma abbiamo preferito mettere mano alle casse per un intervento più sostanziale, in modo da risolvere in maniera pressoché definitiva anche il problema dell'area franosa”.

“Spiace dirlo – gli fa eco oggi Vito Agresti, capogruppo dell’opposizione - ma quei lavori non hanno avuto proprio nulla di definitivo”. Lo abbiamo incontrato proprio al campo, dove è giunto per un sopralluogo insieme ai consiglieri di minoranza Giuseppe Lippo e Rudy Marranchelli. “E’ l’ennesimo flop dell’amministrazione Francomano – insorge il capo della minoranza – hanno accantonato un nostro progetto strutturale per 250 mila euro, già validato dal Coni, per sostituirlo con questo disastro che è oggi davanti agli occhi di tutti”.

“E’ inaccettabile – incalza Giuseppe Lippo – hanno praticamente buttato la stessa somma che avrebbero dovuto stanziare per un bando di sostegno alle attività commerciali e di cui ancora non si sa nulla. Ma almeno è stato fatto uno studio geologico prima dei lavori? Possibile che nessuno abbia notato che una cosa del genere non avrebbe retto?”

A gridare allo scandalo c’è anche Francesco Lateana, presidente dell’Asd Rotunda Maris, che ci attende all’uscita del campo. La sua squadra, così come l’Adp Rotondella (altra squadra locale) è stata costretta a giocare tutte le partite casalinghe sul neutro di Valsinni. “E’ vergognoso” dice Lateana. Domenica prossima la squadra avrebbe dovuto giocare la prima partita dell’anno a Rotondella. Ieri mattina, però, lo hanno chiamato i tecnici del comune: “domenica non si può giocare”, gli hanno detto. Gli sono cadute le braccia. Anche perché, a giudicare da quello che si vede, forse non si tratterà solamente di domenica. La Rotondella calcistica può rifare i bagagli: si sloggia di nuovo.

Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata

Rotondella: riaperto il campo sportivo

ROTONDELLA – E' stata una partita speciale quella di domenica scorsa. E non tanto per l’incontro tra la squadra di casa e l'Irsina (finito con una vittoria per 2-1 degli ospiti), quanto per l’evento che l’ha preceduto. Da domenica il campo sportivo di Mortella è intitolato a Carlo Stigliano. Sempre, da ora in poi, lo sport a Rotondella sarà legato al nome del compianto uomo politico e manager.

Non casuale la scelta di intitolargli proprio il campo: “Carletto”, tutti lo sanno, si era sempre speso per la promozione dello sport locale e del calcio in particolare.

Toccante la cerimonia di intitolazione, sancita dalla scopertura di una targa affissa all'ingresso del campo. Erano presenti i familiari di "Carletto", ricordato con parole toccanti dal sindaco, Vincenzo Francomano, che ha richiamato la sua propensione alla "lealtà nei rapporti".

L'occasione dell'intitolazione è stata fatta coincidere con quella di riapertura del campo, dopo una lunga pausa di chiusura per lavori di adeguamento. Era stata la Lega Calcio ad imporre nuove dimensioni al campo che si accingeva in agosto, dopo più di venti anni, ad ospitare un campionato di Promozione. Per questa ragione, imprevista e spiazzante, la struttura era rimasta chiusa dalla fine dell'estate, procurando anche qualche problema in termini di risultati, per una squadra che ha disputato più della metà delle partite senza aver mai praticamente giocato in casa. Girovagare tra i campi di Nova Siri, Valsinni e Montalbano non è stato facile: il Rotondella, di fatto, non ha mai potuto far valere il "fattore campo".

La situazione aveva trascinato con sé non poche polemiche nei mesi scorsi, fino a condurre alle dimissioni di Domenico De Luca, vice presidente della società sportiva, in protesta per i ritardi nell'avvio dei lavori di allargamento. I quali, peraltro, dovevano essere conclusi già per il mese di dicembre, secondo alcune stime ottimistiche. Purtroppo non è andata così, per una serie di ritardi legati a complicazioni nell’ambito della realizzazione. Adesso, però, il Rotondella è finalmente “tornato a casa”. E lo ha fatto nel ricordo di uno dei personaggi che più avevano contribuito a farlo crescere. Il pensiero di molti corse a lui, quando, nello scorso mese di agosto, il Rotondella fu ripescato per il Campionato di Promozione. Domenica l’hanno ricordato anche con un mazzo di fiori ai piedi di un’immagine che lo ritrae su una delle pareti del campo.

Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata

Sindaci dei comuni nuclearizzati chiedono la compensazione ambientale

ROTONDELLA - Nuovo nucleare? Prima si chiuda con il vecchio. E’ la posizione emersa l’altro ieri a Roma nella Consulta Anci dei Sindaci dei comuni italiani a servitù nucleare (Caorso, Trino Vercellese, Ispra, Latina, Sessa Aurunca, Saluggia, Bosco Marengo, Rotondella e Roma).

Nel corso dell’incontro i primi cittadini hanno ribadito un no a secco “all’ipotesi – recita una nota congiunta dei partecipanti – di essere presi in considerazione per la realizzazione di nuove centrali e il deposito nazionale per i materiali e le scorie radioattive”. Un messaggio chiaro e inequivocabile, lanciato preventivamente da chi sa di partire in pole position per eventuali nuove attività nucleari.

L’incontro è diventato anche l’occasione per battere cassa. Un tema sul quale, come è ovvio, i primi cittadini hanno fatto fronte comune, pur nella diversità di colore politico delle rispettive amministrazioni comunali. I sindaci hanno chiesto la restituzione “delle somme che spettano loro in virtù delle misure compensative stanziate dal 2003 dal decreto Scanzano”. Quella tanto decantata compensazione ambientale, che sarebbe arrivata solo in parte a compensare i comuni nucleari, e comunque non nei tempi e nei termini stabiliti dalla legge. Non è roba da poco: si tratta di una somma complessiva di circa 250 milioni complessivi.

Lo ha spiegato, in una nota dettagliata, il sindaco di Rotondella Vincenzo Francomano, presente alla Consulta: “Proprio in ordine alle misure compensative stanziate a partire dal c.d. decreto Scanzano del 2003 – ha scritto Francomano - e successivamente decurtate del 70% annuo dalle manovre finanziarie 2005 e 2006, i Sindaci della Consulta hanno posto in evidenza che il Presidente dell’Anci Sergio Chiamparino, reiterando una richiesta già formulata dall’Autorità dell’Energia e del Gas e condivisa dal Senato della Repubblica con un proprio ordine del giorno, ha di recente chiesto al Governo di assumere, prima dell’avvio degli interventi per l’eventuale ripresa del nuovo nucleare, un impegno preciso per ripristinare con urgenza l’importo originario della compensazione a favore degli enti locali sedi di impianti nucleari, ammontante a circa 250 milioni di euro, pari ad un’aliquota della componente della tariffa elettrica (0,015 centesimi di euro per ogni kilowattora consumato)”. Insomma, c’è ancora qualche piccolo - si fa per dire - saldo. Per alcuni dei comuni in questione, soprattutto i più piccoli, sarebbero somme di vitale importanza. Per Rotondella, in particolare, un’imperdibile occasione di sviluppo.

Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata