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25 gen 2011

Il decennio di un paese che chiude?




ROTONDELLA - Succede, a volte, che una vicenda commerciale diventi una notizia. In Corso Garibaldi, dopo decenni, la saracinesca della bottega di Angelomario da qualche settimana è chiusa. Era l'unico negozio di abbagliamento rimasto ancora in piedi a Rotondella. I suoi battenti si sono chiusi negli ultimi giorni di dicembre, in perfetta sincronia con il decennio che ci siamo lasciati alle spalle.

La coincidenza offre il fianco a pensieri, immagini, malinconie. Perché la fine di quel negozio è l'emblema di un paese in declino. Storico e centralissimo, il negozio-sartoria è stato l'unico del settore a sopravvivere in un decennio che ha visto morire bar, market, uno studio fotografico, sale da gioco e ristoranti. E per il futuro si annunciano altre "morti", graduali ma inesorabili. Come quella dell'Ipsia Chimico, dove quest'anno non si è formata, per mancanza di iscrizioni, una classe prima. O dell’Istituto Comprensivo, che è sottodimensionato e potrebbe essere accorpato con il Secondo Circolo di Policoro.

Muore lentamente anche l'Enea, dove le unità lavorative, dal 2004 al 2009, si sono ridotte del 30 per cento.
Poi ci sono le morti vere e proprie, quelle che annualmente triplicano, bene che vada, il numero delle nascite: i loculi comunali, da almeno sei mesi, non riescono a soddisfare le troppo numerose “richieste”.

Si guarda ancora con speranza a Rotondella due. C’è chi pensa che possa rappresentare il futuro. Con il nuovo piano regolatore (in fase di approvazione) il centro sarà anche interessato da positive novità. La storia recente, però, non invita all'ottimismo. Guardarsi attorno spesso aiuta: dello sviluppo di Rotondella due si parla da almeno trent'anni, nello stesso tempo da Pisticci si è generato il popolato centro di Marconia, dal centro storico di Nova Siri è nato quello di Nova Siri Scalo. Rotondella due, di fatto, non è riuscita a recepire l’emigrazione dal centro collinare. Capannoni e insediamenti artigianali sono l’unica vera anima di un centro in cui quest'anno, per la prima volta, non si è costituita neppure la prima classe delle elementari.

Lo sconforto per ciò che muore, però, non può e non deve essere l’ultima parola. E non solo per uno slancio ottimistico o per una consolazione, ma perché c’è anche dell’altro da guardare. C’è del buono, in campo sociale, politico, commerciale, umano.

Il decennio appena concluso, per esempio, sarà ricordato per la fioritura degli agriturismi. Partiti sulla spinta di fondi europei, ma poi, per buona parte, capaci di camminare con le proprie gambe. Sono nate anche le case albergo, forse il lascito migliore degli investimenti milionari messi in atto dal Gal Cosvel.

Spesso ha fatto meglio chi ha fatto con poco. Come una vivace Pro Loco, guidata dal dinamico presidente Pasquale Gentile, che nell’ultimo quinquennio ha valorizzato la cultura e le tradizioni locali.

L’altro grande fatto del decennio è stato l’arrivo degli immigrati. Non poche famiglie di albanesi sono perfettamente integrate e i loro figli possono dirsi del tutto italiani. Cominciano ad esserlo anche alcune badanti dell’Est Europeo, giunte soprattutto negli ultimi anni. E poi ci sono i kurdi, portati in Italia nell’ambito di un progetto ministeriale per i rifugiati politici e accolti per un certo tempo dalle istituzioni a fronte di finanziamenti pubblici. In seguito, stabilmente e gratuitamente, accolti da una Chiesa locale che ancora regge. Persone come don Mario, Fulvia, Carmelina meritano il grazie di tutti, perché hanno operato gratuitamente per il bene comune.
Si percorrono strade nuove. Una è quella della Polizia Locale. Rotondella, assieme a Colobraro e Valsinni, si è lanciata in questa avventura che appare positiva. Non è un caso che altre aree, come quella di Stigliano, stiano facendo lo stesso. E' una strada da guardare, anche per altri ambiti: concepirsi insieme, nei servizi, nella solidarietà e nei rapporti, sta diventando sempre più urgente. Da soli si muore, anche se si hanno i soldi della compensazione ambientale.

E qui si apre un nuovo capitolo. Perché questo decennio è stato anche quello delle grandi occasioni di investimento per Rotondella: 6 milioni di euro per la viabilità extraurbana sul territorio, quasi 3,5 milioni (altri devono ancora arrivare) di compensazione ambientale per la presenza del centro Itrec della Trisaia. Cosa resta di concreto? La futura realizzazione del Ponte sul Sinni, che non risolverà il vero problema della viabilità del territorio (che è il collegamento con la ss 106) e qualche finanziamento per l’acquisto e la ristrutturazione di appartamenti nel centro storico. Per il resto, tante piccole azioni (come qualche spicciolo in più nelle tasche di operatori agricoli e commercianti) ma nessun cambiamento di sostanza.

In questo decennio ci hanno lasciato all’improvviso due uomini importanti: Carlo Stigliano e Mario Dimatteo. Entrambi molto discussi, ma anche molto amati: attivo e dinamico il primo, politicamente geniale il secondo. Ci ha lasciato anche una grande donna, Maria Rapanaro.


Pino Suriano - pubblicato sul Quotidiano del 25 gennaio 2011