ROTONDELLA – Fanno la guerra o fanno la pace? Nei giorni scorsi la domanda aveva acceso la curiosità di molti. Riguardava l’associazione Arci La Tarantola e l’assessore comunale alla Cultura, Maria Cuccarese, giunti ai ferri corti per la vicenda del bando di gestione della biblioteca comunale, poi andato deserto: l’associazione, vicina al vice sindaco Walter Lobreglio, aveva contestato la struttura del bando, intriso di “confusione normativa” e mirato a “creare sottolavoro”. Aveva risposto l’assessore con parole durissime, parlando di “manie di persecuzione” dell’associazione, spirito di chiusura e conservazione delle posizioni consolidate (l’Arci aveva gestito la biblioteca negli anni precedenti, ndr).
Ebbene, sulla bacheca dell’Arci, in corso Garibaldi, c’è la risposta alla domanda iniziale: la pace non si fa. Tutt’altro. L’associazione, infatti, ha controreplicato alla Cuccarese con una nuova lettera aperta. E ha infilato la lama proprio nella ferita scoperta che quest’ultima aveva fatto emergere nella sua nota, in cui si era spinta a scrivere, per difendere la propria posizione nei confronti dell’associazione, di averla addirittura agevolata e attesa, senza provvedere subito alla pubblicazione di un nuovo bando per la gestione, dopo che l’Arci aveva rifiutato una prima bozza di intesa con il Comune: “Si è fatto finta di niente – l’assessore aveva scritto proprio così - per quieto vivere e per non rompere gli equilibri all’interno della maggioranza, visto che si tratta pur sempre di una associazione vicina al centrosinistra, che esprime la seconda carica in seno all’amministrazione (il vice sindaco Lobreglio, ndr.)”.
Paradossalmente nessuno della minoranza aveva stigmatizzato le parole dell’assessore, sebbene nel mondo associazionistico fosse emersa qualche preoccupazione sulla vicenda. Perché? A mettere il dito nella piaga, comunque, è tornata ancora una volta l’Arci, che ha affondato con toni durissimi, non senza premettere la distinzione tra la propria identità di associazione e una supposta (da parte dell’assessore Cuccarese) vicinanza all’amministrazione comunale.
“Le affermazioni dell’assessore sono gravissime, in quanto fanno supporre che abbia svolto con parzialità la funzione pubblica di amministratore. Il tono e il registro comunicativo utilizzati – attacca l’Arci - ci illuminano sui principi che ispirano le politiche culturali, e non solo, varate dall’amministrazione. L’assessore ha palesato il “brodo di cottura” nel quale si prendono i provvedimenti politici: ha tollerato un nostro presunto “diritto di occupazione” della Biblioteca perché rientravamo nel lungo elenco delle associazioni amiche, vicine all’amministrazione di centro-sinistra. […] Dal canto nostro – prosegue più avanti la nota - abbiamo sempre tenuto un atteggiamento distaccato e non amichevole, abbiamo chiesto sempre parità di trattamento rispetto a tutti i soggetti singoli e/o associati che vivono sul territorio e valutazioni di merito sulle nostre proposte. […] Non difendiamo miseri orticelli, non facciamo del lecchinaggio politico. Lasciamo questo lavoro a chi è stato educato politicamente a farlo”.
Poi, per chiarire la presunta occupazione abusiva della biblioteca quando non era in corso alcuna convenzione formalizzata, si fa cenno al principio di sussidiarietà. “Sulla base di questo principio noi, come associazione (cittadini associati), abbiamo gratuitamente continuato a gestire la Biblioteca perché è un’attività di interesse generale, perché è un’ istituzione fondamentale per poter esprimere diritti culturali, partecipazione e protagonismo civico. Non sapevamo – si legge più avanti - di essere come i clandestini senza permesso di soggiorno, pensavamo molto semplicemente e umilmente di perseguire un interesse generale garantendo alla cittadinanza l’accesso alla biblioteca”.
Un ultimo cenno sulla tempistica della protesta, sulla quale l’assessore aveva avanzato qualche sospetto, essendo giunta solo dopo le voci che annunciavano l’intenzione di trasferire nella biblioteca la sede dell’Ufficio per la Comunicazione e l’Informazione sul Territorio. “E’ utile evidenziare che la lettera non è stata determinata da voci di corridoio circa il presunto trasferimento dell’Ufficio per la comunicazione e informazione sul territorio nei locali della Biblioteca (dato che, peraltro, non ne conoscevamo l’esistenza), ma dal fatto che aspettavamo una convocazione di tutte le associazioni da parte dell’assessore, per discutere sull’andamento fallimentare del bando”. Poi la conclusione: “Gli attacchi personali (la lezioncina, il riferimento a qualcuno della nostra base associativa che circola nei corridoi del Comune, le manie di persecuzione di cui a detta dell’assessore soffriamo, il classificare il nostro operato come chiuso “noi noi”, “il ci siamo già noi”) li rispediamo al mittente senza aggiungere nessuna considerazione. Non è nostra intenzione né nostro costume attaccare sul piano personale i nostri interlocutori e fare del puro pettegolezzo politico”. E allora, come andrà a finire? Di sicuro la vicenda è discussa e crea interesse tra la popolazione, anche perché la avvicina, almeno un po’, a quel “brodo di cottura” (per riprendere l’efficace espressione usata dall’Arci) in cui nascono i provvedimenti amministrativi a Rotondella. Che riguardano tutti, appunto.
Pino Suriano - pubblicato sul QUotidiano della Basilicata di venerdì 2 settembre
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