8 ago 2011

Antonio Carlucci, l'Intervista: "Parlano di noi solo in momenti come questo"


ROMA – Sono quasi le 19 quando sentiamo al telefono la voce di Antonio Carlucci, il militare ferito giovedì mattina in Afghanistan. E’ una voce rassicurante. Non si direbbe proprio che sia la voce di uno che poco più di 48 ore prima si è trovato nel bel mezzo di un attentato esplosivo rivendicato dai talebani. Dalle sue parole trapela subito l’attaccamento al corpo militare, e infatti il primo pensiero va a quelli che in Afghanistan sono rimasti. “La gente parla di noi solo quando succedono fatti come questi, ma della quotidianità silenziosa che viviamo lì si parla molto meno”.
Come ti senti?
Sto bene, sto bene. Ci tengo a rassicurare tutti. E anche sul piano morale mi sento aiutato dagli altri colpiti feriti con me nell’attentato.
Cosa ricordi di giovedì mattina?
Ricordo tutto alla perfezione. Non ho perso coscienza neppure per un istante. Prima il fortissimo rumore dell’esplosione, poi una grandissima fiammata di luce e, infine, l’odore della polvere da sparo. Nell’istante dello scoppio ricordo che mi è partito un “porcogiuda”, poi siamo stati tutti molto freddi e lucidi nel gestire la situazione. Subito ci siamo resi conto della situazione e, senza fare troppi drammi, ci siamo parlati e abbiamo accertato che, anche se feriti, eravamo tutti fuori pericolo.
E poi?
Abbiamo subito chiamato via radio e avvisato dell’attentato. Dopo poco tempo gli elicotteri americani erano già sul posto e ci hanno trasportato tempestivamente all’ospedale.
Un messaggio per i lucani.
Sono grato per gli attestati di stima ricevuti, direttamente o indirettamente, e mi fa piacere aver portato in alto il nome del mio paese e della mia regione, ma ci tengo a ribadire il mio pensiero per tutti i compagni che ancora sono in Afghanistan, perché sono eroi quanto lo siamo noi, per il solo fatto di essere lì.

Non manca una piccola vena polemica in queste ultime parole. E’ quella di chi ha rischiato la vita fino a 
giovedì per sei mesi. Ma solo da due giorni se ne sono accorti tutti.
di Pino Suriano - dal Quotidiano della basilicata del 7 luglio 2011

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