25 lug 2011

NOVA SIRI . Anas. Gli espropriati per la 106 sul piede di guerra

La cosiddetta “variante Ss 106 di Nova Siri” era attesa da tempo. Poi, come spesso accade per le grandi opere, le cose sono andate per le lunghe. Non solo a Nova Siri. Non è un caso che Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia e futuro leader della Banca Centrale Europea, abbia tuonato di recente contro la lentezza nella realizzazione di quasi tutte le infrastrutture viarie programmate, ricordando che “ad oggi sono stati completati poco più del 60% degli ampliamenti concordati nel 1997 dall’ Anas e la principale concessionaria autostradale, e meno del 30% di quelli decisi nel programma del 2004. E il programma più recente, quello del 2008, è ancora in fase di studio”.

Ha risposto per le rime Altero Matteoli, Ministro dei Trasporti: “Sulla necessità di velocizzare la realizzazione delle opere – ha dichiarato - abbiamo cambiato il codice degli appalti e il regolamento per accelerare. Se il governatore della Banca d’Italia ha qualche suggerimento su come realizzare più rapidamente le opere, lo renda noto”.

Un’accelerata imposta, dunque. E i segnali del cambio di passo si vedono anche a Nova Siri. L’Anas, infatti, sembra aver messo la marcia veloce. Si direbbe questo dalla celerità con cui ha gestito le prime fasi relative agli espropri. Molto veloci. Per qualcuno anche troppo.
La pensano così alcuni degli espropriati per la realizzazione dell’opera. Sono più di sessanta i proprietari che saranno danneggiati ed economicamente risarciti dalla costruzione del nuovo tratto stradale. Molti dei loro terreni sono agricoli, in prevalenza frutteti. E non manca chi è già sul piede di guerra.

A più di qualcuno non è andato giù il metodo adottato dall’Anas, con la sola formulazione di un’offerta di indennizzo (cosiddetta indennità provvisoria) e l’implicito rimando, per gli eventuali scontenti, alle vie legali. Senza un tavolo discussione in cui siano messi a confronto i rilievi dell’ente e le osservazioni dei proprietari. Senza un tentativo di definizione pacifica e dialogata, insomma.

Secondo alcuni proprietari,infatti, la determinazione provvisoria dell’indennità di esproprio proposta dall’Anas non sarebbe in sintonia con il danno effettivo da ristorare. Quasi tutti (e in particolare le aziende agricole) partono da un presupposto: nella valutazione dell’indennità da corrispondere si dovrebbe tenere conto non solo dei danni diretti causati a soprassuoli e manufatti, ma anche del danno complessivo e della diminuzione di valore dell’azienda agricola. Nell’indennità, insomma, andrebbe considerata anche la diminuzione di valore della parte non soggetta ad esproprio: spaccare un’azienda, le sue condotte idriche, la sua unità di gestione, per loro è un danno a tutti gli effetti.
C’è questo e c’è altro nei primi reclami che hanno fatto partire. Prima si sono mossi con osservazioni personali, adesso cominciano a fioccare le lettere degli avvocati. Ma nulla: l’Anas,per ora, non risponde.

Ci si chiede la ragione del “silenzio” dell’ente. Per velocizzare? Per rimandare al futuro grane che potrebbero rallentare l’opera, anche a costo di indennizzi più salati? E’ possibile. Intanto gli espropriati non ci stanno. Non tutti, almeno. Alcuni di loro si sentono privati del diritto di far sentire la propria voce. Hanno chiesto un incontro, almeno un momento di concertazione con i tecnici Anas per la determinazione del valore. Vogliono che l’Ente decida assieme a loro, consideri e valuti le loro osservazioni in rapporto all’indennizzo proposto. Non vogliono, insomma, che il tutto si debba risolvere dopo anni davanti a un giudice. Alcuni lo hanno chiesto formalmente, ma senza ricevere risposta. Il silenzio dell’Anas è un’attesa strategica o un no senza condizioni?

Pino Suriano - pubblicato su Il Quotidiano della Basilicata del 24 luglio 2011

Nessun commento: