21 lug 2009

Sergio Caputo a Nova Siri

“Il più ricco dei jazzisti e il più povero degli artisti del pop”. Ama definirsi così, Sergio Caputo, per sfuggire a ogni possibile etichettatura del suo stile musicale. Catalogarlo, del resto, sarebbe impossibile.

Il re della “fusione” italiana sperimenta tutto e il contrario di tutto da anni. “La mia matrice – scrive sul suo sito web - è sempre stata prevalentemente jazzistica, anche se poi ho iniziato una ricerca in direzione più pop fino ad arrivare ad album decisamente rock per poi tornare, credo in modo alquanto definitivo, al jazz”.

Questa sera sarà di scena a Nova Siri, in piazza Troisi, alle ore 21. Il suo concerto apre la serie di grandi eventi musicali che in agosto porterà nel centro jonico i Tarantolati di Tricarico e tre tappe del Blues in Town.

Caputo, l’art director che diventò jazzista, ha iniziato la sua carriera musicale verso la fine degli anni 70 al Folk Studio, lo storico locale di Roma in cui si è formata buona parte della musica d'autore italiana. Mai, a quel tempo, avrebbe pensato di arrivare a suonare con un mostro sacro del jazz come Dizzy Gillespie (“Non mollava la sua mitica tromba neanche quando andava in bagno”).

E’ esploso nel 1983 con il disco “Sabato italiano”. Brani come “Bimba se sapessi”, “Il Garibaldi Innamorato” e “L’astronave che arriva” sono motivi ormai scolpiti nella memoria musicale del paese. Meno noto, ma straordinari per intensità melodica, è il bellissimo “Cimici e bromuro”. E’ datato 2006 il suo ultimo disco “A tu per tu”, prima raccolta di unplugged. La sua passione per la musica lo ha portato anche a sperimentare in fatto di ruoli. E’ risaputo, infatti, che sia lui stesso l’autore di testi e musica, l’arrangiatore, il fonico e anche il produttore dei suoi album. Tutto in casa, insomma.

Conosciuto per le sue rarissime apparizione in tv (“preferisco ancora la radio”), alla fine degli anni ’90 ha lasciato l’Italia per trasferirsi in California, dove ha vissuto fino al 2004 prima di tornare in Italia per un tour di grande successo.

Tante sono le curiosità, quasi leggendarie, legate alla sua carriera. Come quella per cui dovette cambiare il testo del brano “Bimba se sapessi”, nel quale indicava esplicitamente la “citrosodina”, per evitare di incorrere nelle norme antipubblicità per una casa farmaceutica. “Ci sono ancora in giro 5 mila copie con il testo originario. Erano già in commercio quando cambiai il testo”.

Leggendaria anche la sua verve comica. “Ben quattro mie ex fidanzate – racconta sul suo sito web ufficiale - si identificarono nel brano "Spicchio di luna", e a tutte e quattro dissi, mentendo, che effettivamente era dedicato a loro”.

Giuseppe D’Armento, assessore a Cultura e Spettacoli del Comune di Nova Siri, lo ha scelto proprio perché suo storico fan. “Uno di quei cantautori che hanno pagato a caro prezzo il non essersi schierati apertamente con una certa bandiera politica”. La sua canzone preferita? “Ma che amico sei? E’ una speciale preghiera al Padreterno, scritta nel 1990 in occasione della guerra dell’Iraq”.

Certi artisti riescono a essere impegnati anche senza sforzarsi di sembrarlo. Sergio Caputo è uno di quelli.


Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata

Nessun commento: