27 mar 2009

L'eolico in Basilicata. C'è anche Rotondella

Da un Primo Piano di Rocco Pezzano sul Quotidiano

CAVALCANDO IL VENTO ma anche l’acqua, c’e’ un mondo di imprese piccole e grandi che, mentre la politica ancora cerca una strada, agisce e costruisce. In Basilicata la produzione di energie da fonti rinnovabili è una frontiera che ormai non cercano più solo sparuti cercatori d’oro o isolate carovane di pionieri, ma un numero crescente di aziende.

La Consiag, ad esempio, società per azioni della Toscana a capitale pubblico, che vuole costruire quattro

impianti idroelettrici. O la Cre Project, padovana, che in questi giorni sta facendo partire un impianto eolico a Rotondella e che si prepara a fare lo stesso a Campomaggiore.

E la Sel? Sa di tutto quello che avviene sul territorio lucano? Interagisce? Per la Società energetica lucana, ente della Regione Basilicata finanziata con fondi pubblici, risponde Maurizio Campagna: «Premetto che non conosco questi progetti, ma comunque questo tipo di iniziative non c’entrano nulla con l’attività della Sel. Certo, se poi rivestiranno carattere pubblico, ne verremo a conoscenza e valuteremo l’opportunità di un intervento».

Accertato che la neonata società regionale non conosce i piani di Consiag e Cre Project e che questi non hanno nulla a che vedere con la missione aziendale della Sel, è interessante entrare più nel dettaglio.

L’iniziativa che più colpisce è quella legata all’idroelettrico. Si tratta di una risorsa pulita di cui si discute assai poco, ma che in Italia è ancora la principale fonte di produzione fra le rinnovabili, oltre che la maggiore risorsa interna.

La Basilicata ha sempre avuto una tradizione rispettabile in materia. Certo che i progetti di un tempo - quelli grandi, legati a cascate, dighe e opere significative - non hanno più futuro. Anzi, non hanno nemmeno più presente: nessuna società si avventura più nella ragnatela di leggi e codici del settore, nella selva di autorizzazioni e contro le armate degli ambientalisti che attendono con il coltello fra i denti, armati della conoscenza integrale di ogni strumento legislativo a disposizione.

Infatti - come conferma Renzo Puccetti della Consiag - si tratta di progetti di mini-idroelettrico. La differenza è di taglia: gli impianti idroelettrici normali avevano potenze di diverse decine di megawatt. Oltre a basarsi su una struttura concettualmente diversa: invasi realizzati appositamente per creare dislivelli tali da generare notevoli potenze. Gli impianti più piccoli invece Cascata captano acqua da fiumi e torrenti, la incanalano in una tubatura e poi la scaricano su una turbina contenuta in una piccola centrale.

I nomi dei progetti sono “Calvel - lo”, “Fiumara d’Anzi”, “Noce” e “Nocito” e prendono il nome dai corsi d’acqua interessati. «Sì - spiega Puccetti - ma è bene specificare che si tratta di quattro iniziative ancora alla fase di progetto preliminare. Per ora non c’è nulla di cantierabile». La taglia sarebbe di circa tre megawatt l’uno. Fanno parte di una dozzina di progetti similari diffusi nel Sud Italia. «In Toscana - è ancora più dettagliato Puccetti - è stato a tal punto utilizzato ogni salto possibile che non si fa più mini ma micro idroelettrico, qualche decina di kilowatt ».

Nulla si può dire, allo stato attuale, su quello che potrebbero portare alle comunità locali i quattro progetti, ove fossero autorizzati e realizzati. Forse royalties per i Comuni interessati, forse del lavoro per la costruzione («Cerchiamo sempre di utilizzare le imprese locali», assicura Paccetti), due o tre posti per la guardiania, la pulizia, la manutenzione. Poco più. A beneficiarne realmente sarebbe solo l’ambiente, grazie all’utilizzo di un’energia che non crea inquinamento e scorie.

Ma perché una società pubblica - che si presenta così: «Da consorzio intercomunale a holding di servizi

pubblici a vocazione industriale sempre fortemente legata al territorio» - decide di investire in un’al - tra regione? «Noi siamo attivi da tempo nel campo dell’energia – risponde Puccetti - ma ancora non nel ramo della produzione. Abbiamo deciso di puntare sulle fonti rinnovabili. Verrà fata sicuramente una “società di scopo” dedicata ai progetti lucani». E i soldi guadagnati in Basilicata? «Suppongo verranno investiti in altre attività del gruppo», afferma Puccetti. Nessuna interazione con la Sel. «Mi risulta che debba realizzare impianti per l’amministrazione pubblica, un discorso tutto diverso dal nostro»: questa l’immagine della Società energetica lucana. Come mai è stata scelta la Basilicata? «Il centro sud - assicura il dirigente della Consiag - ci pone meno ostacoli burocratici. Non è il caso della Basilicata, che invece di

problemi ne pone, come con la moratoria». Puccetti si riferisce alla nota “moratoria dell’eolico” della

Regione Basilicata. Ma l’eolico va avanti, e sarebbe facile dire “con il vento in poppa”. Prova ne sia il fatto che, dei due impianti della Cre Project, uno è partito e l’altro è sulla buona strada.

A Rotondella le pale hanno cominciato a girare. E’ la fase – per così dire - di rodaggio. La partenza

è stata molto ritardata rispetto alle previsioni ddi due anni fa: si parlava all’epoca del giugno 2008. Cosa

sia accaduto esattamente (si parla di condizioni meteorologiche proibitive che hanno ritardato i lavori,

ma si tratta di voci da confermare) non è stato possibile ieri appurarlo: il presidente della Cre Project,

Daniele Boscolo Meneguolo, era all’estero e irrintracciabile. Varrà la pena ritornarci per capire quanto

siano ancora diffusi i timori di chi non ama l’eolico (problemi per gli uccelli; eccesso di rumore; guasti

al paesaggio) e quanto invece le comunità siano disponibili a questo tipo di energia pulita.

In base alle informazioni finora fornite dall’azienda, l’investimento è di 48,8 milioni di euro, in parte

finanziati con un’operazione di project financing da parte della Cassa di Risparmio Padova e Rovigo.

La finanza di progetto è un finanziamento a lungo termine, nel quale viene creata una nuova società ad hoc che si accolla il progetto, separandosi dal soggetto che propone l’iniziativa. A Rotondella ci sono 12 aerogeneratori da un megawatt e mezzo l’uno per complessivi 18 mw. A Campomaggiore sono previste invece 7 pale eoliche per 10 megawatt e mezzo. In tutto, l’equivalente di ciò che consumano circa 8.000 famiglie. Ottomila case poggiate sul vento.

Rocco Pezzano – da www.ilquotidianodellabasilicata.it

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