ROTONDELLA – Giovanni Falcone non combatte più solo per Angelo. A due anni dall’arresto del figlio, l’ex carabiniere rilancia la questione del gratuito patrocinio per tutti gli italiani detenuti all’estero. Il caso del 28 enne di Bobbio, arrestato in India il 9 marzo 2007 e condannato in agosto a dieci anni di carcere, diventa così il viatico per una più ampia battaglia di interesse nazionale. La prenderà sul serio Antonio Disanza, consigliere regionale del Pd, che ha assicurato il proprio impegno per coinvolgere al più presto altre quattro regioni, oltre alla Basilicata, al fine di presentare una proposta di legge ad hoc (ndr. per la proposta serve il sostegno di almeno cinque regioni).
Per sostenere le ragioni di Giovanni, nell’incontro-dibattito tenutosi ieri a Rotondella, sono giunte anche altre autorità politiche. Prima tra tutte Elisabetta Zamparutti, parlamentare Pd in quota Radicali, che già da tempo aveva preso a cuore le battaglie di papà Giovanni. La parlamentare ha annunciato che si recherà “presto in India per visitare il giovane, insieme all’amico piacentino Simone Nobili. Sarà anche un’occasione utile – ha detto la rappresentante dei Radicali – per accertare l’effettiva condizione delle carceri indiane e fino a che punto siano tutelati i diritti umani”.
C’erano, inoltre, Carmine Nigro, presidente della giunta provinciale, e Nicola Marino, presidente del consiglio provinciale, che hanno ribadito il sostegno politico dell’ente alla causa di Giovanni, così come aveva fatto nell’introduzione anche Vito Agresti, sindaco di Rotondella.
Non è mancato, come già accennato, l’apporto di Antonio Disanza, tra i primi ad avere sostenuto Giovanni subito dopo l’arresto. “Molto più concretamente di tanti altri” - aveva detto al Quotidiano Falcone nelle scorse settimane - “che hanno usato il caso per avere visibilità politica e poi mi hanno abbandonato alla mia sorte”.
All’incontro è intervenuto anche don Marcello Cozzi, presidente dell’associazione Libera, che ha richiamato in senso ampio il problema delle carceri e la loro inadeguatezza a garantire condizioni di vita umane: “Il caso di Angelo deve aiutarci a riflettere anche sullo stato in cui versano le carceri italiane”.
Chiari e semplici gli argomenti di Falcone, fondati sui principi essenziali di costituzionalità e uguaglianza dei diritti: se un extracomunitario è arrestato in Italia ottiene un patrocinio legale e una serie di diritti legittimi, se un italiano viene arrestato in India tutto questo non accade. “Non chiediamo nessuna impunità – ha spiegato – semplicemente che venga riconosciuto a un cittadino italiano ciò che l’Italia garantisce agli altri”.
Proprio in merito a ciò Giovanni si è riempito di sdegno, ricordando i tanti diritti non garantiti ai due arrestati (Angelo e il suo amico Simone Nobili), o ritardi con cui il personale diplomatico italiano in India ha visitato il figlio e ne ha seguito la vicenda.
Le presenze di ieri hanno rianimato Falcone, che nei giorni scorsi si era detto molto amareggiato per l’impossibilità di sentire Angelo al telefono e, soprattutto, per il rischio di una condanna ancor più pesante: anche l’accusa, infatti, avrebbe presentato appello non ritenendosi soddisfatta della condanna a 10 anni. Un autentico fardello.
Pino Suriano - www.ilquotidianodellabasilicata.it
Nessun commento:
Posta un commento