Oggi in sala consiliare un incontro-dibattito. Ci sarà la radicale Zamparutti.
ROTONDELLA – E’ triste, per Giovanni Falcone, il secondo “anniversario” di detenzione in India di suo figlio Angelo. Il 9 marzo 2007 il giovane veniva fermato per possesso di stupefacenti insieme all’amico Simone Nobili e condotto nella casa circondariale di Mandi, nella regione indiana Himacal Pradesh.
E se il primo anniversario, pur triste, fu vissuto tra le speranze di una possibile assoluzione, quello di oggi porta con sé il fardello di una condanna a 10 anni, pronunciata nell’agosto scorso da un tribunale indiano. Una sentenza che pesa come un macigno, e che ha cambiato in modo devastante anche la forma dei rapporti tra il giovane e la sua famiglia. Nuovo carcere, nuove regole. “Con i condannati non si parla neppure al telefono” hanno spiegato all’incredulo papà Giovanni.
“Dal mese di ottobre – racconta - l’ho sentito una volta e solo grazie alla disponibilità di un poliziotto che gli ha fatto utilizzare il suo telefonino in occasione di una visita ospedaliera”. C’è di più. “Secondo quanto mi è stato comunicato per e-mail – aggiunge – i contatti non sarebbero facili neppure all’ambasciata. Il tutto in palese violazione della Convenzione di Vienna "Relazioni Consolari" e di numerose altre Convenzioni e Leggi Internazionali”.
Sarà un 9 giugno triste e scoraggiato, per Giovanni Falcone, ma non inattivo. Il combattivo papà ha infatti organizzato, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Rotondella, un incontro dibattito dal titolo “Una giornata per non dimenticare”. L’evento, proposto anche su Facebook da Franca Corradini, ha già raccolto circa 100 adesioni e i messaggi di solidarietà di alcune personalità politiche, tra cui l’assessore regionale Vincenzo Santochirico.
L’incontro si terrà alle 15 nella sala consiliare di Rotondella e sarà incentrato sul tema “Applicazione dei diritti internazionali per i detenuti italiani all’esteri”.
Il caso di Angelo Falcone, nell’ambito del dibattito, sarà spunto per allargare lo sguardo su una problematica che coinvolge tanti altri italiani detenuti all’estero. Giovanni Falcone, da qualche tempo, ha cominciato a guardare anche ai drammi degli altri, facendosi presente a tanti genitori meno combattivi di lui.
Assieme ad alcuni di loro, nelle prossime settimane, manifesterà a Roma davanti alle sedi istituzionali. La manifestazione era già programmata per lo scorso 11 febbraio, ma è stata rinviata a data da destinarsi.
“Saremo lì a manifestare – ha annunciato Giovanni Falcone dal suo blog – a gridare la nostra sofferenza, a cercare aiuto e partecipazione attiva da parte delle Istituzioni, affinché ci ascoltino e ci diano gli stessi (legittimi) diritti che noi diamo agli extracomunitari detenuti in Italia. Non chiediamo nulla di più e non vogliamo togliere nulla a nessuno. Non grideremo l'innocenza a tutti i costi, ma chiederemo che i fatti siano appurati con giustizia e che con giustizia sia portato avanti questo problema che, come da sempre grido, è un problema sociale nazionale. Sono circa 3000 i cittadini Italiani detenuti nel mondo e 3000 le famiglie italiane che vivono nella disperazione totale e che non sanno quasi nulla dei propri familiari, che non hanno un semplice contatto telefonico e che, data la notevole distanza con i paesi di detenzione, non vedono i propri cari da anni. Ci saranno, insieme a me, altri familiari di detenuti con cui ho creato contatti”. E sarà benvenuto anche chiunque vorrà condividere la loro causa, pur non essendo direttamente toccato negli affetti familiari.
Pino Suriano - www.ilquotidianodellabasilicata.it
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