19 mar 2009

Angelo Falcone: "Volevo farla finita"

La free lance Maria Grazia Coggiola l'ha incotnrato in carcere
ROTONDELLA – Faccia a faccia con Angelo Falcone. E’ stata Maria Grazia Coggiola, giornalista free lance e collaboratrice dell’agenzia Apcom, la prima reporter italiana a varcare la soglia del carcere di Nahan, in India, dove il giovane di origini lucane dovrà scontare una pena di dieci anni per possesso e spaccio di sostanze stupefacenti. La cronista ha così potuto raccogliere per Apcom la sua più scottante dichiarazione dal giorno dell’arresto, avvenuto il 9 marzo 2007: “Avevo pensato di farla finita”. Un’idea che sarebbe balenata nella testa del giovane nell’autunno scorso, poche settimane dopo la pesantissima condanna-fardello, nel pieno di una malattia alle gambe (forse ai menischi) che lo affliggeva da alcune settimane e da cui sarebbe guarito solo da poco. “Ero disperato, non sapevo più cosa fare – ha detto Angelo – non riuscivo quasi a camminare, ero in uno stato di depressione, non riuscivo a parlare con la mia famiglia, avevo voglia di farla finita”. Poi la ripresa, anche grazie all’aiuto di un amico, e oggi dice: “sto meglio, non prendo più medicine e ho ricominciato a mangiare”.
Ma dal reportage emergono anche altri nuovi e interessanti aspetti della vicenda. Il primo conferma quanto già Giovanni Falcone, padre di Angelo, aveva avuto modo di denunciare, e cioè che l’ambasciata italiana in India sarebbe assente dal carcere dallo scorso ottobre e che ad Angelo sarebbe impossibile comunicare con l’esterno se non per lettera o per fax.
E poi altri particolari rivelati dal giovane, come quello secondo cui nel carcere (che ospita 267 detenuti) non mancherebbe una certa igiene, contrariamente alla convenzione diffusa sulla scarsa pulizia delle carceri indiane. Infine, addirittura, un suo ravvedimento sul vecchio stile di vita: “Ho capito che molte cose, come le auto o vestiti firmati, sono insignificanti e mentre prima le cercavo ora penso proprio di poterne fare a meno”.
Di seguito, parte del resoconto della visita dalle parole di Maria Grazia Coggiola, che già un anno fa aveva visitato Angelo nel carcere di Mandi, in cui era stato rinchiuso in fase di indagini preliminari. Il testo dell’intero reportage è consultabile sul blog della giornalista www.coggiolaarticoli.blogspot.com.

Tra le alte mura di cemento del carcere di Nahan, la speranza di Angelo é appesa all’appello presentata dalla difesa (ma anche dall’accusa che chiede una maggiorazione della pena). Non é ancora stata fissata una data per l’udienza. Dopo la condanna in primo grado a 10 anni di reclusione più una multa, la famiglia Falcone si é affidata a uno dei più famosi, ma anche costosi, studi legali di Nuova Delhi che di recente ha ottenuto l’assoluzione di 4 ragazzi italiani anche loro coinvolti in una storia di droga.
“Da quando sono ritornato in forza ho ricominciato a scrivere e a disegnare – dice Angelo, che ha chiesto di poter stare in una cella a due letti che condivide con l’amico. “A differenza di quello che si potrebbe immaginare per un Paese come l’India, é abbastanza pulito. Ogni giorno i materassi sono disinfettati, possiamo comprare e cucinare il nostro cibo e abbiamo una biblioteca”.
Alla fine dell’incontro, durato oltre i 20 minuti consentiti, aggiunge: “Quando torno in Italia voglio sposarmi e stare con la mia famiglia a Bobbio. La prigione mi ha fatto vedere le cose sotto una luce diversa. Non potrò fare la stessa vita di prima. Ho capito che molte cose, come le auto o vestiti firmati, sono insignificanti e mentre prima le cercavo ora penso proprio di poterne fare a meno”.

C’è da augurarsi che questa nuova occasione possa arrivare presto.

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