26 set 2008

Caso Falcone: un contributo dal comune di Montalbano

E intanto il sottosegretario Craxi chiude le porte per la reclusione in Italia

MONTALBANO JONICO – Un gettone di presenza per la difesa di Angelo Falcone. Non sarà certo il gesto dei consiglieri comunali di Montalbano Jonico a risolvere le grane giudiziarie del giovane detenuto in India, ma può essere l’inizio di una più ampia catena di solidarietà. I membri dell’assise cittadina, infatti, hanno deciso di devolvere alla causa il gettone di presenza dell’ultima seduta del consiglio, “come richiesto da Giovanni Falcone, padre di Angelo, il 9 settembre scorso”.
Cominciano a sortire qualche effetto, dunque, le numerose richieste di aiuto inviate nei giorni scorsi da Falcone a numerosi enti pubblici e istituzioni. La speranza di Giovanni, naturalmente, è che altri seguano la strada tracciata dagli amministratori di Montalbano, aiutandolo a sostenere le ingenti spese per la difesa.
Quasi certamente, infatti, Angelo Falcone e Simone Nobili (l’amico arrestato con lui) ricorreranno in appello dopo la condanna in primo grado a dieci anni di reclusione, decretata lo scorso 22 agosto dal tribunale indiano.
E’ quanto ha consigliato alla famiglia anche il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, interrogata sulla vicenda dal parlamentare del Pdl Tommaso Foti. Non induce all’ottimismo la sua dichiarazione in merito a un possibile intervento diplomatico della Farnesina per riportare in Italia i due detenuti: “L’india- ha dichiarato il sottosegretario- non ha aderito alla Convenzione di Strasburgo sul trasferimento delle persone condannate, pertanto non appare percorribile l’ipotesi di recludere i due piacentini, che continuano a dichiararsi innocenti, in un carcere italiano”.
Rassegnato il commento di Foti, tra i politici più attenti alla vicenda sin dai tempi dell’arresto nel marzo 2007: “Come temevo, ogni altro escamotage studiato per riportare i due bobbiesi in Italia cozza contro la mancanza di strumenti giuridici che disciplinino i rapporti tra India ed Italia, per vicende di questo tipo.
Al di là del sostegno, anche economico, fornito dalle nostre autorità diplomatiche ai due connazionali, non vedo altra strada che la difesa nel processo d'appello, magari ricorrendo ad altro legale rispetto a quello che ha seguito, con scarsa fortuna, il processo di primo grado”. Continua, intanto, la battaglia politica e mediatica di Giovanni Falcone, sempre impegnato a ottenere il gratuito patrocinio anche per i detenuti all’estero. “Quella del gratuito patrocinio – ha dichiarato più volte Falcone – è una anomalia tutta italiana che va a intaccare il principio costituzionale dell’uguaglianza di diritti tra cittadini italiani”.

Pino Suriano - Il Quotidiano della Basilicata

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