ROTONDELLA - Giovanni Falcone ci attende a casa in mattinata. Il luogo è d’obbligo, perché è lì che dovrebbe arrivare una telefonata molto attesa. E’ quella dell’Ambasciata Italiana in India, che comunicherà le novità sulla sistemazione del figlio nel nuovo carcere di Nahan.
Sono passati due giorni dalla sentenza di condanna a dieci anni per Angelo Falcone e l’amico Simone Nobili, accusati di possesso e spaccio di stupefacenti nello stato indiano dell’Himacal Pradesh. Una condanna che pesa come un macigno, ma non ha fiaccato del tutto le speranze del padre. “Anzi, semmai mi ha reso più audace, perché adesso non abbiamo davvero più nulla da perdere” spiega Giovanni Falcone, deciso a dare una nuova marcia alla sua lunga battaglia per la liberazione del figlio.
La nuova strategia prevede un passo importante. Nei giorni prossimi, affiancato da un avvocato italiano, Falcone si recherà in Procura a Matera per depositare un esposto con cui dovrebbe chiamare in causa lo stato indiano e lo stato italiano: il primo per non aver rispettato alcune convenzioni internazionali in caso di fermo a cittadini stranieri; il secondo, di conseguenza, per non aver tutelato i diritti dei suoi cittadini.
“Fino ad ora sono andato avanti con le parole – spiega – ora bisogna cominciare a mettere nero su bianco. Secondo
L’altra battaglia giudiziaria, quella decisiva, si svolgerà in India. Quando ha sentito per l’ultima volta suo figlio?
E’ stato sabato mattina, subito dopo la sentenza. Pensavo di trovarlo a pezzi e invece mi ha subito detto: “papà dobbiamo assolutamente andare in appello”. E’ un bene che riesca a guardare al futuro senza disperare. Dopo sabato non è stato più possibile sentirlo, pare che nel nuovo carcere ci siano regole particolari. L’Ambasciata, che ha già parlato col vice-direttore della prigione, mi ha detto che sarà possibile sentirlo solo “di tanto in tanto”. Ma cosa significa “di tanto in tanto”? Non possiamo mica fare la fine di Giuseppe Ammirabile (detenuto italiano in Brasile, che dichiarò su Repubblica di non avere avuto contatti con la famiglia da due anni, ndr.)?
Ha saputo qualcosa sulla sentenza di condanna?
Assolutamente no! L’Ambasciata continua a dire che la invierà presto, ma io non ho ancora ricevuto nulla. Anche questo non sembra strano? I due ragazzi sono stati condannati a 10 anni ma neppure una volta, durante tutto il processo, è stato portato il corpo del reato, i famosi
Gli avvocati! Se andrete in appello li cambierete?
Quasi certamente sì. L’anno scorso ci rivolgemmo a loro perché gli altri avevano costi troppo elevati (circa 65 mila euro più spese), ma dopo questa disfatta giudiziaria ci tocca subito correre ai ripari per garantire una maggiore qualità della difesa.
E come farete a pagare quelli nuovi?
Sono deciso a chiedere anche contributi pubblici. Ripeto, fino ad ora ho solo parlato su giornali e televisioni, ma ora è venuto il momento di mettere tutto nero su bianco: invierò una formale richiesta di contributo alla Regione, alla Provincia e allo Stato Italiano. Mi dovranno rispondere sì o no!
Facendo un bilancio, chi ti ha aiutato maggiormente?
Confermo quanto è stato scritto sul Quotidiano di sabato, e cioè che la risposta della Basilicata è stata molto più forte rispetto a quella della politica e dei media di Piacenza. Lì solo il consiglio provinciale e regionale hanno approvato documenti in merito, e qualche organo di stampa come Libertà, Cronaca di Piacenza e Gazzetta di Parma. E poi, in particolare, c’è stata la vicinanza del parlamentare di An Tomamso Foti.
E invece in Basilicata?
Qui mi hanno aiutato tantissimo, tranne
27 ago 2008
Giovanni Falcone: in Procura contro lo stato indiano e italiano
Il padre di Angelo deciso a procedere per gli inadempimenti dei due stati
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Cronaca Rotondella
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