4 lug 2008

Doping e integratori: tra rischi reali e luoghi comuni

Esperti a confronto in un seminario dell'Us Acli a Nova Siri

NOVA SIRI – Doping e integratori per lo sport: la patria dei luoghi comuni e della disinformazione. Un vero e proprio campo minato, in cui tengono banco i consigli interessati della pubblicità e di preparatori senza scrupoli, ma quasi mai i rilievi della scienza e gli allarmi di tanti ricercatori. I quali, naturalmente, non sono infallibili e difendono spesso “scuole di pensiero” più che dati scientifici, ma tante volte hanno il merito di predicare la giusta prudenza in campi inesplorati. I danni derivanti da questa scarsa informazione? Tanti e gravissimi. Non solo (è questo il dato più eclatante) nell’ambito dello sport professionistico, ma anche nella vita di tanti che praticano lo sport solo per hobby, primi tra tutti i frequentatori di palestre, spesso minorenni desiderosi di migliorare solamente le prestazioni o l’estetica del proprio fisico. Il problema del doping, perciò, ha una dimensione sociale, prima ancora che sportiva.
Questo e tanto altro è emerso nell’ambito del Seminario di Formazione sulla prevenzione del doping, promosso dall’Us Acli in collaborazione con la Commissione Antidoping del Ministero della Salute. Una tappa importante del percorso ha avuto luogo giovedì sera a Nova Siri, presso la sala convegni del villaggio “Giardini d’Oriente”.
Hanno aperto l’incontro i saluti di Vincenzo Casati, della presidenza nazionale Us Acli; Francesco Nola, vice presidente regionale Us Acli; e Rosanna Favale, rappresentante del comune di Nova Siri. Poi le tre relazioni. La prima, sui Rischi cardiovascolari del doping, è stata tenuta dal dottor Vincenzo Santomauro, dell’ambulatorio di cardiologia dello sport “Check-up” di Salerno. Al centro del suo intervento gli anabolizzanti, tra le sostanze dopanti più in voga. Gli anabolizzanti sono spesso utilizzati con facilità in diversi ambienti, ma quasi mai dopo un’attenta conoscenza dei possibili rischi, come cardiopatia ipertrofica e aritmie, che possono generare addirittura la morte improvvisa dell’atleta, spesso sui campi da gioco, come è già accaduto in più di una occasione. Non mancano altri rischi meno terribili, ma ugualmente drammatici, come quelli della “mascolinizzazione”, a cui sono andate incontro numerose atlete nel tentativo di “pareggiare” il potenziale fisico degli uomini, assumendo sostanze presenti solo nell’organismo maschile.
Dopo di lui ha preso la parola il professor Nicolantonio D’Orazio, docente di Scienze dell’Alimentazione all’Università degli Studi di Chieti. Il professore ha subito sfatato un luogo comune molto in voga: l’effettiva necessità di integratori. Secondo il suo parere, tutto ciò che gli integratori riescono a dare è contenuto in alimenti reperibili in natura, di quelli che già mangiamo. La via più intelligente, perciò, sarebbe quella di analizzare prima lo stato nutrizionale dell’atleta, le sue carenze, e poi proporre una ipotesi di dieta, integrando con alimenti semplici sulla base delle necessità alimentari dell’organismo e non con vitamine assegnate senza criterio.
Insomma, il consiglio è chiaro: diffidare di medici e preparatori che prescrivono vitamine in continuità! Ha chiuso l’incontro Massimo De Girolamo, responsabile nazionale Us Acli in Commissione Sport e Salute, che ha sottolineato gli aspetti essenziali dell’attuale legge antidoping.
Pino Suriano - www.ilquotidianodellabasilicata.it

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