Ribaltata dalla difesa la versione della polizia indiana
ROTONDELLA – Angelo Falcone e Simone Nobili, i due giovani italiani detenuti in India dal marzo 2007, hanno parlato finalmente davanti ai giudici. Si è svolta ieri mattina la prima udienza riservata ai testimoni della difesa e la parola, come prevedibile, è andata subito ai protagonisti della vicenda.
Angelo e Simone, insieme agli altri imputati di nazionalità indiana, avrebbero esposto la loro versione dei fatti, quella secondo cui l’arresto non sarebbe avvenuto in un posto di blocco stradale (come dichiarato dalla polizia) ma in una abitazione privata. Essi, inoltre, sarebbero stati costretti a firmare una dichiarazione in lingua hindi di cui non conoscevano il contenuto.
E’ quello che ha raccontato al Quotidiano Giovanni Falcone, padre di Angelo, che intorno alle 9 di mattina avrebbe sentito telefonicamente il giovane, a suo dire “molto rinfrancato”. “Ho percepito in Angelo una certa soddisfazione per l’esito dell’udienza – ha detto Falcone – probabilmente le argomentazioni della difesa stanno smontando il castello costruito dai tanti testimoni dell’accusa”.
Ancora più decisiva, secondo Falcone, dovrebbe essere la prossima udienza programmata per il 23 luglio. In quella occasione saranno sentiti alcuni parenti degli indiani arrestati. Dichiareranno che si trovavano nei pressi dell’abitazione in cui, secondo gli imputati, sarebbe avvenuto l’arresto. E proprio sulle loro deposizioni si basa gran parte della linea difensiva, tesa a dimostrare l’infondatezza delle dichiarazioni della polizia.
Del caso di Angelo e Simone ha parlato l’altro ieri anche la cantante Fiordaliso, in concerto a Nova Siri. L’artista, piacentina proprio come i due ragazzi, aveva avuto nel pomeriggio un lungo colloquio con Giovanni Falcone, a cui avrebbe promesso di pubblicizzare in ogni concerto del tour la causa dei 3.000 italiani detenuti all’estero. “Sul merito della vicenda dovrà decidere la giustizia – ha detto dal palco tra gli applausi del pubblico – ma sarebbe più giusto che Angelo trascorresse in Italia la sua prigionia. Noi italiani offriamo carceri con i tv color agli stranieri, mentre i nostri ragazzi sono costretti spesso a vivere in condizioni pietose”. Sempre ieri, infine, la segreteria del presidente Napolitano avrebbe risposto a una missiva dell’associazione Lucana Internazionale sulla vicenda. Secondo la segreteria, “un intervento diretto in favore dei signori Falconi e Nobili esulerebbe dalle competenze della presidenza”. La risposta ha suscitato le ire di Giovanni Falcone, che ha ricordati casi recenti in cui si sarebbe agito diversamente, come per il sacerdote missionario trentino don Sandro De Pretis, arrestato nei mesi scorsi in Gibuti e presto liberato anche grazie all’intervento diretto della Presidenza del Consiglio e del Ministero per gli Affari Esteri.
Pino Suriano
Angelo e Simone, insieme agli altri imputati di nazionalità indiana, avrebbero esposto la loro versione dei fatti, quella secondo cui l’arresto non sarebbe avvenuto in un posto di blocco stradale (come dichiarato dalla polizia) ma in una abitazione privata. Essi, inoltre, sarebbero stati costretti a firmare una dichiarazione in lingua hindi di cui non conoscevano il contenuto.
E’ quello che ha raccontato al Quotidiano Giovanni Falcone, padre di Angelo, che intorno alle 9 di mattina avrebbe sentito telefonicamente il giovane, a suo dire “molto rinfrancato”. “Ho percepito in Angelo una certa soddisfazione per l’esito dell’udienza – ha detto Falcone – probabilmente le argomentazioni della difesa stanno smontando il castello costruito dai tanti testimoni dell’accusa”.
Ancora più decisiva, secondo Falcone, dovrebbe essere la prossima udienza programmata per il 23 luglio. In quella occasione saranno sentiti alcuni parenti degli indiani arrestati. Dichiareranno che si trovavano nei pressi dell’abitazione in cui, secondo gli imputati, sarebbe avvenuto l’arresto. E proprio sulle loro deposizioni si basa gran parte della linea difensiva, tesa a dimostrare l’infondatezza delle dichiarazioni della polizia.
Del caso di Angelo e Simone ha parlato l’altro ieri anche la cantante Fiordaliso, in concerto a Nova Siri. L’artista, piacentina proprio come i due ragazzi, aveva avuto nel pomeriggio un lungo colloquio con Giovanni Falcone, a cui avrebbe promesso di pubblicizzare in ogni concerto del tour la causa dei 3.000 italiani detenuti all’estero. “Sul merito della vicenda dovrà decidere la giustizia – ha detto dal palco tra gli applausi del pubblico – ma sarebbe più giusto che Angelo trascorresse in Italia la sua prigionia. Noi italiani offriamo carceri con i tv color agli stranieri, mentre i nostri ragazzi sono costretti spesso a vivere in condizioni pietose”. Sempre ieri, infine, la segreteria del presidente Napolitano avrebbe risposto a una missiva dell’associazione Lucana Internazionale sulla vicenda. Secondo la segreteria, “un intervento diretto in favore dei signori Falconi e Nobili esulerebbe dalle competenze della presidenza”. La risposta ha suscitato le ire di Giovanni Falcone, che ha ricordati casi recenti in cui si sarebbe agito diversamente, come per il sacerdote missionario trentino don Sandro De Pretis, arrestato nei mesi scorsi in Gibuti e presto liberato anche grazie all’intervento diretto della Presidenza del Consiglio e del Ministero per gli Affari Esteri.
Pino Suriano
1 commento:
Ma è mai possibile che interessarsi di un Italiano detenuto all'estero non rientri nelle competenze del PRESIDENTE DEGLI ITALIANI?Innocente o colpevole che sia,Mi sembra ,a dir poco,strana la risposta del nostro Presidente!La politica!!!!!valla a capire!Ma forse ha ragione chi dice che ci sono gli ITALIANI di serie "A" e gli italiani di serie "B";chissà!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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