E ora il cerchio dovrebbe quadrare, anche grazie all’impegno di Aprea, che si è rivolto al Capo dello Stato illustrandogli gli sforzi che il padre di Falcone ha fatto e sta facendo «per dimostrare l’innocenza del figlio», detenuto in condizioni disumane. Per sollecitare l’intervento, a quanto pare, Aprea avrebbe fatto perno proprio «sull'assenza di convenzioni tra Italia e India sul gratuito patrocinio in materia penale». Una condizione che avrebbe sminuito i diritti di cittadinanza dei due rispetto a quelli dei detenuti in altri stati. Ora la palla passa al Ministro della Giustizia Alfano, che subito dovrebbe attivarsi per garantire una tempestiva soluzione al problema. La notizia arriva in concomitanza con lo sciopero della fame avviato l’altro ieri da Giovanni Falcone, in protesta, tra gli altri, proprio con le massime autorità dello Stato (Presidente della Repubblica e del Consiglio), che mai fino ad oggi avevano preso posizione, nonostante la ribalta mediatica e le numerose interrogazioni parlamentari sul caso.
Per il 31 maggio, inoltre, è in programma la prossima udienza per Angelo e Simone. Sono previste altre testimonianze di agenti di polizia, dopo che, nelle scorse udienze del 29 e 30 aprile, alcuni di loro non si presentarono, rinvigorendo le speranze di padre e figlio: “Se qualcuno comincia a fare marcia indietro – aveva dichiarato Giovanni Falcone, sempre convinto dell’innocenza di Angelo – significa che la verità sta venendo a galla”.
Pino Suriano - da www.ilquotidianodellabasilicata.it
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