29 apr 2008

Rotondella: un bilancio sull'assistenza anziani

Buono il risultato ma non mancano tanti limiti

ROTONDELLA – Era il marzo 2005 quando prese il via, dopo alcune vicende giudiziarie legate alla gara di appalto, il Servizio di Assistenza Domiciliare per gli anziani (Sad): un massiccio intervento pubblico che avrebbe servito gli anziani di sei comuni dell’area e offerto lavoro temporaneo a 28 operatori locali.
Di questi tre anni di attività si è fatto un bilancio giovedì pomeriggio a Rotondella (comune capofila del Piano Sociale di Zona per l’assistenza agli anziani) in un incontro su “Presente e futuro del servizio domiciliare anziani”.
L’iniziativa, proposta dal Consorzio di Cooperative Città Essenziale, ha avuto lo scopo di presentare al pubblico le attività realizzate. Il servizio, di cui tutti hanno riconosciuto il valore in termini sociali e occupazionali, ha mostrato più di qualche falla, relativa anzitutto ai tempi biblici della sua implementazione.
Inoltre, come ha ricordato Eugenio Fortunato, vice sindaco di Colobraro, si sarebbe limitato a “un’incidenza esclusiva nelle ore diurne, tralasciando invece quelle notturne, per le quali gli anziani sono stati costetti a ricorrere comunque alle badanti”.
Altra grave pecca sarebbe stata la mancata compartecipazione economica di alcuni comuni dell’area (Tursi, Valsinni e San Giorgio). In soldoni, un anziano di Rotondella o Colobraro ha potuto usufruire di un servizio che un anziano di Tursi non ha potuto ottenere. Legittime le ragioni di bilancio che avranno determinato le scelte degli enti, ma di fatto un intervento pubblico territoriale ha dovuto trascurare un principio di uguaglianza reale relativo a bisogni essenziali.
Tra gli aspetti da riconsiderare c’è anche una maggiore cooperazione tra il Sad e le strutture di assistenza domiciliare dell’Asl, coordinate nell’ambito dell’Adi. Interessante, in tal senso, la proposta giunta da Antonio Dimatteo, assessore alle Politiche Sociale del comune di Rotondella: “perché non costituire un tavolo di concertazione tra le due strutture?”.
Propositivo l’intervento del suo collega di Scanzano, Boccarelli, che ha sottolineato l’esigenza di una “maggiore progettualità di intervento, che sappia allargarsi anche a una valorizzazione delle competenze degli anziani e del loro bagaglio di sapienza storico-culturale”.
Da rivedere, secondo Immacolata Vitali, coordinatrice Tecnica dell’ambito Bassi Sinni, anche le modalità di valutazione delle richieste. “Noi – ha spiegato la Vitali – valutiamo la quota di partecipazione pubblica e privata sulla base del modello Isee, che tiene conto anche dei beni immobiliari, i quali però non hanno una concreta incidenza sulla vita quotidiano dell’anziano. Non sarebbe meglio, forse, provare a valutare sulla base di quanto è effettivamente percepito?”.
Insomma, tante cose da rivedere. Ma anche tanta positiva esperienza e tanta mobilità occupazionale, come hanno spiegato Giuseppe Bruno, presidente di “Città Essenziale”, Domenico Bianco, coordinatore del Sad in questione e Vito Agresti, sindaco di Rotondella.
Ha concluso di lavori Antonio Potenza, Assessore Regionale alla Sanità, Sicurezza e Solidarietà Sociale. “Sono qui per comprendere da vicino i problemi che nascono dal territorio – ha detto - mi convinco sempre più che oggi è essenziale distinguere con chiarezza il sociale dal sanitario. E cominciare a scorporarli anche sul piano dei finanziamenti pubblici. Purtroppo, ogni volta che qualcuno prova a spostare soldi dal sanitario al sociale subito si grida allo scandalo. E invece bisogna proprio cominciare a scontrarsi con questi pregiudizi che a poco sono valsi fino ad oggi”.

Pino Suriano - da Il Quotidiano della Basilicata

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