ROTONDELLA – “Il fuoco di Policoro? E’ come il made in China, sarà anche conveniente ma non può mai essere buono come il prodotto originale”. Non è stizzita, ma comunque affilata, la frecciata di Antonio Pastore, assessore comunale alla Cultura. Destinatari del messaggio sono i promotori di un altro falò di Sant’Antonio, quello che da qualche tempo si organizza a Policoro grazie all’impegno di associazioni di rotondellesi. L’invito è chiaro. “Non vivono mica a New York - spiega Pastore - il miglior modo di valorizzare il loro legami per le origini, perciò, sarebbe quello di partecipare al fuoco di Rotondella”.
Ognuno, naturalmente, decide per sé. Ma ai rotondellesi in patria un pizzico di orgoglio rimane. Le presenze al fuoco di venerdì scorso, infatti, non erano poche, ma sicuramente qualcuna in meno degli anni scorsi, quando proprio tanti residenti a Policoro salivano in paese per presenziare all’evento. Eppure gli ingredienti della tradizione c’erano tutti. A cominciare da Filippo Bitonte, il 92 enne di Rotondella che ogni anno accende il fuoco a Rotondella. Nato proprio il 16 gennaio 1916 (quasi fosse scritto nel destino), si occupa dell’accensione da quando aveva 9 anni. Per il resto, tutto come da copione: pastizzi e carne arrostita al fuoco, musica popolare con il gruppo Bassa Musica di Molfetta e tanto calore dal fuoco. Il tutto grazie all’impegno congiunto di commercianti, amministrazione comunale e Pro Loco. A Policoro, naturalmente, si può fare tutto questo e anche di più. Ma le sue strade larghe e moderne non potranno offrire mai il “calore suggestivo” di un centro storico, di quel centro storico.
Pino Suriano - da Il Quotidiano della Basilicata
1 commento:
condivido in toto quanto detto dall'assessore Pastore. I rotondellesi trasferitisi a policoro, ogni tanto potrebbero dimostrare l'affetto per il loro paesino di origine e per le tradizioni.. concretamente...dista solo una ventina di Km!!
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