9 set 2007

Inchiesta sui primi popolamenti della costa jonico-lucana

Quando il mare era una tavola e i villaggi un'utopia
Amarcord dei primi insediamenti della costa jonica
(Le foto delle baracche sono concesse da Mimmo Stigliano dall'archivio rotundamaris)

di PINO SURIANO

“Quando eravamo giovani”. Quando i villaggi turistici si vedevano al massimo sulle riviste, Enea era solo il nome di un eroe mitico e il depuratore un problema incalcolabile. Quando il mare, nell’ultimo lembo di costa jonico-lucana, era ancora “una tavola blu”.
Partono da lì, nel tratto di spiaggia tra Rotondella e Nova Siri, i ricordi di una generazione che seppe rinunciare ai comfort del nascente boom tecnologico per trascorrere le prime e intense “estati al mare”. Sfidando tutto e tutti. Il Quotidiano ha voluto stimolare un lungo e gustoso viaggio nei ricordi dei primi protagonisti di quella che appariva, allora, un’autentica avventura.

GLI INIZI

Mario Oriolo era un giovane e robusto padre di famiglia verso la fine degli anni ’50. Sua moglie Rosa Manolio una fine ragazza nata a Buenos Aires, figlia di italiani emigrati. Insieme avevano fatto famiglia a Nova Siri. La spiaggia era a pochi passi, ma non avevano certo l’intenzione e il tempo di frequentarla. Allora non si usava: il mare non era ancora un gusto, almeno da queste parti.
Eppure una circostanza causale diede inizio alle loro storie estive. Il loro bimbo soffriva di un piccolo difetto alle gambe. “Nulla di grave – disse un primo medico interpellato – gli basterà camminare sulla spiaggia”. Ma i genitori, forse perplessi, si rivolsero altrove. E la risposta fu la stessa: “Un po’ di spiaggia gli farà bene”. Fu così, per la sanità del piccolo, che l’avventura prese il via.

LE “BARRACCHE”

A quel tempo non c’erano ancora i camper, le roulottes e le verande. Nè c’erano, naturalmente, i più moderni bungalow, ma qualcosa che a questi ultimi somigliava tanto. Si chiamavano genericamente baracche, ma da subito, con il consueto raddoppiamento dialettale della erre, cominciarono a dirsi “barracche”. Si trattava di semplici strutture artigianali in legno, in genere con doppie porte e finestre per arieggiare, per le quali tanti falegnami cominciavano a specializzarsi. Gli spazi non erano ampi (in quella di Mario Oriolo vivevano due famiglie per un totale di nove persone), ma l’esigenza del mare tirava più del comfort.

QUELLA STRANA TOILETTE

Non c’erano ancora i problemi del depuratore di Nova Siri, ma non c’era neppure un impianto fognario. E comunque bisognava ingegnarsi, nel modo più semplice e veloce, per i propri bisogni. E cosa c’era di più semplice, nell’immenso arenile, di una buca profonda? Si faceva proprio così: circa 1 metro e mezzo di profondità, quattro assi in legno a delimitarne il perimetro, e una ridicola (ma utile e comoda a quel tempo) sedia in paglia bucata al centro. I più pratici coprivano con tende, gli scrupolosi con una struttura quadrangolare in legno. Naturalmente il soffitto era aperto per far uscire i cattivi odori. E in caso di pioggia? Generalmente si evitava. Per sostituire lo scarico, infine, una palata di sabbia era più che sufficiente.

…ALLA SERA INTORNO A UN FUOCO

Dopo il tramonto, naturalmente, non c’era elettricità. Eppure non si desiderava presto il sonno. Nasceva, come per incanto, un desiderio profondo di legame e aggregazione tra le varie famiglie. E così ci si sedeva intorno a un fuoco, che assolveva ad almeno tre funzioni: illuminare, riscaldare e soprattutto allontanare le zanzare, presenti massicciamente in quell’area paludosa. Per l’illuminazione, oltre al fuoco, erano di aiuto le lampade ad acetilene.
La televisione non era ancora in tutte le case, figuriamoci al mare. Ma la serata passava comunque, forse con un gusto maggiore, mentre a turno si intonavano i famosi “cos cusedd”, simpatici indovinelli con rima che sfidavano le capacità intuitive dei presenti. Rompicapo che duravano ore e facevano il paio con i racconti di fatti vecchi e nuovi (palmurje) e le intramontabili barzellette.

TRA SCHERZO E DEVOZIONE

Da quel senso di aggregazione, quasi impalpabile e invisibile al mondo, scaturivano altre intuizioni geniali per trascorrere il tempo. E tra le tante cose si pensò un giorno a una simpatica quanto strana “messinscena”. Una processione senza il prete, con due pezzi di legno (“ramagghie”) a rappresentare la croce. Una passeggiata quasi surreale (per alcuni scherzosa, per altri pregna di devozione) attraverso le baracche del lido.

IN ACQUA LEGATI AL CARRO

I bimbi in spiaggia andavano tenuti d’occhio. Potevano perdersi, finire in acqua, nella peggiore delle ipotesi addirittura annegare. Perciò bisognava guardarli con attenzione, non perderli di vista. E cosa c’era di più sicuro che tenerli legati? “E così facevano in molti: – ricorda vivamente Nino Conte, nipote di Mario ora residente a Taranto – venivano in spiaggia con il carro e legavano i bimbi con corde nere alla vite”. Quasi a dire: “il fine giustifica i mezzi”.

QUANDO IL CAVALLO FINI’ SOTTO IL TRENO…

Nelle baracche non c’era il frigorifero, non c’erano i cibi fresche e per fare il pane si tornava a casa in paese. Non prima, però, di aver preso per l’impasto l’acqua marina che conteneva il sale e consentiva perciò di risparmiarlo.
E senza il frigo, naturalmente, la carne non c’era. Ma anche per quello una strana provvidenza fece la sua parte. A pochi passi dalla spiaggia i bagnanti sentivano assordante il rombo dei treni che passavano per la stazione Nova Siri - Rotondella. Le ferrovie erano vicine al mare, e un giorno un treno fece “il miracolo”: un robusto cavallo finì sotto le rotaie e morì di schianto. Di sera fu festa, con tutti i campeggianti si riunirono davanti al fuoco per l’arrosto. Ce ne fu per tutti, e per una sera la carne smise di essere un lusso.

…. E IL SINDACO DEL PCI MISE IL DIVIETO

Ma intorno alla metà degli anni ‘70 l’avventura di Mario e Rosa finì per cause di forza maggiore. Correva l’anno 1975 quando a Nova Siri si insediò la prima amministrazione comunale di stampo social-comunista dopo decenni di potere democristiano. Primo cittadino era il dottor Giuseppe Caldarulo, che fece votare dal suo consiglio comunale un divieto di popolamento della spiaggia: montare le baracche divenne illegale. “L’iniziativa fu impopolare ma necessaria” ricorda oggi Vincenzo Valicenti, che a quella amministrazione prese parte in qualità di consigliere.
Il comune di Nova Siri, infatti, non faceva altro che richiamare un divieto già emesso dalla Capitaneria di Porto. Si prendeva atto, allora, delle difficili e pericolose condizioni igienico sanitarie in cui si svolgeva la vita sulla spiaggia: costruzioni in legno nelle quali talvolta venivano a convivere, in spazi angusti, bambini galline e maiali.
Per ragioni e modalità quel provvedimento non fu dissimile - ricordano in molti - a quello di evacuazione dei Sassi proposto da Alcide Degasperi all’inizio degli anni ’50, dopo una visita ufficiale alla città di Matera.

LA CONVIVENZA CON ROTONDELLA

Alla spiaggia di Nova Siri c’erano anche i rotondellesi. “Ma verso Rocca Imperiale – ricorda Attilio Varasano, ex presidente della Pro Loco di Nova Siri – sul versante opposto a quello in cui sono stanziate ore le strutture di Rotondella”.
Una convivenza che fu pacifica, dunque, forse reciprocamente indifferente. “Le scazzottate tra Rotondella e Nova Siri non mancarono – ricorda simpaticamente Alberto Violante – ma non ne ricordo sulla spiaggia”.
A un certo punto, però, sotto la guida del compianto sindaco Tonino Bianco, i rotondellesi si appropriarono con decisione di un “proprio” tratto di spiaggia, quel lido Rivolta dove ancora permangono le sue strutture.

FASCISTI E COMUNISTI IN LOTTA AL LIDO RIVOLTA

Della “svolta-rivolta” dei rotondellesi fa menzione Giovanni Viola, tra i primi a frequentare la nuova spiaggia di Rotondella. “E tra i primi – ricorda con orgoglio e simpatia – ad acquistare un frigorifero trivalente per il mare”.
Ma in quegli anni ’70, a pochi passi dal mare, passava anche un filo della macro-storia italiana. Erano gli anni di piombo, delle ideologie e dei movimenti giovanili di lotta politica. E anche il lido di Rotondella ne seppe qualcosa.
Si accamparono allora, a poche centinaia di metri di distanze, due diversi gruppi di giovani militanti politici: sul versante di Nova Siri i comunisti (forse una frangia di Lotta Continua), su quello di Policoro i post-fascisti. Ne scaturì, immancabile, un accenno di rissa piuttosto pericoloso, per il quale, addirittura, dovettero intervenire da Matera circa trenta unità della Digos.
Ma di quei giorni resta anche un ricordo positivo. Si era infatti sviluppato sul versante nord della costa un grosso incendio che le forze dell’ordine non riuscivano a domare. A intervenire in maniera provvidenziale, secondo la tradizione paramilitare delle squadre fasciste, furono i giovani di destra. Uno di loro, addirittura, svenne per soffocamento.

OGGI

Oggi le spiagge di Nova Siri e Rotondella hanno un nuovo volto. Le caratterizzano campeggi e villaggi sorti negli anni. Tanti altri stanno ancora per sorgere. Il turismo, specie a Nova Siri, ha avuto un suo boom che oggi sembra arrestarsi. Ora tutto è cambiato, c’è tanto cemento… e non sempre fa rima con benessere.
C’è la musica assordante dei villaggi e alla sera non c’è più, come una volta, il brusio silenzioso e attraente nel quale si intonavano gli attesi “cos cusedd” davanti al fuoco. E soprattutto – ricordano i nostri amici - non c’è più il mare di una volta.

Da Il Quotidiano della Basilicata

8 commenti:

pinosuriano ha detto...

E' una breve inchiesta che mi ha divertito davvero tanto. Ora vorrei completarla inserendo dati più precisi sulla famosa svolta di Rotondella, della quale ho parlato forse troppo poco. Avrò tempo e modo di approfondire

Anonimo ha detto...

Innanzitutto, complimenti per il blog.
La tua ricostruzione della storia delle "barracche" mi ha emozionato perchè ho avuto la fortuna di vivero uno scampolo di quegli anni e, pur molto piccolo, ricordo perfettamente la mia "barracca" sulla spiaggia di Rotondella. Su quella spiaggia ho imparato a nuotare e, soprattutto, ho imparato ad amare il mare.
Ho ricordi nitidi di come si trascorrevano le serate e dell'armonia che caratterizzava quella strana comunità.
Si potrà trasformare il territorio nel modo migliore possibile ma ho l'impressione che quell'armonia non sia più ripetibile.
Enrico Bianco

Anonimo ha detto...

o

Anonimo ha detto...

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pinosuriano ha detto...

grazie a te enrico... il tuo apprezzamento mi gratifica. Quelle vicende narrate, peraltro, merita una ulteriore visitazione.... Anche perchè mi dicono (io non ero ancora nato) che tuo padre svolse un ruolo decisivo nella appropriazione e sviluppoi dell'unico tratto di spiaggia di cui ancora godiamo... Ci sarà, perciò, una seconda puntata più direttamente riferita a Rotondella. A presto e buon lavoro per la tua attività al comune di Policoro e complimenti per il buon programma della Notte Bianca. Pino

Anonimo ha detto...

Pino sei stato davvero bravo con questo articolo su "Come eravamo", quando il turismo sulla costa era genuino, senza maxi strutture e sconvolgimenti vari...
quasi quasi prendo spunto anche io per qualche articolo "amarcord", magari sulla nascita di Policoro:-)
A presto Eleonora
Ps: ancora complimenti per il blog, è fatto davvero bene!

pinosuriano ha detto...

wow... Eleonora cesareo??? Il complimento della collega vale almeno per tre!!!! Grazie.

Egidio Suriano ha detto...

Buonasera e complimenti per il blog. Ho letto con attenzione ed in alcuni passaggi riconosco le storie perchè vissute da piccolo. Ringrazio l'autore per avermi riportato indietro nel tempo e ho provato molta nostalgia nel ricordare. Però penso che ormai quei tempi siano passati e bisogna guardare avanti. Forse il popolo lucano non l'ha saputo fare e oggi ci troviamo a vivere in tempi dove non siamo ne carne ne pesce. Viviamo di ricordi ma non sappiamo cavalcare i tempi moderni. Infatti il turismo da noi non viene sfruttare per le bellezze che la nostra terra ci ha donato, non sfruttiamo i prodotti della nostra terra e per ultimo ma non di importanza non abbiamo saputo far conoscere agli altri quel modo di vivere tradizionale e salutare da trasformarlo in business e quindi risorse economiche per la Lucania. Grazie e un saluto a tutti.