26 set 2007

Caso Falcone: il reporter D'Errico non entra più nel carcere

Divieto a sorpresa delle autorità carcerarie
Giovanni Falcone: "Se nessuno si muove mi lascio morire di fame"

Filippo D’Errico non potrà più incontrare Angelo Falcone e Simone Nobili. E’ quanto hanno disposto a sorpresa le autorità carcerarie indiane, che avevano concesso al fotografo free-lance una serie di brevi incontri con i detenuti italiani per documentarne le condizioni carcerarie.
La sua missione, però, è fallita. Perché anche negli incontri precedenti mai gli era stato concesso di entrare negli spazi carcerari interni, proprio quelli a cui era principalmente interessato come reporter. “Con insuccesso - ha comunicato con amarezza - non sono riuscito ad oltrepassare il corridoio che separa l’ingresso dalla prigione vera e propria. Sono stati diversi i tentativi per ottenere quello che speravo però il tutto si é concluso con un nulla di fatto. Una sconfitta. Nell’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani c’è scritto che ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere. E’ chiaro che ancora una volta il diritto all’informazione non é stato tutelato: quello che succede nel carcere di Mandi non si deve sapere. I motivi non vengono specificati e probabilmente mai lo saranno. Un forte augurio da parte mia ad Angelo e Simone”.
Anche per questa ragione Giovanni Falcone, padre di Angelo, ha annunciato sul suo blog uno sciopero della fame ad oltranza.
A puntare il dito contro l’Ambasciata Italiana è anche l’associazione di diritto internazionale Secondo Protocollo, che ne sottolinea l’inerzia sin dai primi mesi dell’arresto. Ecco come Elisa Arduini racconti i fatti di D’Errico nel sito web dell’associazione, esprimendo pesanti giudizi sull’operato dell’ambasciata: “Dopo aver saputo della sua disponibilità (ndr. di D’Errico) ad entrare nel carcere per un servizio, immediatamente ci attiviamo sia con l’ambasciata italiana che con le autorità indiane, chiedendo alla prima se potevano aiutarci a fornire a Filippo il permesso per l’ingresso nel carcere di Mandi mentre con le seconde provvedevamo ad accreditarci onde dare a Filippo la giusta copertura giuridica. Stranamente le autorità indiane ci accreditavano tempestivamente, mentre dalla ambasciata italiana ricevevamo solo la richiesta di fornire i dati di Filippo, cosa che facevamo immediatamente, dopo di che nessuno ha saputo più niente. Non che la cosa ci meravigli, se si considera che da marzo non si sono degnati di fare, presso il carcere di Mandi, una visita consolare degna di questo nome, non c’è certo da meravigliarsi se non ci degnano”.

Pino Suriano - da Il Quotidiano della Basilicata

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Le persone piu' inutili pagate da noi contribuenti sono i Consoli e Ambasciatori.Ciò viene dimostrato da tanti casi del genere.

Anonimo ha detto...

ciao Giovanni sono Cristina,
ho letto sul Crescenet scritto in portuguese, possiamo cominciare non? un primo passo.Adesso funciona internet a casa. Coraggio amico mio

Anonimo ha detto...

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