21 set 2007

Caso Falcone: ecco la versione della Polizia

Per la prima volta sulla stampa la dichiarazione del commissario che arrestò Angelo e Simone
Intanto la famiglia di Simone prende le distanze da Giovanni Falcone

di PINO SURIANO
I VERBALI DELLA POLIZIA
Caso Falcone: la versione della polizia. Per la prima volta sulla stampa i verbali redatti dagli agenti indiani che la notte del 10 marzo scorso arrestarono Angelo Falcone e Simone Nobili per possesso di stupefacenti. Una versione dettagliata, quella proposta dagli agenti, ma che contrasta fortemente con quella denunciata dai due giovani in un documento inviato all’ambasciata italiana pochi giorno dopo l’arresto.
Stupisce, più di ogni altra cosa, la diversa indicazione del luogo in cui l’arresto sarebbe stato effettuato: nella casa di un indiano, secondo i due giovani; in un posto di blocco stradale, secondo la polizia.
Tra gli altri aspetti che emergono dai verbali uno è senz’altro rilevante e potenzialmente favorevole ai due giovani: i poliziotti hanno agito senza testimoni indipendenti, sebbene ne abbiano cercati prima di compiere il fermo come da prassi indiana. E’ anche per questo che nei giorni scorsi la difesa ha chiesto di esaminare un campione del sigillo apposto dalla polizia sui pacchi sequestrati quella notte.
Inquietante, inoltre, appare il fatto che la conduzione delle indagini sia stata affidata al medesimo ispettore che in quella notte aveva operato l’arresto. Un caso di possibile incompatibilità, stando alle dichiarazioni dei giovani, secondo cui la polizia avrebbe tentato di estorcere loro cospicue somme di denaro.
Insomma, una serie di elementi che conferiscono al caso tutti i contorni di un giallo. Di cui, come sempre, è quasi impossibile prevedere il finale.
* Dal testo sono volutamente esclusi i dettagli identificativi (modelli di auto, numeri di targa, strade, nomi degli agenti, etc.), quelli relativi all’analisi chimica dei campioni sequestrati e alle procedure burocratiche di registrazione del caso. L’intera trascrizione è consultabile sul sito www.secondoprotocollo.org

In data 09.03.2007 io, Ispettore Capo dell’ ufficio di Polizia, insieme con gli agenti […] mi trovavo con l’auto governativa a una certa distanza da Kamand, alle ore 23.30 circa, per effettuare controlli ad un posto di blocco.
Quindi abbiamo ricevuto un’informazione da un informatore speciale, in merito ad un’auto, in arrivo da Datola, nella quale Deepak Sharma, alias Deepa, era accompagnato da tre persone di cui due stranieri e che gli occupanti dell’auto erano in possesso di hashish. Con una torcia ispezionavamo l’auto […] e trovavamo che Deepa era seduto accanto al conducente e la persona alla guida si identificava come Gopal Das, e che c’erano due stranieri seduti sui sedili posteriori dell’auto, identificati come Angelo Falcone e Simone Nobili. Le persone sul sedile posteriore avevano posto tra di loro una borsa di colore nero; mentre Deepa, sul sedile anteriore, portava con sé una borsa di colore rosso.
Sulla base delle informazioni ricevute c’erano buone ragioni per ritenere che queste persone portassero dell’hashish. Non c’erano testimoni indipendenti (ndr. che non fossero poliziotti) presenti sul posto, in quanto gli eventi si verificarono in tarda ora e in luogo isolato.
L’agente H.R. fu mandato dal posto di blocco a cercare testimoni indipendenti affinché cooperassero nelle investigazioni, ma non fu trovato nessuno nei dintorni.
Nella borsa di Deepu si trovavano […] venti piccoli pacchi da cui emanava odore di hashish, e una volta aperti i pacchi si trovava tale sostanza stupefacente in forma cilindrica e in forma di tavolette.
Similmente, quando veniva ispezionata la borsa che si trovava tra Falcone e Nobili, tra gli abiti e gli effetti personali venivano trovati sedici pacchi contenenti hashish in forma cilindrica e di tavolette.
[…] Dopo ciò la sostanza stupefacente veniva unita e pesata con bilancia, e si stabiliva che il peso complessivo era di 18 kg. Due campioni da 25 gr. venivano estratti per l’analisi chimica e conservati in due pacchetti vuoti di sigarette coperti con stoffa e il sigillo H veniva apposto quattro volte su ogni pacchetto. I restanti 17,950 kg di hashish venivano sigillati separatamente. L’auto, insieme con le chiavi, veniva confiscata con ricevuta.
[…] La richiesta di fermo veniva preparata e inviata all’ufficio di Polizia per la registrazione del caso. Il caso fu registrato e le immagini furono affidate a me, Ispettore e Capo dell’Ufficio di Polizia.
Dopo la perquisizione personale, gli imputati vennero fermati tra le 5 e le 5,30 del mattino e informati per iscritto, tramite promemoria individuali, in merito al crimine commesso, alla punizione e all’arresto. Informazione in merito all’arresto fu fornita telefonicamente, come richiesto dagli imputati.
[…] In data 10 marzo 2007 gli imputati venivano condotti di fronte a un magistrato della corte e furono ottenuti tre giorni di fermo nell’ufficio di Polizia fino al 13 maggio 2007. Durante le indagini si registrò che contro l’accusato Gopal Das e Deepak Kumar erano stati registrati casi ai sensi del Ndps Act (Narcotics Drugs and Psychotropic Substances) rispettivamente nel 2003 e 1996. In data 14 marzo 2007 tutti gli imputati venivano prodotti davanti al Magistrato della Corte No. 1 e veniva ottenuto per loro l’arresto in attesa di giudizio. Tutti e quattro si trovano ora nel carcere di Mandi.

Il Funzionario Incaricato
Ufficio di Polizia di Sadar Mandi, distretto di Mandi
28 giugno 2007

LA FAMIGLIA DI SIMONE NOBILI HA PRESO LE DISTANZE DA FALCONE
Giovanni Falcone, da qualche giorno, è ancora più solo nella sua battaglia. E’ del 16 settembre, infatti, il comunicato stampa con cui la famiglia di Simone ha preso le distanze da ogni sua posizione. E’ stata la sorella di Simone, Cristina Nobili, a scendere in campo senza mezzi termini. “Prendiamo le distanze dalle parole attuali e future di Giovanni Falcone. Non c’è stato alcun tentativo di estorsione (ndr. si era parlato di un tentativo di estorsione operato dalla polizia subito dopo il fermo) e non è vero che i detenuti sono trattati come animali. Smentiamo anche che gli avvocati abbiamo presentato una parcella tanto esosa (ndr. Falcone aveva parlato di circa 60 mila euro). Il conto non è ancora stato presentato, visto che la prossima udienza è prevista per ottobre”.
Falcone, ad onor del vero, aveva già precisato in precedenza che il preventivo spese da lui dichiarato non faceva riferimento a una parcella già formalmente presentata dagli avvocati, ma a una sua personale richiesta di informazioni.
“Forse è il desiderio di non fare clamore – ha ribattuto Giovanni Falcone – a condurre la famiglia di Simone a un simile atteggiamento. Io però non mi do per vinto e continuo a credere nell’innocenza di mio figlio. Continuerò a lottare per lui e anche per Simone”.
Al di là di ciò, non si comprendono le ragioni del comportamento della famiglia di Nobili. E’ possibile, forse, che i genitori di Simone temano di compromettere ulteriormente la posizione del detenuto con una campagna mediatica troppo decisa e potenzialmente offensiva per le istituzioni chiamate a giudicare il caso?

LE NOVITA’ DELLA BATTAGLIA DI GIOVANNI FALCONE
Non conosce pause la battaglia mediatica e politica di Giovanni Falcone, che ha portato novità dall’ennesima trasferta a Bobbio, città di residenza di suoi figlio.
Per Angelo e Simone, infatti, si sono attivate anche le autorità piacentine. E’ dell’altro ieri la mozione votata all’unanimità dal consiglio provinciale di Piacenza, presieduto da Gabriele Gualazzini. Nel documento si chiede alle autorità preposte di attivare ogni mezzo possibile per una celere risoluzione del caso e si chiede, in particolare all’ambasciata, di offrire un contributo di solidarietà alle famiglie per i costi esosi sostenuti per la difesa (circa 60 mila euro per entrambi, sebbene tale contributo non sia previsto dalla legge). Nonostante il voto unanime, però, non è mancata qualche proposta di emendamento. Come quella del consigliere Raimondo Magnani, che ha chiesto di emendare il documento eliminandone la parte che contiene un giudizio di merito sulla nazione indiana (“in cui il rispetto dei diritti umani deve ancora raggiungere livelli accettabili”). E l’idea non è certo balzana, poiché non è utile, in questo momento, urtare la suscettibilità della nazione che dovrà giudicare i due connazionali.
Alla mozione del consiglio provinciale di Piacenza si affianca quella, proposta nei giorni scorsi, del consiglio regionale dell’Emilia Romagna già pubblicata integralmente sul sito dell’associazione di diritto internazionale http://www.secondoprotocollo.org/. Del caso si è occupato anche il consiglio comunale di Bobbio, la cittadina in cui risiedono i due detenuti. Si tratta di iniziative importanti e potenzialmente utili per il caso, ma che giungono con un ritardo rilevante rispetto a quelle avviate, ormai da qualche mese, dalle istituzioni lucane.
Il caso di Angelo e Simone è stato ancora una volta oggetto di interrogazione a risposta scritta al Ministero degli Affari Esteri. A farsene promotore, questa volta, il deputato de L’Italia dei Valori Pino Pisicchio. L’onorevole, che racconta con dovizia di particolari la drammatica versione dei fatti proposta dai due giovani, pone come prioritario “il concreto e attuale problema delle scarsissime garanzia processuali riconosciute ai due connazionali e della loro precaria situazione di salute”.
Sempre nei giorni scorsi, a Piacenza, Falcone ha incontrato l’eurodeputato Gianni Pittella, giunto nella città emiliana per la convention del candidato al Pd Enrico Letta. In quella occasione, alla presenza di Antonio Disanza e del presidente della Regione Vito De Filippo, avrebbe ottenuto importanti rassicurazioni da Pittella circa una divulgazione internazionale del caso. E giunge quasi a pennello, il prossimo 30 novembre, il summit Ue-India per la negoziazione di rapporti bilaterali. “In quel contesto – ha assicurato Pittella – si troverà l’occasione per far presente il caso alle autorità indiane”. Un’occasione da non perdere.


L’ARRIVO A MANDI DEL FOTOGRAFO FILIPPO D’ERRICO
Finalmente un volto amico per Angelo e Simone. E’ quello di Filippo D’Errico, fotografo italiano iche ha chiesto alle autorità indiane di effettuare un reportage fotografico sulle condizioni del carcere in cui sono rinchiusi. D’Errico si trovava già nel sud dell’India, quando venne a conoscenza del caso attraverso il blog di Giovanni Falcone. E dopo avere ottenuto il suo consenso, si è rivolto alle autorità per avere il permesso di far visita ai due. Consenso presto ottenuto, anche grazie all’interessamento dell’associazione di diritto internazionale Secondo Protocollo, ente con cui Giovanni Falcone ha stretto di recente un intenso rapporto di collaborazione. D’Errico è partito l’altro ieri da Goa (città del sud dell’India in cui si trovava) per raggiungere in volo Mandi. E proprio ieri mattina Falcone ha ricevuto la prima mail del reporter, incentrata sul suo primo incontro con i detenuti.
“Li ho visti pallidi – ha scritto F.D. – ma mi hanno detto che è per l’epatite da cui sono stati effetti. Hanno buoni rapporti con gli altri detenuti, eccetto che con uno, il quale, però, è già stato trasferito”. Rilevante, infine, un suo appunto sulle condizioni di vigilanza all’interno del carcere. “Questo è un carcere autogestito” avrebbe rivelato Angelo con un pizzico di ironia.“Quando gli ho detto che tra non molto lo andrai a trovare – ha concluso - mi ha risposto che sarebbe meglio se restassi a casa, però nei suoi occhi ho letto il contrario”
Ieri mattina, inoltre, il reporter ha avuto modo di incontrare anche l’avvocato Kapoor, uno dei due difensori di Angelo e Simone. Un colloquio di circa due ore in tribunale – ha raccontato D’Errico – nel quale l’avvocato gli avrebbe confessato le oggettive difficoltà nel provare l’innocenza dei due, della quale egli stesso sarebbe convinto”.

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