Il padre di Angelo chiede aiuto per le spese della difesa
L'associazione aiuterà le famiglie dei detenuti all'estero
ROTONDELLA - Giovanni Falcone ha fondato un'associazione. Si chiama “Vivere Liberi Onlus” il sodalizio costituito nei giorni scorsi dal padre di Angelo, il giovane di origini lucane detenuto in India per possesso di stupefacenti. L'associazione ha lo scopo di offrire un punto di riferimento a tutte le famiglie di italiani detenuti all'estero. «Dalla mia esperienza e dai miei tentativi - ha spiegato Falcone - può nascere una concreta possibilità di aiuto per chiunque venga a trovarsi in una situazione simile». E non c'è solo questa tra le finalità dello statuto associativo, in cui compare anche l'assistenza, tra gli altri, per extracomunitari, minori maltrattati, alcool dipendenti. Il tutto, naturalmente, senza scopi di lucro. Ma prima di impegnarsi per i problemi altrui, Falcone dovrà pensare a risolvere i propri. La situazione processuale del figlio Angelo, infatti, non appare molto chiara, e dalla attesa prima udienza non sono emerse possibili soluzioni a breve termine. Ad aggravare il tutto si aggiunge ora il pesante fardello delle spese per la difesa, che potrebbe aggirarsi addirittura intorno ai 60mila euro per entrambi i ragazzi. Una cifra non facilmente sostenibile dal genitore, il quale ha pensato di fare appello a tutti i cittadini solidali con la sua situazione. E' per questo che ha attivato un conto corrente postale presso il quale è già possibile effettuare versamenti di sostegno alla sua causa. Queste le coordinate: cc.100000001382; Abi 01010; Cab 80400; Cin U. Nella causale sarà sufficiente inserire il nome dell'associazione. Tra pochi giorni, inoltre, sarà possibile ottenere tutte le informazioni sulla vicenda presso un apposito spazio web in fase di realizzazione, che andrà ad affiancarsi a quello già attivo http://www.giovannifalcone.blogspot.com/.«Mi appello alla sensibilità di tutti coloro hanno figli e possono immedesimarsi nella mia situazione di uomo comune - ha detto Falcone - cosa che non hanno fatto con facilità i cosiddetti potenti». Intanto Angelo e Simone hanno fatto pervenire un ennesimo appello alle istituzioni attraverso una lettera inviata a un'amica di Bobbio, la cittadina in cui risiedono. «Chiediamo aiuto al governo italiano. - hanno scritto - Siamo venuti qui per una vacanza da paradiso, (…) ma stiamo passando il periodo più brutto della nostra vita. In più qui non c'è nulla. Siamo stati in ospedale (se così si può chiamare) per epatite. Di igienico non c'è niente e in carcere dormiamo sulle poche coperte (mai lavate!) che ci spettano. Vi preghiamo di aiutarci: siamo innocenti!»
Pino Suriano - da Il Quotidiano della Basilicata
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