17 feb 2015

Nuova Chiesa a Nova Siri. C'è l'accordo col Comune, ma è ancora tutto da verificare

NOVA SIRI – “Quando sono arrivato a Nova Siri – ha raccontato il parroco don Mario La Colla - la prima esigenza è stata quella di realizzare la chiesa, ancor prima dell'oratorio”.

Eppure l'oratorio, finanziato quasi interamente con fondi pubblici, è un’opera che si vede e si tocca. La chiesa, che sarebbe finanziata con fondi della Conferenza Episcopale Italiana e della Diocesi di Tursi-Lagonegro, ancora non c'è. E non è scontato che si possa vederla realizzata a breve.
Il problema è rappresentato da una parte dell’area su cui dovrebbe sorgere il nuovo edificio  (accanto all’attuale chiesa), in parte di proprietà del Demanio, in parte di proprietà del Comune. Il Comune dovrebbe donarlo o venderlo alla Diocesi, ma sul quando, sul quanto e soprattutto sul come, sorgono i problemi.

Alcuni di questi sono emersi giovedì sera in un incontro pubblico di presentazione del progetto, alla presenza del Vescovo, Francesco Nolè, e del Sindaco di Nova Siri, Eugenio Stigliano. E’ stato un momento organizzato dalla parrocchia per rendere pubblico ciò che si intende realizzare. Innanzitutto una nuova chiesa, accanto a quella già esistente, con una nuova piazza che permetterebbe di riqualificare l’area, per nulla decorosa allo stato attuale. “Andrebbero abbattuti tutti gli edifici comunali esistenti, tranne l’edificio dell’attuale chiesa, perché in buone condizioni e per il suo valore storico”, ha spiegato l’Architetto Sergio Stigliano, illustrando il progetto.

Su questo, però, non c’è un’opinione unanime tra la popolazione. Non manca chi, come l’ingegnere Carlo Oriolo, preferirebbe un’ipotesi di delocalizzazione, ovvero la realizzazione di una seconda chiesa che permetterebbe di salvare quella attuale (che con il nuovo progetto verrebbe sì lasciata in piedi ma “sconsacrata”).

La linea della Diocesi sarebbe però quella del progetto presentato, poiché, secondo il Vescovo, sarebbe difficile acquisire altre aree con minore esborso. E anche perché, per ottenere i fondi dalla Cei (il tutto costerebbe intorno ai 2 milioni di euro, con il 25% a carico della Diocesi) bisogna essere pronti con il progetto per il prossimo 12 aprile.

E dunque, cosa c’è da fare? Il Vescovo l’ha spiegato in modo chiaro. Il bene del terreno, che è per buona parte di proprietà del Demanio dello Stato, passerà al Comune e dal Comune alla parrocchia. Si farà una stima del valore e poi, anziché acquisire il corrispettivo economico, ci sarà l’accordo per una permuta: ovvero la Diocesi, anziché pagare il terreno, si impegnerà a realizzare a sue spese la piazza antistante l’edificio di culto.

C’è però un problema. Basterà una soluzione di questo tipo a scavalcare le prescrizioni di legge, che impongono agli enti pubblici che dismettono il patrimonio immobiliare (art. 56 Bis del cosiddetto “Decreto del Fare”) di destinare gli introiti derivanti da vendite del patrimonio pubblico per il 75% alla riduzione del debito dell’ Ente e per il 25% alla riduzione del debito dello Stato? Nessuno ne è certo.

Sarà molto difficile, secondo Pino Santarcangelo, ex sindaco di Nova Siri, intervenuto all’incontro. Maggiore ottimismo ha mostrato Laura Montemurro dell’Ufficio Tecnico della Diocesi, sulla base di alcune interlocuzioni già avviate presso il Demanio.

Si potrà fare davvero? A norma di legge? E la Chiesa, come potrà gestire, a quel punto, l’affidamento dei lavori della piazza? Con logiche pubbliche o privatistiche? Le domande sono tante.
Da qui l’intervento dell’imprenditore locale Vincenzo Stigliano, già vice-presidente di Confindustria Basilicata, che ha consigliato le vie brevi: “Forse, visti i dubbi, sarebbe opportuno vendere il terreno alla Diocesi, permettere la realizzazione della chiesa e successivamente organizzarsi per la piazza. Altrimenti si corre il rischio di non avere né l’una né l’altra cosa”.

E’ un’ipotesi che l’amministrazione comunale non  intende accettare. “Noi non lasciamo la casa senza aver finito il pavimento e senza avere la certezza di avere i soldi per farlo” ha spiegato l’Assessore Comunale ai Lavori Pubblici, Ambiente e Territorio, Nicola Melidoro. Sulla stessa linea il sindaco Eugenio Stigliano: “Una bella chiesa deve avere accanto una piazza altrettanto bella”.


E allora? E allora non resta che verificare la fattibilità dell’ipotesi della “permuta”. Se sarà possibile si farà, altrimenti “pace”: si attenderanno altri tre anni nella speranza che si possa arrivare alla presentazione del progetto in un clima più favorevole. Del resto, come ha detto il parroco don Mario La Colla: “La chiesa non deve realizzarsi per forza, ha senso solo se nasce in un clima di unità e fraternità”. E all’incontro di giovedì, per la verità, il clima non sembrava propriamente quello.

Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata

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