20 gen 2014

Giovani in campo a Nova Siri, nasce Futura

NOVA SIRI - Il primo punto di forza è l'anagrafe: sono giovani trentenni, poco meno o poco più. “Ma siamo aperti ai contributi di tutti – chiariscono - senza limiti di età”. Non ci girano intorno: a Nova Siri, tra pochi mesi, si va al voto. "E infatti siamo un laboratorio di idee che pensa anche a quello". La parola laboratorio, in questo caso, non è formale: sono già al lavoro (labor) in modo concreto, con gruppi di studio suddivisi per aree di interesse, dall’ambiente all’urbanistica, dal turismo alla cultura, tutto affidato a chi ha esperienza e titoli nei rispettivi settori.
E qui viene il secondo punto forte: le competenze. Non è solo il titolo di studio (anche se quasi tutti sono laureati), ma la propensione a studiare i problemi, non a gestirli secondo la logica del “come si è sempre fatto”: “la macchina amministrativa di Nova Siri ha bisogno di ripartire anche attraverso le competenze” spiega uno di loro.
Nasce con questi orizzonti il movimento associativo “Futura”. E' interessante il profilo di uno degli animatori, Fedele Cirillo: Laurea in Economia conseguita alla Bocconi di Milano, ma poi la scelta di tornare giù, prendere in mano l'azienda di famiglia, reinvestire, immaginare il futuro. “In un paese che dovrà risanare le casse, conterà anche saper fare i conti”. Nel primo nucleo fondativo ci sono, oltre a lui, Mario Oriolo, Andrea Manolio, Giuseppe Ranù, Francesco Ranù, Giovanni Varasano ed Eugenio Nucera. Sono ingegneri, imprenditori, dottori commercialisti. A loro si sarebbero già aggregati, in questi giorni, almeno altri trenta giovani.
E quando dicono “siamo aperti a tutti”, sostanziano il contenuto con sorprendente chiarezza. "Nova Siri è stata penalizzata da una dialettica politica che ha diviso il paese in due grandi fazioni. Questa dialettica ha posto le eccellenze locali in competizione non costruttiva, anziché in collaborazione. Noi, sinceramente, vorremmo andare oltre”. In effetti è una novità: per la prima volta nasce un’alternativa ai due grandi gruppi forti che non si dice, appunto, “contro”. Non parlano male, né dell’uno né dell’altro, ma vogliono essere protagonisti del percorso “che ha come unico obiettivo il bene comune della collettività".
Le parole-chiave sono poche ma chiare, una su tutte: “lavoro di squadra e rifiuto degli individualismi. “E, soprattutto, non abbiamo interessi da difendere. Anche perché  - scherza (ma non troppo) uno di loro - non abbiamo avuto ancora il tempo di crearne”. Fino a poco fa, appunto, hanno studiato. Basta il titolo di studi? “Macché, spesso sa fare meglio chi non ne ha. Noi non siamo quelli che hanno studiato, noi siamo quelli che studiano: i problemi, le risorse, le occasioni”. Il compito a casa, per le prossime settimane, è Nova Siri di domani.
Pino Suriano scritto per Il Quotidiano della Basilicata


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