27 ott 2011

Metapontino. Tanti fanno querele "politiche", ma poi tutti sono assolti

POLICORO – Il Metapontino: dove la querela è facile, ma quasi mai vincente. E’ destinata a far discutere la sentenza del Tribunale di Pisticci, che ha condannato il sindaco di Policoro, Nicola Lopatriello, a risarcire il blogger Ottavio Frammartino, che lo stesso primo cittadino aveva querelato per diffamazione. Immotivatamente, secondo il giudice. E così si è ritrovato sconfitto proprio chi era andato all’attacco. Almeno per ora, visto che è stato già annunciato l’appello da parte del sindaco.
Del resto, richiamando alla memoria altre vicende non lontane, ci si accorge che l’accusa per diffamazione (in ambito politico) non è cosa rara dalla nostre parti. E’ raro,  però, che possa concludersi vittoriosamente per il querelante. Almeno di recente.
E’ dei mesi scorsi la Sentenza del Tribunale di Cosenza (giudice Maria Antonietta Onorati) che ha assolto, “perché il fatto non sussiste”, l’ex sindaco di Tursi, Salvatore Caputo. L’accusa, rappresentata dai consiglieri comunali Antonio Lauria e Giuseppe Labriola, si era ritenuta lesa dalla frase “Io non parlo con i cretini”, riportata in un articolo del Quotidiano della Basilicata del maggio 2007. Non è stato però dimostrabile che la frase, effettivamente pronunciata, fosse riferita a persone precise e non generiche. Una motivazione diversa da quella che ha assolto Frammartino, per il quale si è riconosciuto come legittimo diritto di critica ciò che era ritenuto offesa.
Più simile a quest’ultima, invece, è un’altra sentenza arrivata l’anno scorso dal Giudice di Pace di Matera, Antonio De Vito. E’ quella che ha assolto l’ex assessore comunale Antonio Dimatteo. A querelarlo era stato l’ex sindaco di Rotondella, Mario Cucari, che si era ritenuto leso da alcune sue affermazioni pubbliche. Dimatteo, in una lettera al Prefetto (diffusa anche dalla stampa regionale) aveva parlato di una discarica abusiva che, ai tempi in cui era sindaco Cucari (2003), sarebbe stata realizzata “con il consenso degli uffici Comunali e del Sindaco di Rotondella. Siamo di fronte – aveva scritto ancora Dimatteo - all'ennesima gestione della cosa pubblica come se fosse cosa propria: favoritismi e clientelismi non solo nell'affidamento dei lavori e della loro realizzazione, me anche nello smaltimento dei rifiuti”.
Ebbene, Dimatteo è stato assolto “in quanto il reato di diffamazione appare chiaramente scriminato da una causa di giustificazione, trovandovi applicazione l'esercizio del diritto di critica politica”.
E’ interessante leggere la motivazione: “Il frasario usato dall'imputato, allusivo dell'attività negativa del menzionato Ente Comunale, non esorbita dai limiti espressivi consentiti dalla legge. Esso è mera locuzione di linguaggio politico, privo di per sé di alcuna carica offensiva-diffamatoria, scaturente dalla necessità di suscitare, in un clima di corretta contrapposizione politica, un interesse di rilievo pubblico”.
Altro che punizione, dunque: l’azione pubblica di denuncia, se corretta, rappresenterebbe un vero e proprio “servizio” alla comunità. Non diversamente dalla sentenza pro-Frammartino, al quale è stato proprio riconosciuto il diritto di critico politica, con affermazioni che non supererebbero la soglia di offesa personale.
La “querela politica” è di moda anche a Nova Siri. Lì, con il voto favorevole del Consiglio Comunale, il sindaco ha denunciato un anonimo. Un tale Siddartha (è il nick name utilizzato dal commentatore di un blog) aveva offeso sul web l’istituzione comunale facendo cenno a una supposta “cupola” di potere costituita da una triade di amministratori e funzionari del comune. In questo caso, però, la vicenda pare ancora ferma al primo stadio. Non sembra facile, infatti, che si possa approdare a una effettiva individuazione dell’identità del soggetto. Staremo a vedere.
Intanto emerge un giudizio. Le sentenze richiamate (quelle di Frammartino e Dimatteo in particolare) possono confortare soggetti politici e società civile, che spesso vivono una certa titubanza nell’esprimersi (anche quando non ce ne sarebbe il motivo) per il timore di ripercussioni giudiziarie, spesso utilizzate da qualcuno come deterrente psicologico. Più di qualcuno, infatti, ne annuncia tante, ne fa poche, e ne vince ancora meno. Può essere un bene, affinché il potere economico e la conseguente facilità con cui qualcuno (non tutti) può pagare un avvocato con facilità, non incidano su un sereno confronto delle opinioni. A quanto pare, su vicende di pubblico rilievo, si può dire e scrivere molto più liberamente di quanto si crede.

Pino Suriano - pubblicato sul Quotidiano della Basilicata del 27 ottobre 2011

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