Prima Pagina", trasmissione mattutina di Radio Tre. Negli studi
c'è Aldo Cazzullo. L'editorialista del Corsera sfoglia i giornali. Tocca a lui,
questa settimana, condurre la consueta rassegna stampa della terza rete radio.
Tra le mani ha un articolo de La Stampa. Si parla delle regionali, in
particolare di un sondaggio che avrebbe portato buonumore negli ambienti del
Pd: ci sarebbero buone prospettive di successo nelle regioni in bilico,
vittorie certe nelle cosiddette "regioni rosse". Nell'articolo queste
ultime sono elencate: Emilia, Toscana, Marche, Umbria e ...Basilicata. A un certo punto Cazzullo si ferma dubbioso:
"Ah... Anche la Basilicata sarebbe tra le regioni rosse"...
E' appena un attimo, il tempo di un moto di stupore, forse un sorriso.
Il giornalista non dice altro e va avanti nella lettura. Niente di più. Eppure
quella battuta fugace, quella perplessità sussurrata esprimono in modo
emblematico la difficoltà di inquadrare questa piccola e bizzarra regione nelle
storiche categorie della politica.
"Basilicata regione rossa?" si chiede un perplesso Aldo
Cazzullo. Sì, in un certo senso. Del resto, quale più di lei avrebbe diritto a
questo nome, se ci si limitasse a considerare
l'esito delle elezioni regionali e provinciali degli ultimi quindici
anni, dove le percentuali in favore del centrosinistra sono ben più convincenti
rispetto a quelle di tante cosiddette regioni rosse.
Saremmo forse i più rossi d'Italia, se "regione rossa" non
significasse anche altro: una storia, un retaggio culturale, un cooperativismo pratico e solidale, una fattività piccolo-imprenditoriale che
poco hanno a che fare con il nostro famoso assistenzialismo.
Di questo "rosso positivo", da noi, non c'è certo abbondanza.
Così come, d'altra parte, non c'è neppure grande traccia di quella cultura
anticattolica ben radicati in certi contesti rossi. Qui, al contrario, le
Chiese sono ancora piuttosto piene, i santuari di Viggiano e Anglona traboccano
di gente nei giorni della festa, segno di un attaccamento alle radici
cristiane, più o meno cosciente, che stenta a morire. C'è di più. Qui da
noi il "rosso", anche quello
politico, ha avuto spesso a che fare proprio con tante concrete realtà
parrocchiali, quando non ne è stato vera e propria espressione.
E' voto post democristiano il nostro, altro che voto rosso! Viene da
pensare che quel voto poteva andare da un lato ed è finito all'altro, quasi per
circostanze storiche fatali. Poi, negli anni, si è radicato e stabilizzato.
Forse è così. Alcuni politici lucani della ex Margherita, del
resto, mi hanno spesso candidamente
confidato che potrebbero star bene anche dall'altra parte: "Perché no? Se
la maggioranza fosse lì....".
Ma anche dall'altra parte del Pd, quella degli ex Ds, quella post
comunista, il colore "rosso" non sembra abbondare.
Mi è venuto tra le mani, nei giorni scorsi, un articolo scritto per Il
Quotidiano dal segretario Roberto Speranza ("Le ragioni per votare Pd
senza turarsi il naso", 23 gennaio 2010). L'ho letto, riletto e rivoltato
come un calzino, ma non ho trovato
nulla, una parola, un rigo, un pensiero
che potesse dirsi "di sinistra", non una virgola che non potesse
sottoscrivere anche un qualsiasi segretario regionale del Pdl.
Dicono che un duro e puro di sinistra ancora c'è: Vincenzo Folino. Forse è vero, il suo "brutto
carattere" potrebbe esserne un buon indicatore di ciò.
L'ultima volta l'ho sentito parlare a Nova Siri, in un convegno sul
turismo. Un minuto prima aveva parlato, con sincera tensione ideale, del valore
della redistribuzione del reddito. Un minuto dopo si vantava di aver promosso,
sulla costa metapontina, il modello di sviluppo turistico dei megavillaggi,
senza pensare, forse, al fatto che quel modello ha sì distribuito reddito, ma
tra cinque o sei famiglie al massimo. A Rimini, nella rossa Emilia Romagna, le
cose funzionano in modo diverso: le risorse turistiche sono sfruttate e
distribuite tra migliaia di piccoli albergatori (aziende familiari) che spesso
si associano e cooperano. Insomma, più che tanto rosso, c’è tanta confusione,
diciamo pure "commistione". C'è qualcuno che vuole provare a dirmi,
una buona volta, di che colore è questa Basilicata?
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