7 dic 2009

L'intervista a papà Giovanni. "La mia battaglia per i detenuti italiani all'esterocontinua"

ROTONDELLA – Quella di ieri è stata una “chiacchierata” diversa da tutte le altre. Nelle prime interviste con Giovanni Falcone regnavano sempre calma e silenzio, nella sua abitazione all’entrata di Rotondella. E non mancava mai, nella sua voce, una vena di tristezza. Era quella di un padre disperato per una vicenda drammatica in cui, a un certo punto, aveva smesso di vedere spiragli di luce. Ieri mattina, però, è stato tutto diverso. Una telefonata complicata e spesso interrotta da tantissime altre telefonate sull’altra linea: amici, parenti, autorità politiche e istituzionali. La voce di Giovanni sempre uguale, fiera e orgogliosa, ma evidentemente piena di entusiasmo di commozione. Sentimenti ininterrotti e identici da almeno quattro ore, precisamente dall’istante in cui, alzando la cornetta, aveva appreso dalla Farnesina la splendida notizia. “Non sapevo se ridere o piangere”.

E alla fine cosa hai fatto?

Né una cosa né l’altra. Non so come e perché, ma dopo qualche minuto di commozione ho ripreso in mano la cornetta e ho cominciato a fare chiamate in continuazione.

A chi le prime chiamate?

Anzitutto mia moglie e mia figlia, che vivono a Bobbio, in provincia di Piacenza. E poi amici, conoscenti. Voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno dato un contributo in questa lotta.

Nei giorni felici si può smettere di essere diplomatici... Qualche ringraziamento particolare?

Allora faccio qualche nome preciso. In primo luogo l’onorevole Elisabetta Zamparutti, che è anche stata in India per far visita a Angelo e altri detenuti in Italia. E poi Franco Stella, presidente della Provincia di Matera, che è arrivato a pagare a me e alla mia famiglia un viaggio in India, con proprie sostanze. E ancora il consigliere regionale del Pd, Antonio Di Sanza, che ha seguito il caso dall’inizio e non ha mai smesso di essermi vicino. Poi, ancora, il consiglio regionale e le due amministrazione comunali che si sono succedute a Rotondella in questi anni. Naturalmente si sono impegnati anche altri politici, ma un conto è limitarsi a fare un’interrogazione parlamentare, che non costa più di tanto, altro conto è essere vicini concretamente a un uomo e alle sue richieste.

Anche la stampa ti è stata vicina…

E’ vero. Anche se ho dovuto faticare non poco per portare il caso alla ribalta nazionale, molti giornali locali hanno seguito il caso con attenzione e scrupolo. Una menzione speciale va alla radio Bierre Due si Santarcangelo, che in questi mesi mi ha dato sempre la possibilità di esprimermi.

Qualcuno che ha fatto meno del dovuto?

La Chiesa. E ci tengo che sia scritto.

La battaglia di Giovanni Falcone non finisce qui….

L’ho sempre e lo ripeto, la mia battaglia per i tremila italiani detenuti all’estero continua. Da oggi, anzi, riprende con maggiore entusiasmo e ottimismo”.

Il telefono riprende a squillare. Lo farà per tutta la giornata. Tra le tante voci amiche Giovanni spera di sentire, al più presto, anche quella di suo figlio.

Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata

Nessun commento: