7 dic 2009

Angelo esce dal carcere, ma non come il padre vorrebbe. La protesta di Giovanni Falcone

ROTONDELLA - "Ma che Stato è questo? Spiegatemelo voi". Giovanni Falcone risponde al telefono alle 15,45. E' una furia. Alle 13 ha lasciato un messaggio sul suo blog: "Libertà: Angelo è fuori. Evviva". E' la sua esplosione di gioia per la notizia tanto attesa: suo figlio ha messo i piedi fuori dal carcere, dopo quasi tre anni di detenzione. Due ore dopo, però, è molto meno allegro. Suo figlio è fuori, ma non nel modo e nel luogo in cui lui avrebbe voluto. "Non come dovrebbe accadere per un cittadino innocente - dice urlando -se fosse tutelato dal suo Stato".
Giovanni Falcone aveva chiesto che i due ex detenuti fossero prelevati dall'Ambasciata e trasportati nella sede consolare di Nuova Delhy non appena usciti dal carcere.
Non è andata così. Angelo e Simone si sono ritrovati fuori quasi all'improvviso. Una guardia carceraria li ha accompagnati in un albergo non meglio precisato, dove hanno potuto pranzare.
Pochi minuti più tardi Angelo ha contattato a Bobbio la mamma e la sorella Denise. Ha detto di essere libero, ma senza fornire precise indicazioni sul luogo in cui si trovava.
Denise ha allora chiamato subito papà Giovanni, in attesa di notizie nella sua casa di Rotondella. Una chiamata che ha subito acceso in lui due sentimenti contrapposti: da un lato la gioia per la liberazione, dall'altro la preoccupazione per la condizione incerta del figlio. Angelo e Simone Nobili, infatti, si sono ritrovati in un albergo di Nahan, la città del carcere in cui erano rinchiusi, senza molti soldi e senza documenti. Completamente soli, senza che nessuno fosse lì fuori ad attenderli.
E senza che l'Ambasciata italiana conoscesse, in quel momento, le loro coordinate geografiche. Una situazione sfuggita di mano o inevitabile?
Quel che è certo è che un arrabbiatissimo Giovanni Falcone ha subito informato della cosa la Farnesina, anche con una mail personale al Ministro Frattini. "Io ho subito contattato l'Ambasciata per avere notizie su Angelo - ha detto - e invece loro volevano conoscerle da me. E' incredibile. Due italiani innocenti sono appena usciti dall'Inferno in cui erano rinchiusi ingiustamente e adesso si ritrovano soli e senza documenti. Qualunque poliziotto, a questo punto, può tentare di incastrarli ancora o di fermarli per i documenti".
Soltanto intorno alle 17 la furia di Giovanni può placarsi. Arriva a quell'ora la prima chiamata di suo figlio, la prima da "uomo libero". Angelo parla in modo sereno e tranquillizza il padre. L'albergo in cui si trova è vicino ai luoghi in cui Giovanni stesso aveva alloggiato nel suo ultimo viaggio in India. Può collocarlo in un luogo noto e questo lo tranquillizza.
Il ragazzo scherza. "Abbiamo fatto una bella mangiata, adesso non vedo l'ora di sdraiarmi, finalmente, su un letto decente". Dopo poco tempo arriva anche il contatto, rassicurante, con l'Ambasciata: manderanno a breve una funzionaria per risolvere il problema dei documenti. Più lungo dovrebbe essere, invece, l'iter burocratico per portarli via da Nahan. Si tratta di ottenere una serie di permessi, utili in India per passare da uno Stato all'altro. A questo aspetto dovranno pensare, nei prossimi giorni, gli avvocati difensori dei due italiani. " E anche a caro prezzo" commenta Giovanni Falcone, che non dormirà sonni tranquilli prima di sapere suo figlio sotto la protezione dell'Ambasciata. Forse più tranquillo, e di certo più "comodo", sarà stanotte il sonno di Angelo. E' il minimo, dopo 985 notti consecutive trascorse in cella.

Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata

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