20 nov 2009

"Vaccino per i detenuti all'estero". In Parlamento la nuova battaglia di Giovanni Falcone

ROTONDELLA - Mezza Italia si vaccina per l'influenza “A”. Non tutti gli italiani, però, possono farlo. Di sicuro non possono farlo tutti i nostri concittadini rinchiusi nelle carceri di paesi esteri. A loro, fino ad oggi, lo stato italiano non ha pensato.
Eppure qualcosa, però, seppur in ritardo, potrebbe cambiare. Se ciò dovesse accadere, almeno una parte del merito dovrebbe essere riconosciuta a Giovanni Falcone.

Il padre di Angelo Falcone, il giovane di origini lucane detenuto in India dal 2007, è stato tra i primi a reclamare il diritto di vaccinazione per gli italiani detenuti all'estero. Lo aveva fatto già nelle scorse settimane, quando appena si era cominciato a parlare dell'esigenza di una vaccinazione collettiva.
A prendere a cuore il suo richiamo è stata Elisabetta Zamparutti, deputata del Pd in quota Radicali, che già si era occupata del caso di Angelo, anche con una visita personale in India.

La parlamentare ha presentato un’interrogazione parlamentare ai Ministeri della Salute, della Giustizia e degli Esteri, per sapere se il Governo intende assicurare anche ai nostri connazionali detenuti all’estero il vaccino contro il virus A/H5N1.
“I nostri connazionali detenuti – ha dichiarato la Zamparutti - all’estero sono al massimo 3000 persone, la maggior parte dei quali ristretti in carceri europee, e sono quindi poche centinaia quelli ristretti in Paesi in via di Sviluppo dove le condizioni igieniche e sanitarie sono più precarie. Essendomi occupata di Angelo Falcone, ho avuto modo di visitare i cittadini italiani detenuti in India, e penso che anche loro debbano, se lo vorranno, avere in quel Paese l’assistenza che si intende assicurare ai detenuti in Italia. Le istituzioni non devono dimenticarsi di loro, sono cittadini italiani a tutti gli effetti.”


Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata

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