9 ott 2009

Ritrovate le spoglie di un caduto dopo quasi 70 anni


ROTONDELLA - "Eravamo seduti sulla sponda di un fiume, quando, all’improvviso, una granata colpì Salvatore". Era stato questo, all'incirca, il racconto con cui Rocco Paladino aveva descritto la morte di Salvatore Salerno. L'anno era il 1941, la terra era l'Albania.

I compaesani Rocco e Salvatore avevano condiviso praticamente tutto nella 152esima Legione d'Assalto della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Non condivisero quella morte improvvisa e violenta, che colse il solo Salvatore. A Rocco toccò raccontarla ai familiari. Senza dimenticare un particolare, che commosse tutti: l'unico oggetto ritrovato fu la baionetta del caduto, sulla quale aveva inciso il nome di sua figlia "Tina". Il resto del corpo, secondo Paladino, era stato portato via dalla corrente del fiume. Quel racconto, fedele e dettagliato, bastò a "chiudere le indagini" su un eventuale ritrovamento del corpo e costrinse i familiari a rassegnarsi.

E infatti nessuno, fino a poche settimane fa, aveva cercato quelle spoglie. Finché un nipote del "caduto in guerra", suo omonimo, non si trovò a parlare di questo con un amico che cercava, a sua volta, le spoglie di un parente. "Perchè non provi a chiedere al sacrario di Bari?" gli fu detto.

Gli sembrava un tentativo quasi disperato, ma pensò che una telefonata non sarebbe costata nulla. E così, incredibilmente, dall'altra parte del telefono arrivò una risposta affermativa. Grazie all'impegno del maresciallo Giacinto Panebianco si seppe subito che i resti di "nonno Salvatore" si trovavano nel capoluogo barese. I parenti sono corsi a Bari per onorarne le spoglie. Accolti con grande gentilezza dal personale in servizio, hanno potuto assistere a una piccola cerimonia militare per onorare il caduto, con l'esecuzione di "Va' pensiero" e la recita di alcune preghiere. Sulla lapide c’era scritto C.N. ("Camicia Nera"?).

Un milite che aveva sposato la causa fascista? O che da una "camicia nera" era stato ucciso? Non è dato di saperlo. Quel che è certo, e che sicuramente gli fa onore, è la ragione per cui si trovò alle armi: sulla scorta di una particolare legge di quegli anni, andò al fronte per permettere il rientro di suo fratello Giambattista, con un gesto di straordinaria solidarietà familiare.

Salvatore, che quando partì per la guerra aveva 28 anni, lasciò a casa due bambini: Tina (due anni) e Nicola (pochi mesi). Non lo hanno mai conosciuto. Oggi, in un modo diverso ma non privo di emozione, hanno potuto riabbracciarlo. Adesso c'è l'intenzione di riportare le sue spoglie a Rotondella. I familiari milizia volontaria sicurezza nazionalhanno già avviato il lungo iter burocratico.

1 commento:

Anonimo ha detto...

onore al questo valoroso