Le accuse di Palazzo: "metodi da prima repubblica"
ROTONDELLA – Le ricostruzioni ipotizzate dal Quotidiano trovano conferma: Gianluca Palazzo aveva lasciato l’incarico di vice sindaco per uno scontro con l’assessore Antonio Dimatteo, allora capogruppo della civica “Insieme per Rotondella”.
Palazzo (che intanto è tornato a fare il vice sindaco) non aveva mai chiarito pubblicamente le ragioni del suo strappo. Il “non detto”, però, emerge oggi da due documenti che permettono di ricostruire meglio la vicenda: il primo è la severa lettera con cui Palazzo comunicava al sindaco le proprie dimissioni in data 21 dicembre 2007; il secondo è la nota di risposta con cui l’intera maggioranza reagiva alle accuse di Palazzo, prendendo con fermezza le difese di Dimatteo, in data 15 gennaio 2008.
Ma andiamo con ordine. Il 21 dicembre al sindaco Vito Agresti giungeva la lettera di dimissioni di Palazzo, che il primo cittadino avrebbe definito, in seguito, “inattesa e sorprendente”.
Nella lettera c’erano pesanti allusioni, tanto più penetranti perché riferite, in particolare, a una determinata persona: l’assessore Dimatteo.
“Sarebbe infantile – scriveva Palazzo – nascondere le incrinature che hanno caratterizzato la vita politica dell’ultimo semestre, le quali mi hanno indotto ad una riflessione sul mio ruolo e le mie aspettative. […] La nostra esperienza, infatti, nasceva dall’esigenza di discontinuità da vecchie logiche che hanno costituito i “valori dell’Italia” della Prima Repubblica: lottizzazione, consociativismo, trasversalismo. Non voglio erigermi a moralizzatore dell’attività politica locale, ma mi sia consentito prendere le distanze da una situazione che mi provoca un forte disagio: è, infatti, evidente a tutti la mia contrapposizione di vedute con il capogruppo della maggioranza, nonché la mia contrarietà ad alcune scelte e ad alcuni indirizzi che negli ultimi tempi sono stati assunti”.
Insomma, la penna di Palazzo era calibrata, ma tra le righe si coglievano parole pesanti e giudizi gravissimi. O almeno come tali li avrebbero recepiti gli altri membri della maggioranza, che in data 15 gennaio rispondevano con un duro documento, redatto da Dimatteo ma sottoscritto da tutti gli altri.
In quella lettera di risposta la maggioranza metteva i puntini sulle “i”. E prima di tutto rimproverava a Palazzo di aver “scritto prima di discutere”.
“Il nostro operato amministrativo – recitava la nota – è stato sempre trasparente, rispettoso delle regole e della legalità. Il ruolo ricoperto è stato sempre di indirizzo, e non impositore di comportamenti consociativi, di lottizzazione e consociativismo, come impropriamente si usa dire. Queste parole sono gravi e offendono la dignità di tutti i suoi colleghi consiglieri, verso i quali e con i quali lei avrebbe dovuto far valere le sue verità di vice comandante, anziché abbandonare la nave al suo destino”. Nel documento, infine, veniva ricordato che “il capogruppo di maggioranza non ha mai deciso in modo monocratico, ma è stato sempre portavoce della volontà dell’intera maggioranza”.
“Solo la fiducia espressa in quel documento - avrebbe dichiarato in seguito Dimatteo - mi avrebbe permesso di andare avanti con l’incarico di capogruppo”, incarico da cui si è comunque dimesso alla fine di settembre per “il venir meno del sostegno unanime del gruppo”.
Dimatteo, infatti, ha lasciato il suo incarico proprio nei giorni in cui si approssimava il ritorno di Palazzo. Insomma, stando alle indiscrezioni, non regna certo la pace nella maggioranza di Vito Agresti. Naturalmente non è colpa del sindaco, quanto di una campagna elettorale sempre più vicina, che probabilmente non mancherà di evidenziare solchi già presenti tra membri della stessa coalizione.
Ma nessuno, in questo momento, ha interesse a “lasciare la nave al suo destino”. Anche perché è una nave con un bottino pesante: i 2,8 milioni di euro della compensazione ambientale, che nessuno ha intenzione di lasciar spendere agli altri.
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