29 apr 2008

Nova Siri abbraccia il suo don Michele

Il popolo dei fedeli si stringe attorno al parroco "discusso"

“Prima e durante il triduo pasquale – dice una sua parrocchiana – ha confessato instancabilmente i fedeli per ore ed ore”. Come se avesse vent’anni. E invece sono ottanta, dal 15 marzo scorso, le primavere di don Michele Cirigliano, parroco di Nova Siri Scalo. Tenacia e dedizione, in effetti, sono doti che neppure i più critici potranno disconoscergli. Doti che lo hanno sempre contraddistinto nei suoi cinquanta anni di sacerdozio, celebrati pubblicamente nel luglio 2007. Nel luglio 2008, invece, saranno cinquanta i suoi anni di presenza a Nova Siri, realtà con cui ha letteralmente “impastato” l’esistenza.
Questa sera la comunità parrocchiale lo festeggia presso lo Sporting Club Il Cigno, in una serata con buffet e animazione. Un’iniziativa che non nasce dalla sua volontà “celebrativa”, ma dal basso, dalla volontà dei fedeli di stringersi attorno a questo “compagno di viaggio”. Nato a San Giorgio Lucano nel 1928, non ha vissuto un’infanzia troppo facile, subito segnata dalla prematura scomparsa del padre. Decisiva la formazione culturale, consolidata nella rigida, ma sempre efficace, tradizione educativa dei salesiani. Poi la grande decisione di offrire la vita alla speranza cristiana. E da qui l’abbraccio, sempre più intenso negli anni, con la comunità di Nova Siri.
Dalla solida formazione deriva l’ampia preparazione filosofica e teologica mostrata nelle prediche, sempre ben affiancata, però, da una straordinaria capacità comunicativa: quella rara abilità nell’esprimere, con parole semplici, concetti mai banali. I suoi sforzi più recenti, inoltre, sono legati al progetto di realizzare una nuova Chiesa (troppo piccola quella attuale per il numero crescente dei fedeli) e un centro giovanile a Nova Siri Scalo. Chi scrive lo ricorda anche particolarmente vicino alle sofferenze degli anziani, ospite puntuale dell’ex casa di riposo “Spes et Bonum” di Rotondella. Guai, però, a dirgli che si tratta di doti e meriti personali. “E’ solo nella fede – dice spesso dall’altare - che si esaltano pienamente l’intelligenza e l’energia umana”.
Del resto, ha passato tutta la vita ad onorare un “Signore” che ha riconosciuto più grande, più forte, più buono e intelligente di sé. Si chiama umiltà: l’esatto contrario di quell’orgoglio personale che qualcuno gli contesta.

Pino Suriano - da Il Quotidiano della Basilicata

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