“Non vogliamo perdere i nostri compagni, le nostre maestre, la nostra scuola”. E’ uno dei tanti cartelloni esibiti ieri pomeriggio dai piccoli alunni della scuola primaria di Rotondella. Ed erano davvero in tanti, davanti al piazzale dell’Enea, a protestare per la chiusura del plesso scolastico. Tutti contro una circolare ministeriale che parla chiaro: tagliare le cattedre e chiudere i plessi con pochi alunni. Ma i numeri, all’apparenza inesorabili, fanno a pugni con un contesto del tutto particolare. Che ha tante ragioni per opporsi. La prima è proprio di carattere aritmetico: a Rotondella due le classi non raggiungono le soglie previste davvero per un soffio. Gli alunni, infatti, non sono venti o trenta come in altre scuole lucane a rischio, ma quasi cinquanta. Qui non si tratta, inoltre, di un semplice borgo di campagna, ma di un centro residenziale interessato da decennali politiche sviluppo. E poi ci sono le particolari caratteristiche geomorfologiche del territorio, che trasformerebbero incolpevoli bambini di sei anni in precoci pendolari.
“Insomma – spiega Vincenzo Francomano, presidente del consiglio di Istituto – ci sono tutti gli elementi per dire che quella di Rotondella due non è una semplice scuola rurale. Si tratta di un provvedimento ragionieristico - spiega - che non tiene in alcun conto le problematiche concrete dei territori”.
La pensa come lui Mario Cucari, membro del Corecom regionale ed ex assessore provinciale ai trasporti: “I criteri applicati sarebbero accettabili per una grande città, ma su un piccolo centro rischiano di produrre effetti devastanti”. E’ paradossale il racconto del sindaco Vito Agresti: “Domani porterò in giunta uno stanziamento di 32 mila euro per la messa in sicurezza di una scuola che potrebbe chiudere”. Sottolinea un paradosso anche don Mario Lutrelli, parroco della comunità locale: “Chiudono la scuola proprio ora che sembrava possibile, per i fondi di compensazione, la realizzazione di una Chiesa a Rotondella due”. A sostegno della causa anche Eustachio Nicoletti, della Flc Cgil di Matera: “Bisognerebbe attuare una politica di dimensionamento, che permetterebbe di guardare alla scuola in un’ottica diversa, con interventi programmatici e non, come in questo caso, semplicemente burocratici. La decurtazione dei posti, peraltro, è addirittura superiore al rapporto che scaturisce dal decremento della popolazione scolastica (377 posti anziché 578)”.
Presenti, infine, l’associazione ambientalista No Scorie e la sezione del Pd di Rotondella, che hanno diffuso volantini di sostegno all’iniziativa. Promettono battaglia i genitori, che giovedì saranno in protesta a Potenza davanti alla sede dell’ufficio scolastico regionale. “Questa iniziativa calata dall’alto - spiegano Antonella Laguardia e Rita Dimatteo - non considera due criteri fondamentali per l’efficacia del servizio scolastico: le condizioni geo-morfologiche dei territori e le politiche di sviluppo di cui sono oggetto”.
Non l’hanno presa bene neppure gli insegnanti. “Questa applicazione non risponde agli intenti della legge finanziaria – spiega un arrabbiatissimo Rocco Tarantino – che avrebbe dovuto favorire l’efficienza del servizio scolastico, ma così si ripercuote esclusivamente sui territori più deboli. Viene il dubbio che il decreto sia stato applicato dall’ufficio regionale sulla base di logiche particolaristiche”.
Insomma, uno spettacolo di unità per il territorio, che ieri si è riscoperto compatto come poche volte. Parevano un lontano ricordo, ieri, le recenti discussioni tra gli abitanti del centro storico e delle aree rurali per la “spartizione” dei fondi di compensazione. Meglio così.
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