Comunità in protesta: "non si può bloccare lo sviluppo del centro"
Il plesso di Rotondella due deve chiudere. E’ l’ordine perentorio dell’Ufficio Scolastico Provinciale, che ha comunicato al dirigente Maria Vizziello l’accorpamento delle sue cinque classi (tutte sottodimensionate) con quelle di Rotondella centro. Il tutto a partire dall’inizio dell’anno scolastico 2008/2009.
La determinazione del dirigente Mario Trafiletti fa riferimento a una Circolare Ministeriale del 1.2.2008, con note sul contenimento dei costi per l’istruzione. Insomma, a Rotondella due bisogna chiudere perché costa troppo mantenere una scuola con pochi alunni. Una logica che non fa una grinza e non ammette repliche. Eppure, non appena la notizia si è diffusa, è partita la mobilitazione di tutta la comunità locale. Il motivo è uno e semplice: chiudere la scuola a Rotondella due significa bloccarne ogni possibilità di sviluppo. Se, infatti, un tale provvedimento potrebbe risultare accettabile in un contesto rurale in fase di spopolamento, lo stesso non può dirsi per un centro continuamente interessato da politiche di sviluppo.
E’ quanto ha sostenuto, con parere unanime, il Consiglio d’Istituto della scuola, riunitosi in fretta e furia poche ore dopo la comunicazione. Nel corso della riunione, a cui ha presenziato anche il sindaco Vito Agresti, sono emerse numerose altre obiezioni.
Si tratta di un autentico stravolgimento, che arriva sulla comunità locale come un fulmine a ciel sereno. Anche perché, in conseguenza della chiusura, verrebbe a determinarsi un “taglio” di ben 6 posti di docenti, 5 comuni e 1 per la lingua inglese. Numerose, come si accennava, le obiezioni del consiglio d’istituto, raccolte in una nota a firma del presidente Vincenzo Francomano: “La decisione – recita la nota – è stata assunta senza la benché minima forma di confronto con gli organi scolastici e con l’ente comunale di riferimento. Il quale, se la soppressione dovesse risultare effettiva, dovrebbe garantire un servizio di trasporto assolutamente insostenibile per un territorio vasto come quello di Rotondella. Proprio la particolare condizione geografica di Rotondella, se valutata con attenzione, dovrebbe indurre a escludere ogni possibilità di accorpamento. Ma vi è di più: la soppressione del plesso scolastico in questione risulterebbe in netto contrasto con le politiche di sviluppo del territorio, che anche questo Consiglio d’Istituto si è impegnato a sostenere. Tutto questo lavoro - prosegue la nota - è oggi compromesso da una decisione che merita di essere rivista. Una decisione che, evidentemente, risponde soltanto a criteri di natura economica, trascurando la funzione e la valenza sociale che la scuola ha nei piccoli paesi”. La richiesta è chiara: annullare il provvedimento.
Rotondella due, insomma, è sul piede di guerra. E promette battaglie ad oltranza pur di trovare una soluzione che, al momento, non appare troppo semplice. Perché la posta in gioco, questa volta, è davvero molto alta. Chiudere la scuola, infatti, significa dire “ripensaci” a chiunque avesse ipotizzato di trasferirsi sul territorio. E significa dire al comune, che su Rotondella due ha investito milioni di euro, di fermarsi subito. E’ un provvedimento di legge, come tanti altri, ma potrebbe mettere la parola fine a decenni di tentate (e in verità non del tutto riuscite) politiche di sviluppo. Staremo a vedere.
1 commento:
Si è avviata una giusta mobilitazione. La legge è legge, ma Rotondella due è evidentemente una questione a parte... non tanto per la questione dei trasporti, quanto per quella dello sviluppo del territorio.. che sarebbe bloccato in modo perentorio... Quali famiglia potrà mai pensare di trasferirsi in un centro senza poter garantire ai propri figli il servizio dell'istruzione???
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