17 ott 2007

Amianto: c'è anche a Rotondella

La denuncia di un cittadino ripropone il problema all'attenzione pubblica

ROTONDELLA – La “questione amianto” esiste anche a Rotondella. La presenza di edifici contaminati, del resto, non è mai stata un mistero. Il problema è noto da anni, ma sono finora mancate le adeguate misure per demolire i manufatti interessati. E neppure è stato avviato mai un censimento degli edifici privati interessati da amianto, previsto dalla legge 257 del marzo 1992, che rinviava alle Regioni l’adozione di “piani di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti di amianto”. “Solo di recente – ha fatto sapere nei mesi scorsi il vicesindaco Gianluca Palazzo - è in fase di ultimazione un censimento delle abitazioni insalubri del centro storico, ivi comprese quelle che presentano contaminazione da amianto e suoi derivati”.
A riproporre il problema è oggi Andrea Mazziotta, assicuratore di Rotondella residente a Roma. Le ragioni della sua denuncia, è bene precisarlo, sono di carattere personale. Perché ad essere interessata è proprio l’abitazione del suo vicino: si tratta di un vecchio palazzo privato, un tempo adibito a caserma dei carabinieri, notoriamente caratterizzato da manufatti in amianto.
Non solo. Secondo Mazziotta tale edificio sarebbe interessato anche da un grave stato di fatiscenza (intonaco in rovina, pezzi di cornicione cadenti, etc.) che gli avrebbe causato, nel corso degli anni, anche due infortuni non gravi.
Molto più grave, però, è il tumore al colon che lo ha colpito in seguito e per il quale si è reso necessario un difficile intervento chirurgico. “Non si può provare che sia dipeso dalla vicinanza all’amianto – spiega – ma non si può neppure affermare il contrario. Più di una volta, infatti, la comunità scientifica ne ha sottolineato le potenzialità cancerogene”.
La denuncia di Mazziotta, peraltro, non è cosa nuova. Pochi anni dopo l’acquisto dell’abitazione (nel 1993), il cittadino si rivolse al comune per tutelare i suoi diritti. E già nel 1997 l’allora sindaco Mario Cucari dichiarava di aver “diffidato il proprietario dell’immobile”. Un anno dopo, il 16 marzo 1998, erano gli ispettori dell’Asl a certificare lo “stato di scarsa manutenzione” dell’edificio. Insomma, il caso è stato da subito a conoscenza delle istituzioni preposte.
Di anni, perciò, ne sono passati troppi. Eppure il manufatto è ancora in piedi, come altri sparsi qua e là in varie zone del paese. A ricordare, forse, un intervento che poteva attuarsi con maggior solerzia negli anni scorsi, quando la questione era “calda” anche sul piano mediatico. Ora l’attenzione sull’amianto sembra un po’ calata, eppure quei “monumenti” sono ancora visibili e dannosi. Per quanto tempo ancora?

Pino Suriano - da Il Quotidiano della Basilicata

Nessun commento: