Ma l’aspetto economico, secondo il giornalista di La7, non è il solo punto oscuro delle politiche culturali del territorio. All’origine dei mali, secondo Rina, ci sarebbe un problema di mentalità.
“Non si può credere di fare cinema per il turismo. Così facendo non si offrirà mai del buon cinema. E’ ridicolo pensare di mettere in piedi rassegne o produzioni cinematografiche per valorizzare il territorio: questo al massimo lo fanno le telenovelas”.
Per la promozione, dunque, c’è bisogno di ben altro…
Certo, per quello io mi aspetto strutture valide, luoghi puliti, prezzi concorrenziali. Pensi, a Matera, è difficile trovare un bar con i tavolini all’esterno per prendere un gelato (troppo costosi i permessi) e poi si vuole parlare di promozione tramite il cinema?
Eppure quando nei Sassi c’è stato Mel Gibson, di Matera si è parlato eccome…
E’ naturale. Ma anche allora l’occasione non si è sfruttata al meglio. Se viene Gibson e dopo due giorni i ristoranti si riducono a fare gli “spaghetti alla Mel Gibson”, io mi vergogno anche a portarci gente. E’ una cosa talmente kitch da far paura, puro provincialismo che non ci porta da nessuna parte!
Ma cosa potrebbero fare le istituzioni (in particolare l’ente regione) per cambiare rotta?
Il messaggio è uno solo: in un regime di ristrettezze economiche, la regione Basilicata ha l’obbligo morale di fare delle scelte di qualità. Stabilisca i criteri, individui i modi, ma faccia delle scelte di qualità per l’erogazione dei contributi. Non è possibile continuare a sostenere tutte le iniziative, soprattutto se concentrate nel tempo e relative allo stesso settore. Dare a tutti crea solo illusioni, soprattutto per tanti giovani promotori che si impegnano tanto ma poi al terzo anno devono chiudere i battenti per mancanza di fondi.
Eppure è questa la via più popolare, “politicamente” più saggia…
Lo capisco bene. Ma se le scelte coraggiose non le fa un’amministrazione regionale con il 70% dei consensi, chi potrà mai farle?
Lei è intervenuto di recente nel dibattito su una Film Commission in Basilicata, ritenendola inopportuna…
Certamente. Ritengo che in Basilicata non ci sia uno specifico cinematografico da valorizzare in termini di produzioni e professionisti. Quello che possiamo offrire al cinema proviene dal paesaggio naturale, e per promuoverlo non serve un ente specifico, che sarebbe sproporzionato. E poi, anche nelle altre regioni, le esperienze di Fim Commission sono risultate fallimentari, ad eccezione di Lazio, Piemonte e Toscana, che naturalmente hanno ben altro numero di produzioni.
Lei, però, aveva proposto una Commission in comune tra Puglia e Basilicata.
Sì! Ma si sarebbe creata una condizione diversa in termini di risorse. Noi abbiamo i Sassi, loro hanno i grandi porti e le masserie: sono due territori complementari. I politici pugliesi avevano aderito acriticamente, è stata la Regione Basilicata ad opporsi per ragioni irrilevanti: questa miopia istituzionale ormai è incomprensibile!
Quindi cosa propone….
Non sarebbe da disdegnare uno sguardo al campo della formazione. Io, per esempio, vedrei di buon occhio una scuola di sceneggiatura, che permetterebbe di creare autori non costretti ad emigrare. Ma ciò di cui veramente abbiamo bisogno è un Ufficio Cinema, come quello creato a Roma da Rutelli prima della Film Commission. Questo istituto garantirebbe permessi celeri e poco costosi, ed un eventuale tramite per la manodopera locale.
E quale città potrebbe ospitarlo?
Io direi senz’altro Matera. Non è un modo per escludere Potenza, ma penso che i due capoluoghi di provincia debbano specializzarsi in rapporto alla loro evidente vocazione culturale: Matera per il cinema e Potenza per il teatro.
Pino Suriano - da Il Quotidiano della Basilicata
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