GROTTOLE – Tanti partoriscono idee interessanti per la cultura, ma pochi sono quelli che si impegnano a metterle in atto. E certamente in tanti avranno pensato a un riutilizzo della figura leggendaria di Abuffina, indissolubilmente legata al castello di Grottole. Ma nessuno, fino ad oggi, aveva pensato di “Dare un volto ad Abufina”. L’idea è venuta l’anno scorso ai membri dell’associazione culturale Magna Grecia Lucana di Torino, che hanno pensato di indire un concorso grafico-pittorico-scultoreo per offrire un immaginario più chiaro a questo personaggio, immerso senza volto in una vaga atmosfera di leggenda.
L’evento, giunto alla seconda edizione, rappresenta uno dei numerosi appuntamenti proposti dal sodalizio piemontese per l’agosto lucano ed è organizzato in collaborazione con il comune di Grottole.
E’ prevista per oggi, alle ore 18 presso il ristorante “La vecchia Appia”, la cerimonia per la seconda edizione del concorso. Si parte con la raccolta delle opere e si prosegue con gli interventi della professoressa Maria Cera (Università di Verona), Angelo Vito (sindaco di Grottole) e Giovanni Quaranta (consigliere comunale di Grottole). A presiedere l’evento sarà Maria Celano, presidente di Magna Grecia Lucana.
Abufina, che lega il suo mito al castello di Grottole, era una fanciulla innamorata di un tal Selepino, che morì cadendo da cavallo presso il Basento, intenta a seguire il richiamo amoroso. La sua leggenda - ripresa brillantemente da Maria Cera – narra che il signore del Castello di Grottole, per onorare la memoria della fanciulla morta per andare incontro al suo amore, fece murare la porta d'ingresso della stanza dove Abufina era solita passare il suo tempo in attesa e vi collocò una lapide di cui era possibile vedere fino agli inizi del secolo scorso dei frammenti con su scritto: "Ad Abufina la Bella, che corse cui fu dolce morire d'amore questa torre che fu tua dimora parli sempre alle genti di te. Ogni amante ti porga un saluto e ti stringa al cuore l'amata". Ancora oggi il Basento, pentitosi per aver distratto il cavallo bianco che la traspostava, sembra mormorare ogni tanto il nome di Abufina.
Pino Suriano
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