Sono tempi in cui la parola Chiesa è spesso associata
a parole come “scandalo” e “pregiudizio”. Ma sono anche tempi in cui è
possibile vivere momenti come quelli vissuti a Nova Siri nella settimana tra il
12 e il 18 marzo. Nel centro ionico, in quei giorni, si è potuto assistere a
uno spettacolo di tutt’altro tenore: uno spettacolo di accoglienza e
gratitudine del popolo verso la Chiesa. E davvero è stato sorprendente il modo
in cui la comunità di Nova Siri ha accolto i giovani seminaristi del Seminario
Maggiore di Potenza, in occasione della settimana di animazione vocazionale
“Rispondere all’amore…. si può”.
Sono stati sette giorni di “abbraccio” tra gli
aspiranti sacerdoti e la gente: visite agli ammalati, incontri con le scuole,
momenti di preghiera e catechesi. Una sorpresa anche per Don Biagio Colaianni,
Rettore del Seminario. “L’accoglienza?
Straordinaria. La gente semplice ha una sorta di sapienza spontanea, che le
permette di riconoscere immediatamente le persone che davvero si donano e porsi
di conseguenza. Siamo stati aiutati dalla comunità a tutti i livelli: dal cibo
all’alloggio, fino alla condivisione delle iniziative di preghiera e catechesi
programmate. Tutto questo è anche segno della stima che hanno raccolto tra la
gente don Mario e don Serafino (i sacerdoti di Nova Siri, ndr.): la stima nei
loro confronti si è trasformata in stima nei nostri confronti. Si vede che
stanno seminando”. Perché la scelta di Nova Siri? “E’ importante – ha spiegato
ancora don Biagio - che i seminaristi incontrino i fedeli, ma è ancor più importante
che si muovano come comunità, non solo
come singoli. L’aspetto più bello dell’esperienza, infatti, è proprio la
condivisione della vita dei sacerdoti: i seminaristi non scoprono solo come si
vive da sacerdoti, ma anche come si con-vive da sacerdoti. E’ la ragione per
cui privilegiamo le parrocchie in cui siano almeno in due, come a Nova Siri.”
Chi scrive ha colto chiari segni dell’intensità
dell’esperienza dalle testimonianze dei seminaristi. Tanti sono stati i
“momenti forti” di questi sette giorni. Come quello che ha raccontato
Michelangelo Crocco, 32 anni, originario di Senise, letteralmente folgorato da
una scena: “L’immagine di un’anziana malata che attendeva la Comunione
accerchiata dalle vicine di casa, che recitavano con lei il Santo Rosario. Sono
scene che rivelano una dignità umana eccezionale. Si sente parlare sempre di
abbandono degli anziani, ma nessuno sa più guardare queste bellissime immagini
di vita”.
Nino Martino, 24 anni di Montescaglioso, è stato
sorpreso dalla profondità delle domande negli incontri con le scuole. “Pensavo
di ascoltare al Liceo le domande più profonde, e invece le ho sentite alle
scuole elementari, da bambini di neppure dieci anni”. Jill, 27enne seminarista
di colore, arriva dal Togo ed è in Italia da appena un anno. “Il mio è un paese
di recente evangelizzazione, per questo il fervore della fede e il rispetto per
gli uomini di Chiesa sono più intensi che in Italia. Ebbene, in questi giorni,
con l’abbraccio della gente, mi è capitato di respirare la stessa aria, mi sono
sentito come a casa”.
Ma la gratitudine più viva, quasi commossa, si è
percepita nelle parole e nello sguardo di Don Mario Lacolla, parroco di Nova
Siri. “Lo rifarei altre cento volte. Conosco la bontà di questa gente, ma
davvero non mi aspettavo tanto”. Il Vescovo della Diocesi di Tursi-Lagonegro,
Francesco Nolè, ha voluto chiudere la settimana con una celebrazione
eucaristica nel Santuario Madonna della Sulla, un luogo posto al centro tra le
due realtà cittadine del centro storico e di Nova Siri Scalo”. Una scelta simbolica,
ricca di significato, anche in relazione alle difficili vicende che la comunità
parrocchiale ha vissuto negli anni scorsi. Rispetto a tutto questo questi sette
giorni sono giunti come un dono di unità. Dono di unità, ma anche di bellezza e
novità. Proprio come la primavera in arrivo.
Pino Suriano
Nessun commento:
Posta un commento