31 dic 2011

Alla Mangiatoia la chiocciola di Slow Food

ROTONDELLA - “Ottimo interprete della cucina di tradizione e di territorio”. In questo il ristorante La Mangiatoia fa la differenza. Recita così la motivazione per la quale è stata conferita al ristorante di Rotondella la cosiddetta “Chiocciola”, riconoscimento ufficiale che l’associazione Slow Food attribuisce annualmente ai ristoranti d’Italia ritenuti di maggior pregio.  Solo cinque, quest’anno, i ristoranti lucani premiati.
Come funziona? Piccoli gruppi di reporter, gastronomi e giornalisti si mettono in giro per i ristoranti d’Italia, assolutamente in incognito. Non si fanno riconoscere, gustano il cibo, pagano il conto e scappano via da perfetti sconosciuti. Il loro “anonimato” serve a non influenzare il ristoratore e a giudicare are la sua cucina in condizioni abituali, non eccezionali. E di certo questi esperti dovranno saranno stati sedotti dai sapori della Mangiatoia, se, per il secondo anno consecutivo, hanno deciso di premiarla. A ritirare la “Chiocciola”, in una cerimonia tenutasi lo scorso ottobre presso la Fiera di Milano Rho, è andato Vincenzo Lippo, figlio della signora Cosima, titolare del locale e, soprattutto, “regina della cucina”.
Lavora con lei il figlio maggiore, Giuseppe, che ha parlato col Quotidiano del nuovo traguardo. “La nostra forza è ben descritta nella motivazione del premio: cerchiamo l’originalità dei prodotti, ma sempre nel solco della tradizione. La territorialità è da sempre il nostro punto di forza. Veniamo, del resto, da una tradizione culinaria che tanti ci invidiano. Il segreto è saper fare bene ciò che qui si fa da decenni, con creatività”.
Un altro elemento è da considerare. Slow Food è una realtà costituita da esperti di diversi settori, che hanno come prima stella polare proprio la qualità del cibo. Ma non è una semplice iniziativa editoriale. “Non si paga per essere inseriti nella sua guida” racconta Giuseppe, che ricorda come il ristorante “La Mangiatoia” sia anche segnalato e recensito su varie guide eno-gastonomiche tra cui “Osterie d’Italia” di Slow Food editore, “Il Mangiarozzo” di Newton&Compton, “La gola in tasca” di Alice, “Trattorie d’Italia” del Touring Club. “Ma la Chiocciola è la chicciola” conclude lui. Una grande soddisfazione, soprattutto perché è una conferma.
Pino Suriano - pubblicato sul QUotidiano della Basilicata

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