14 set 2011

Indipendenti e scontenti. La lunga attesa dei consiglieri Corrado e Giannantonio

ROTONDELLA – In sala d’attesa da più di due anni. Stefano Corrado e Roberto Giannantonio, consiglieri comunali di maggioranza, hanno fatto una scelta che a Rotondella, a quanto pare, ha un prezzo: non hanno preso una tessera di partito. Da indipendenti si sono candidati e sono stati eletti nella lista di maggioranza. La loro rivendicazione di indipendenza, però, non è servita a garantire un posto da assessore. Anzi, forse è diventata un ostacolo, almeno fino ad oggi. Le deleghe, infatti, se le sono prese i partiti (Api, Sel e Pd), che le avevano già adeguatamente divise in sede preelettorale. All’asciutto tutti gli indipendenti, ampiamente decisivi per la vittoria elettorale del sindaco Francomano, che nel 2009 la spuntò su Vito Agresti per appena 40 voti (il solo Giannantonio ne ha donati alla causa comune quasi 80). I due hanno accettato i patti, seppur non proprio di buon grado. La loro insofferenza, però, da silenziosa è diventata sonora. Senza parole grosse e con riserbo (per ora non hanno voluto rilasciare dichiarazioni), ma con gesti piuttosto chiari.
Corrado aveva dato qualche segnale di malumore già nei mesi scorsi: quando si trattò di approvare lo strumento urbanistico, la maggioranza non accolse una sua personale proposta tecnica. Lui, architetto, non la prese bene e votò comunque a favore, non risparmiando qualche duro spunto critico sull’idea di sviluppo urbanistico messa in campo. Lo appoggiarono due consiglieri di minoranza dell’Udc (Rudy Marranchelli e Tina Bianco), non i suoi compagni di maggioranza. Anche all’ultimo consiglio si è verificata una vicenda particolare. Alla conta dei voti per la Commissione di Diritto allo Studio, è spuntato un voto in più per il candidato di minoranza dell’Udc, Rudy Marranchelli. Era un voto segreto, ma visto il precedente più di qualcuno ha pensato a lui.
Di altro tipo i segnali inviati da Roberto Giannantonio. Alla festa del Pd, con la maggioranza quasi al completo ad accogliere il presidente Vito De Filippo, non s’è fatto vivo. Poco male per un indipendente. Più notata e forse meno casuale, però, la sua assenza all’unica festa di spettacolo organizzata dall’amministrazione comunale a Rotondella due. Come mai, se proprio lui è il consigliere delegato al piccolo centro urbano?
 Anche i suoi paiono essere segnali di malumore, espressi con discrezione da chi è stato decisivo per la vittoria elettorale, ma non si sente altrettanto protagonista della vita amministrativa. La questione, già latente, sembra essere scoppiata da quando sono tornate sul piatto le deleghe lasciate al sindaco dall’assessore dimissionario Domenico Lacopo (Sport e Politiche Sociali) e dopo che l’Arci ha attaccato l’amministrazione comunale aprendo il primo “fronte interno” alla maggioranza.
Il sindaco ha avocate a sé le deleghe di Lacopo e non ha ancora fatto sapere pubblicamente come vorrà distribuirle. Possibile un turnover, al quale Francomano ha alluso in una nota stampa dei giorni scorsi. Pare,  del resto, che dei patti di rotazione esistessero già.  Perché, allora, questo fermento? Qualcosa è cambiato rispetto alle indicazioni iniziali? Di certo, oltre che del previsto turnover, ci sarà da discutere anche della qualità delle deleghe da ripartire. Quelle di Lacopo, come detto, non sono certamente le più ambite, ma ci sono. Così come ci sono Corrado e Giannantonio, pronti a rivendicare la loro fetta di protagonismo democratico: alla “democrazia dei partiti” preferirebbero quella, a loro giudizio più equa, della turnazione tra i tanti che hanno contribuito a garantire il consenso al sindaco. Cosa faranno, a questo punto, i due consiglieri? Si piegheranno anche loro a prendere una tessera di partito? Creeranno un gruppo autonomo? O torneranno ad accomodarsi zitti zitti in sala d’attesa?

Pino Suriano - pubblicato sul Quotidiano della Basilicata del 14 settembre 2011

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