15 gen 2010

Coldiretti: Festa del Ringraziamento a Rotondella

ROTONDELLA – E’ passata anche da Rotondella la carovana della Coldiretti, in movimento per l’edizione 2010 della Festa del Ringraziamento. Un appuntamento ormai tradizionale per il sindacato agricolo, che lega la sua azione, sin dalle origini, all’ispirazione cattolica che lo muove.

I lavoratori lo hanno ricordato anche domenica, con la consueta benedizione dei mezzi agricoli, svoltasi nel primo pomeriggio in corso Garibaldi. Un cerimoniale che va ben oltre la pura superstizione, manifestando una chiara coscienza della dimensione umana e dei suoi limiti.

In nessun’altra attività del lavoro umano, forse, si fa i conti in maniera tanto stringente con l’impossibilità dell’uomo di calcolare l’esito delle proprie azioni. Basta un’ondata di maltempo per mandare all’aria il lavoro duro di mesi. Con questa realtà, non facilmente accettabile, l’agricoltore fa i conti tutti i giorni. Non c’è da stupirsi, perciò, se una più forte coscienza religiosa abbia qui un radicamento storico.

Lo ha detto anche monsignor Francesco Nolè, vescovo della diocesi Tursi-Lagonegro, chiamato a celebrare la Santa Messa nella Chiesa di Sant’Antonio. Il vescovo ha ricordato l’importanza di un recupero della cultura agricola, che ha il compito di conservarsi per “suggerire alla mentalità occidentale, oggi in profonda crisi di valori, la sobrietà del suo stile di vita”.

Tali questioni non hanno distolto l’attenzione da quelli che sono invece i problemi strutturali dell’agricoltura, compresi quelli fronteggiabili dall’azione umana. L’appuntamento, perciò, è diventato anche occasione per un’analisi sulle condizioni del settore e della crisi in corso, di cui il metapontino ha subito le conseguenze in maniera particolarmente grave. Non casuale, in tal senso, la scelta di portare l’evento proprio a Rotondella, comune che ospita nel suo territorio la piana della Trisaia, uno dei principali “cuori” produttivi della Lucania agricola.

Si è espresso sull’argomento Pier Giorgio Quarto, vicepresidente della Coldiretti Basilicata: “Il prodotto agricolo non è stato valorizzato opportunamente da una filiera che ancora oggi produce costi a danno del consumatore e del vero Made in Italy agroalimentare”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Giuseppe Brillante, direttore della Coldiretti Basilicata: “Veniamo da una campagna agraria che non ha garantito redditi sufficienti. Anzi, in molti casi i nostri agricoltori non sono riusciti neppure a coprire le spese. Il maltempo ha fatto la sua parte, ma ancor di più hanno fatto le condizioni di mercato, in cui domina una grave speculazione, una autentica frode nei confronti del Made in Italy. Si pensi che nel mondo girano prodotti Made in Italy per un valore pari a 60 miliardi, ma solo un terzo di questi è realmente prodotto in Italia: il nostro marchio è sfruttato in modo selvaggio e indisciplinato. La prima grande battaglia, perciò, deve essere quella in favore della trasparenza e dell’etichettatura, attraverso serrati controlli.”

Il saluto dei due rappresentanti, che ha fatto seguito alla benedizioni dei mezzi e alla Santa Messa del Vescovo, ha chiuso le celebrazioni e dato avvio alla degustazione finale. Prodotti agricoli e da forno, bagnati da ottimo vino, hanno allietato la serata con la collaborazione del gruppo musicale locale I Complessati. Il tutto esposto in stand predisposti con cura e gusto fin nel minimo dettaglio.

E’ quella “cura delle cose” di cui la cultura contadina continua a portare il testimone in modo quasi eroico. Una cultura e un modo di fare che molti ritengono superato, quasi fosse “roba” per la generazione precedente. E invece, con bella e gradita sorpresa, dietro i banconi degli stand si è visto più di qualche giovane entusiasta, che ha scelto di portare avanti con rinnovata passione il mestiere paterno. Non è scontato. Ed è bello per questo.

Pino Suriano - articolo pubblicato sul Quotidiano della Basilicata

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