NOVA SIRI – “Quando
sono arrivato a Nova Siri – ha raccontato il parroco don Mario La Colla - la
prima esigenza è stata quella di realizzare la chiesa, ancor prima dell'oratorio”.
Eppure l'oratorio,
finanziato quasi interamente con fondi pubblici, è un’opera che si vede e si
tocca. La chiesa, che sarebbe finanziata con fondi della Conferenza Episcopale
Italiana e della Diocesi di Tursi-Lagonegro, ancora non c'è. E non è scontato
che si possa vederla realizzata a breve.
Il problema è
rappresentato da una parte dell’area su cui dovrebbe sorgere il nuovo
edificio (accanto all’attuale chiesa),
in parte di proprietà del Demanio, in parte di proprietà del Comune. Il Comune dovrebbe
donarlo o venderlo alla Diocesi, ma sul quando, sul quanto e soprattutto sul
come, sorgono i problemi.

Su questo,
però, non c’è un’opinione unanime tra la popolazione. Non manca chi, come
l’ingegnere Carlo Oriolo, preferirebbe un’ipotesi di delocalizzazione, ovvero
la realizzazione di una seconda chiesa che permetterebbe di salvare quella
attuale (che con il nuovo progetto verrebbe sì lasciata in piedi ma
“sconsacrata”).
La linea
della Diocesi sarebbe però quella del progetto presentato, poiché, secondo il
Vescovo, sarebbe difficile acquisire altre aree con minore esborso. E anche
perché, per ottenere i fondi dalla Cei (il tutto costerebbe intorno ai 2
milioni di euro, con il 25% a carico della Diocesi) bisogna essere pronti con
il progetto per il prossimo 12 aprile.
E dunque,
cosa c’è da fare? Il Vescovo l’ha spiegato in modo chiaro. Il bene del terreno,
che è per buona parte di proprietà del Demanio dello Stato, passerà al Comune e
dal Comune alla parrocchia. Si farà una stima del valore e poi, anziché
acquisire il corrispettivo economico, ci sarà l’accordo per una permuta: ovvero
la Diocesi, anziché pagare il terreno, si impegnerà a realizzare a sue spese la
piazza antistante l’edificio di culto.
C’è però un
problema. Basterà una soluzione di questo tipo a scavalcare le prescrizioni di
legge, che impongono agli enti pubblici che dismettono il patrimonio immobiliare
(art. 56 Bis del cosiddetto “Decreto del Fare”) di destinare gli introiti
derivanti da vendite del patrimonio pubblico per il 75% alla riduzione del debito
dell’ Ente e per il 25% alla riduzione del debito dello Stato? Nessuno ne è
certo.
Sarà molto
difficile, secondo Pino Santarcangelo, ex sindaco di Nova Siri, intervenuto
all’incontro. Maggiore ottimismo ha mostrato Laura Montemurro dell’Ufficio
Tecnico della Diocesi, sulla base di alcune interlocuzioni già avviate presso
il Demanio.
Si potrà
fare davvero? A norma di legge? E la Chiesa, come potrà gestire, a quel punto,
l’affidamento dei lavori della piazza? Con logiche pubbliche o privatistiche?
Le domande sono tante.
E’
un’ipotesi che l’amministrazione comunale non
intende accettare. “Noi non lasciamo la casa senza aver finito il
pavimento e senza avere la certezza di avere i soldi per farlo” ha spiegato
l’Assessore Comunale ai Lavori Pubblici, Ambiente e Territorio, Nicola Melidoro.
Sulla stessa linea il sindaco Eugenio Stigliano: “Una bella chiesa deve avere
accanto una piazza altrettanto bella”.
E allora? E
allora non resta che verificare la fattibilità dell’ipotesi della “permuta”. Se
sarà possibile si farà, altrimenti “pace”: si attenderanno altri tre anni nella
speranza che si possa arrivare alla presentazione del progetto in un clima più
favorevole. Del resto, come ha detto il parroco don Mario La Colla: “La chiesa
non deve realizzarsi per forza, ha senso solo se nasce in un clima di unità e
fraternità”. E all’incontro di giovedì, per la verità, il clima non sembrava propriamente
quello.
Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata
Nessun commento:
Posta un commento