di Pino Suriano
Cinquant'anni e sentirli tutti, ma proprio tutti, con gli
acciacchi e i dolori di una vecchiaia che
avanza ogni giorno di più. Oggi si festeggia mezzo secolo dalla nascita del
centro Enea di Rotondella. Qualche mese fa i ricercatori di un altro centro
Enea, quello di Frascati, raccontarono al Corriere della Sera di non aver mai
visto un ministro nel loro centro, seppure a due passi da Roma. Era un modo per
esprimere la distanza e il disinteresse della politica verso il mondo della
ricerca. In Trisaia, al contrario, il ministro si farà vedere in carne e ossa.
E’ atteso per questa mattina Flavio Zanonato, titolare dello Sviluppo
Economico. La sua presenza è un bel segnale. Sarà utile, però, che il contesto
celebrativo non tolga spazio a un’analisi concreta dei problemi che il Centro di
Trisaia, al pari e forse ancor più degli altri centri sparsi in Italia, sta
vivendo con drammaticità sempre maggiore.
Il primo tema sarebbe lunghissimo, per certi versi
inestricabile: è quello dei misteri, dei traffici sospetti, delle inchieste
giudiziarie, della scommessa americana su un metodo di recupero dell’uranio
considerato desueto dopo pochi anni e del fardello di pericolose scorie che
quel “piccolo” errore di valutazione ha lasciato. Lo risparmieremo al Ministro,
ascrivendolo, per convenzione, alla voce “letteratura”. Tra il giallo e il
thriller, con qualche venatura di commedia.
Molto meno suggestivo, ma forse più drammatico, è lo
spettacolo di “macelleria sociale” che potrebbe trovarsi davanti oggi. E’ bene
che sappia, il signor Ministro, che la sala che oggi lo ospiterà è pulita da
operatori che lavorano per cifre vicine alle 400 euro mensili (!) con spese di trasporto
a proprio carico. E’ bene che sappia degli infiniti tavoli tra amministrazione
del centro, sindacati, Prefettura e lavoratori per i continui tagli sugli
appalti dei servizi esternalizzati. E’ bene che sappia dell’operatore di
sicurezza che ha raccontato al Quotidiano di non aver potuto mandare la figlia
all’Università per i tagli al suo stipendio.
Dovrebbe già conoscere, al contrario, qualche cifra
macroscopica che lo riguarda. Nella metà degli anni '80 tra tutti i centri Enea
arrivavano 976 milioni di euro di trasferimenti statali, oggi sono 152. Il dato
è imponente e inequivocabile: lo Stato non ci crede più. Non bastano neppure
per pagare gli stipendi. Sono pochissimi, e neppure spesi al meglio a quanto
pare. Un’inchiesta del Corriere, infatti, ha raccontato come il 10 per cento di
questi lavoratori sia ancora addetto ai settori originari. Traduzione: paghiamo
gente che, in centri di ricerca (ricerca eh?) continua a svolgere funzioni
simili a quelle che svolgeva, nel migliore dei casi, ai tempi di Reagan e del
Muro di Berlino. Quando c’era ancora il nucleare, per intenderci.
Erano tempi di vacche grasse. Chi avesse fatto un giro nel
Centro, allora e fino a qualche anno fa, avrebbe trovato in piena attività
palestre con attrezzi, campi da calcio e tennis, trasporti garantiti a tutti e numerosi benefit che in altri settori del
pubblico sono semplicemente un sogno. E che è meglio non raccontare, per
decoro, ai giovani che pagano oggi gli eccessi di ieri e che un lavoro non
l’hanno neppure mai visto. A proposito di eccessi, lo sa il signor Ministro che
al Centro di Trisaia il numero degli amministrativi è quasi superiore a quello
dei tecnici? Cioè, quelli che dovrebbero fare da supporto sono quasi più di
quelli che operano per l’obiettivo finale (la ricerca, appunto)? Immaginatelo,
un Municipio con quindici impiegati al lavoro per dare servizi a un comune di circa
dieci abitanti.
Come mai? Chiederlo a chi c’era: la politica, l’esigenza di
“infornare” clientele senza programmare, ma anche un altro tema, quello dei
trasferimenti. Naturalmente da Sud a Nord. Qualche anno fa un ex assessore comunale
di Rotondella, Antonio Dimatteo, denunciò la parità numerica tra gli assunti
nel centro lucano e quanti avevano fatto, di lì a poco tempo, richiesta di
trasferimento in altri centri. Tradotto: molti venivano assunti qui (spesso
anche con fondi dell’ex cassa per il Mezzogiorno
o altri fondi di enti locali) e poi, una volta sistemati, chiedevano di
trasferirsi. Il Sud finanziava in parte le assunzioni ma non tratteneva le
intelligenze. I sindacati, in più di un’occasione, denunciarono addirittura il
trasferimento di macchinari acquistati qui e poi mandati in altri centri: una vera spoliazione.
Sono solo piccoli schizzi di un quadro più complesso. Non si
vuole così rovinare la festa, né disconoscere quanto il territorio debba a
questo centro in termini di lavoro e sviluppo (più lavoro che sviluppo, per la
verità). Sputare sul “piatto Enea”, o dirne il male, o raccontarsi la
sciocchezza secondo cui avrebbe penalizzato l'agricoltura e il turismo, non aiuterebbe
molto. Ma passare avanti, festeggiare, raccontare qualche bel progetto di
ricerca e dirsi che in fondo è tutto ok, ecco… questo aiuterebbe ancor meno.
Pino Suriano - scritto per Il Quotidiano della Basilicata
Nessun commento:
Posta un commento