9 ago 2008

Città Aperte: la costituzione in lingua per gli immigrati

Il libro è stato presentato a Rotondella in un incontro dell'Arci La Tarantola

ROTONDELLA – Tutto è cominciato quest’inverno, quando Claudio Persiani e Maria Teresa D’Ambrosio, membri del direttivo Arci “La Tarantola”, hanno appreso dall’anagrafe comunale che a Rotondella erano registrati ben 150 immigrati, tra rifugiati kurdi, profughi albanesi e badanti dell’est europeo. Non certo pochi, per un comune con meno di tremila residenti effettivi, a testimonianza che il fenomeno immigrazione non è solo questione delle città o (equivoco ancor più grave) delle sole città del nord.
E’ partito da lì il loro desiderio di una iniziativa pubblica, che potesse riunire gli immigrati nel segno dell’accoglienza e dell’integrazione. Quale migliore occasione della presentazione di “Città Aperte”, testo della Costituzione Italiana tradotto in versione plurilingue su iniziativa del comitato nazionale dell’Arci e del Ministero della Solidarietà Sociale (la prefazione è dell’ex ministro di Rifondazione Paolo Ferrero)?

L’appuntamento, fissato per mercoledì pomeriggio in sala consiliare, non ha però sortito l’effetto sperato. Pochi gli immigrati presenti in sala. In maggioranza gli albanesi, scarsamente rappresentati kurdi e rumene. Pochi ma partecipi: alcuni di loro, infatti, sono intervenuti nel dibattito richiamando problematiche di grande interesse, come quella delle separazioni con i familiari rimasti in patria e delle difficoltà ad affrontare l’esame di guida in lingua italiana.
Dopo l’introduzione di Claudio Persiani e i saluti del sindaco Vito Agresti, ha preso la parola Gianni Brienza, Presidente Arci Basilicata: “Lo spirito della promozione sociale – ha detto – deve incidere sulle politiche nel campo dell’immigrazione. Non ci si può ridurre a momenti pubblici e interventi estemporanei”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Grazia Cormio, coordinatrice progetti associazione Tolbà di Matera, che ha sottolineato il rischio di concepire in modo errato gli aiuti agli immigrati: “Loro stessi credono che qualsiasi intervento di aiuto sia un atto di carità. Ciò accade perché noi stessi non riusciamo a percepire che questi aiuti sono l’esito di un impegno sottoscritto dallo stato italiano a partire dalla Costituzione, non l’atto volontaristico di qualche soggetto di buona volontà. Naturalmente, sentendosi detentori di diritti, gli immigrati devono imparare a concepire anche i loro doveri. Da qui la grande utilità di questo libro sulla Costituzione”.

Sui recenti provvedimenti governativi in materia di immigrazione si è soffermata Gabriella Telesca, consulente legale Arci Solidarietà Lazio: “Non avremo mai un buon approccio al problema fino a quando continueremo a parlare dell’immigrazione come di un’emergenza. Dobbiamo prendere atto che la presenza di stranieri è ormai un dato stabile che bisogna affrontare in un’ottica programmatica. I recenti provvedimenti governativi – ha continuato – catalizzano male una crisi che ha ben altra origine, complicando solamente il lavoro dei tribunali”.
Ha chiuso la serie degli interventi Mohamed Amadid, mediatore interculturale della regione Basilicata, che ha sottolineato l’esigenza di una politica di ampie vedute, anche in ambito regionale: “Basta con la politica tappabuchi! Bisogna concepire iniziative ampie, valorizzando le realtà associative che realmente operano sul territorio, e non solo quelle che si fanno vedere quando c’è qualche contributo. Tra le cose urgenti – ha aggiunto – c’è l’esigenza di una rete di sportelli informativi, affinché gli immigrati possano raccogliere informazioni senza doversi recare per forza nei capoluoghi di provincia”.

Pino Suriano - www.ilquotidianodellabasilicata.it

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